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Il tavolo sulla vertenza Bekaert è stato aggiornato al 4 maggio, ultimo giorno utile di cassa integrazione per i 120 dipendenti ancora in forza alla fabbrica di Figline Valdarno (Firenze). Alla riunione di oggi 30 aprile, in videoconferenza, a cui ha partecipato per il Mise la viceministra Alessandra Todde, tutti hanno chiesto all'azienda di non procedere ai licenziamenti il 4 maggio, ma di utilizzare le ulteriori settimane di cassa integrazione per Covid per arrivare alla concretizzazione di un piano che leghi il Valdarno a Piombino. L'azienda si è presa tre giorni per valutare la risposta.
Commenta Daniele Calosi (Fiom Cgil Firenze): “Rivendichiamo con orgoglio la correttezza di non aver siglato l'accordo sui licenziamenti del 24 febbraio scorso perché, come riportato dal Governo, l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, come la cassa per Covid, non è mai legato ai licenziamenti. Noi siamo disponibili a firmare intese che prevedano strumenti utili alla reindustralizzazione del sito e al passaggio diretto, senza licenziamenti, dei lavoratori ancora in cassa integrazione. In caso contrario il soggetto che arriverà potrà scegliere se e chi assumere. E questo è inaccettabile. Al netto delle scelte di carattere politico istituzionale, la responsabilità principale in questa vicenda è dell'azienda che ha utilizzato ammortizzatori senza aver mai presentato, in 34 mesi, alcun piano di rilancio.
"Ricordiamo - prosegue il dirigente sindacale - che l'unico piano presentato al governo, alle istituzioni locali e all'azienda che prevedeva il riassorbimento di tutti i lavoratori e la continuità della attività produttiva, è stato quello di Legacoop Toscana, per conto della Cooperativa di lavoratori. Progetto che non è mai stato preso in considerazione dal tavolo nazionale e che ha portato allo scioglimento della Steel coop Valdarno. Se a quasi tre anni dall'inizio della vertenza stiamo ancora cercando una soluzione, lo dobbiamo solo alla determinazione dei lavoratori, di Fiom e Cgil, che hanno avuto da sempre chiaro che l'unico obiettivo da perseguire era la rinascita di quel sito e il lavoro per tutti.A questi lavoratori, che si ritrovano alla vigilia del Primo Maggio senza alcuna prospettiva occupazionale, oltre al rispetto dovremmo dedicare un monumento”.
Per Silvia Spera, della Cgil nazionale, “nel progetto industriale complessivo di Piombino si apre la possibilità di dare un futuro industriale nella filiera dell'acciaio all'azienda Bekaert. Questa opportunità va colta, lo si deve ai lavoratori coinvolti e a tutto il territorio. La multinazionale con un atto di responsabilità favorisca l'operazione di reindustrializzazione, utilizzando tutti gli strumenti, in modo che possa esserci in continuità un progetto industriale che dia futuro".
Per Elena Aiazzi, della Cgil Firenze, “per il bene e il futuro dei lavoratori, dell'occupazione e del territorio è indispensabile che l'azienda e le istituzioni con un atto di responsabilità individuino gli strumenti opportuni a una risoluzione positiva della vertenza.".