Cambiamo marcia: acceleriamo verso un futuro più giusto”. Per lo sciopero del settore automotive del 18 ottobre, indetto da Fiom Fim e Uilm con manifestazione a Roma, dai territori, soprattutto quelli nei quali il settore è vitale per l’occupazione e l’economia, tutto è pronto. Saranno decine di migliaia i metalmeccanici che raggiungeranno la Capitale. 

Abruzzo Molise: centinaia di lavoratori in partenza per la Capitale

Dall’Abruzzo e dal Molise partiranno pullman diretti a Roma con centinaia di lavoratori. Ecco tutti gli appuntamenti:

Basilicata: da Melfi oltre dieci pullman della Fiom per un totale di circa 500 persone

Grande partecipazione della Fiom CGIL Basilicata allo sciopero nazionale unitario dei metalmeccanici del settore automotive a Roma. Dal territorio, grazie anche all’impegno e al sostegno delle Camere del Lavoro Cgil, partiranno oltre dieci pullman della Fiom per un totale di circa 500 persone tra delegati e iscritti del sito industriale di Melfi e non solo, insieme a centinaia di militanti. Lo rende noto la segretaria generale Fiom Cgil Basilicata Giorgia Calamita.

La segretaria generale Fiom Cgil Basilicata Giorgia Calamita.

“La situazione del settore auto in Italia e in Europa è sempre più critica – avverte Calamita – e in assenza di una netta inversione di direzione si rischiano effetti industriali e occupazionali senza precedenti. Per queste ragioni lo sciopero unitario dei lavoratori e delle lavoratrici di Stellantis e della filiera automotive in programma il 18 ottobre rappresenta un appuntamento importantissimo anche per le operaie e gli operai della zona industriale di San Nicola di Melfi, dove la produzione di auto è passata da 99.085 vetture nel 2023 a 56.935 nel 2024, con una riduzione degli addetti da 7.750 a 5.400, con cassa integrazione continua anche nell’indotto”.

“Un andamento sull’occupazione – ha detto il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega – che dimostra in maniera esplicita che il problema della crisi di Stellantis non è determinato dalla transizione, bensì da una chiara strategia di disinvestimento. È inaccettabile, a fronte di una ulteriore richiesta di ammortizzatori sociali, non porre alcuna garanzia sulla tenuta occupazionale. E l’istituzione dell’area di crisi industriale complessa, come da noi preannunciato, non ha risolto il problema che va affrontato alla radice. È stata solo una risposta tampone che mette a disposizione dei finanziamenti per garantire l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, ma per un tempo determinato e senza un supporto reale che metta le imprese nelle condizioni di affrontare le sfide della transizione ecologica”.

La conferenza stampa di Fim Fiom Uilm all’ingresso B dello stabilimento Stellantis di Melfi lo scorso 7 ottobre

“Non c’è nessuna risposta concreta in merito all’occupazione, al futuro e alle condizioni di lavoro – denuncia Mega –. Nell’area industriale di Melfi si continua nella politica degli esuberi e degli incentivi all’esodo mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del sito produttivo più grande in Europa del settore. Gli stipendi dei lavoratori sono sempre più miseri per i fermi produttivi che sono ormai strutturali: il turno di lavoro di notte è saltato, con un impatto sulla tenuta dell’indotto e della logistica. Anche i nuovi investimenti previsti dalla Regione Basilicata e pari a 100 milioni di euro non sono sufficienti a colmare il vuoto occupazionale, garantendo appena 120 posti di lavoro”.

“Da tempo chiediamo unitariamente un confronto con l’amministratore delegato al tavolo regionale e di tutta risposta all’ultimo incontro in Regione Stellantis è risultata assente. Stiamo assistendo a una lenta dismissione degli stabilimenti Stellantis attraverso uscite incentivate delle lavoratrici e dei lavoratori e il continuo utilizzo degli ammortizzatori sociali. Come si costruisce il futuro se a oggi non ci sono state assunzioni di donne e giovani per creare, progettare e produrre in Italia e a Melfi?”.

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Emilia-Romagna: Da Modena circa 200 lavoratori

La Fiom Cgil di Modena porterà a Roma venerdì 18 ottobre circa duecento lavoratrici e lavoratori modenesi. “È sempre più chiara la volontà di disimpegno della più importante azienda automobilistica nel nostro Paese – scrive la Fiom modenese in una nota –. Un processo di smantellamento industriale iniziato durante l'era Marchionne, ma che ha subito un'accelerazione decisiva sotto la guida di Tavares i cui effetti, purtroppo, si riversano anche sul nostro territorio. Infatti, è evidente la crisi industriale nella provincia di Modena, una crisi legata in modo prevalente al settore Automotive e alla lunga filiera di componentistica e servizi presenti nella nostra provincia”.

Basti pensare a Maserati. Il Tridente, marchio storico e patrimonio per la nostra città, ha visto negli anni una lenta ma progressiva perdita di produzione e di numero di addetti. Non più tardi di due anni fa abbiamo subito la chiusura del plant di viale delle Nazioni mentre oggi assistiamo alla dismissione di Innovation Lab, stabilimento di via Emilia Ovest dedicato a ricerca e sviluppo che fino a poco tempo fa contava circa un migliaio di lavoratori. Rimane lo storico stabilimento di via Ciro Menotti dove i lavoratori sono in cassa integrazione da gennaio e sul quale, a oggi, non esiste un vero piano di rilancio che permetta di saturare gli impianti produttivi”.

“A questo scenario – prosegue il sindacato dei metalmeccanici Cgil – si aggiunge una enorme richiesta di ammortizzatori sociali, pervenuta alla Fiom Cgil negli ultimi mesi, da parte di decine di aziende piccole e medie che lavorano direttamente o indirettamente per il settore Automotive. Una situazione che sta mettendo a rischio l’occupazione e il sistema industriale della nostra provincia”.

Fiom Piacenza: “Una mobilitazione che parla di problemi che viviamo sul territorio”

“A Piacenza non abbiamo unità produttive dell’automotive, ma lo sciopero dell’auto parla anche a noi e al nostro territorio perché ci sono temi di politiche industriali, di scelte strategiche e politiche che ci riguardano. Ed è per queste ragioni che la Fiom di Piacenza sarà presente alla manifestazione di Roma con la partecipazione numerosa dei delegati delle fabbriche metalmeccaniche piacentine”, spiega il segretario generale Fiom Cgil Paolo Chiappa.

Ferrara: in sciopero a Roma anche per la vertenza Berco

A Ferrara sono in tanti i metalmeccanici che si preparano a incrociare le braccia e a scendere a Roma per la manifestazione nazionale, non soltanto tra quelli toccati dalla crisi dell’automotive, ma anche tra chi è direttamente coinvolto nella vertenza Berco, l’azienda che ha appena annunciato 480 licenziamenti, e nella vertenza della Rexnord dove i licenziamenti sono 77. Due aziende metalmeccaniche importanti le cui crisi travolgono anche l’indotto.

Liguria: la Fiom Savona sarà presente

“La situazione del settore automotive in Italia e in Europa diventa sempre più critica. In assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere irrimediabilmente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale. Le drammatiche novità provenienti dalla Germania e dal Belgio, a partire dal gruppo VW, rischiano di produrre un terremoto per tutta l’industria dell’automotive nel continente, mentre Usa e Cina difendono l’industria con fortissimi investimenti. Ciò per noi potrebbe provocare effetti dirompenti, giacché il settore rappresenta l'11% del Pil italiano”. Inizia con la fotografia dello scenario disastroso del settore il comunicato che annuncia la partecipazione alla mobilitazione dei metalmeccanici di Savona.

La crisi dell’automotive investe anche il savonese dove insistono aziende come Bitron e Continental.
Già da inizio anno Stellantis, a parte un prodotto che è andato a fine vita, ha incominciato a ridurre gli ordini alla Bitron. Lo stabilimento ha avuto gli adeguati investimenti per modernizzarsi e ampliarsi alcuni anni fa, non ha mai avuto problemi di volumi, ma di redditività dei prodotti. Nel mese settembre la situazione è precipitata con un blocco, anche se momentaneo, di alcuni prodotti fino a fine ottobre. Questo ha richiesto la necessità di aprire un primo periodo di cassa integrazione”.

“Nello stabilimento Continental di Cairo i carichi di lavoro nel breve termine sono stati recuperati con VW e si stanno valutando sinergie con altri marchi, ma preoccupa che non si stiano concretizzando gli investimenti ipotizzati per linee freno di nuova generazione. Tutto ciò si aggiunge a una fase economica e sociale per i metalmeccanici, in Italia e nel savonese, già molto delicata. Da anni il nostro territorio vede ridursi la propria base produttiva, in particolare quella legata alla manifattura, e nell’attuale fase segnata da grandi trasformazioni e da processi di transizione ecologica, digitale, energetica e tecnologica, stanno mancando da parte della politica e delle istituzioni gli orientamenti e le scelte sui temi del lavoro e dell’industria”.

“Sono sempre più urgenti interventi di politica industriale senza i quali si rischia di peggiorare una condizione caratterizzata da una costante elevata inflazione e da una produzione industriale che è tornata a scendere. Purtroppo, non ci stupiscono i dati negativi dell’occupazione nel comparto metalmeccanico in provincia. Nonostante il riconoscimento dell’Area di Crisi Industriale Complessa e le relative risorse per concretizzare prospettive di sviluppo previste dall’Accordo di Programma, si perdono maestranze e professionalità con dirette conseguenze su tutta l’economia del territorio”.

Lombardia: Il 18 ottobre a Roma oltre 600 lavoratori 

Tra chi lavora nel settore della metalmeccanica in Lombardia, saranno in oltre 600 che per la Fiom Cgil Lombardia parteciperanno al corteo sindacale a Roma. “Il settore dell’automotive sta pagando un duro prezzo a causa delle incertezze e delle contraddizioni del governo italiano di fronte alle sfide della transizione ecologica e della mobilità sostenibile”, dichiara Antonio Castagnoli Segretario Generale Fiom Cgil Lombardia. “Ancora oggi – continua – il governo italiano di fronte a un aumento della cassa integrazione nel gruppo Stellantis e in tutta la componentistica si dimostra assente nel convocare le parti sociali per affrontare il problema. Bisogna evitare che il passaggio all’elettrificazione della mobilità sia utilizzato come alibi per giustificare la crisi del settore. Il tempo delle attese è terminato”.

Anche la Lombardia, con un tessuto industriale molto importante fatto di centinaia di aziende della componentistica legata al settore dell’automotive, sta cominciando a riscontrare gli effetti negativi della cattiva gestione della crisi da parte del governo. E le prime vittime a pagarne le conseguenze sono le persone che in questi settori ci lavorano, con contratti precari che vengono interrotti e ripresi a singhiozzo, e il costante aumento di richieste di ammortizzatori sociali insufficienti. “Dobbiamo richiamare alle proprie responsabilità il governo italiano, e l’Unione Europea, alla necessità di prendere delle decisioni e implementare delle politiche industriali efficaci sul settore”.

Piemonte: 2 mila metalmeccanici a Roma

Saranno oltre 2 mila le tute blu piemontesi che scenderanno in piazza a Roma. “I metalmeccanici che partiranno manifestano per rompere la solitudine in cui sono stati lasciati in questi anni”, dichiara Giorgio Airaudo, segretario generale Cgil Piemonte. “In tutto questo tempo si è delegato prima alla Fiat, poi a Fca e oggi a Stellantis il futuro dell'industria dell'automobile italiana: questa delega ha fallito. Sul nostro territorio abbiamo bisogno di aprire un tavolo con tutte le istituzioni, il Governo, la Regione e il Comune di Torino, per ricostruire l'auto a partire dalla difesa della componentistica e della definizione di una gigafactory: queste sono le uniche condizioni per attrarre nuovi produttori e chiedere nuovi prodotti a Stellantis. È ora che il governo si muova: lo chiederanno i lavoratori che andranno a Roma per sfilare a nome di tutti quelli che sciopereranno”.

In Umbria settore al collasso. 2 mila lavoratori diretti colpiti 

L’automotive, settore strategico in Italia e in Umbria, dove sono oltre 2000 i dipendenti diretti del comparto e altri 4000 quelli dell’indotto, è al collasso. Le crisi dell’ex Fiat e di Volkswagen-Audi rischiano di produrre effetti industriali e occupazionali disastrosi, mentre Stati Uniti e Cina difendono il settore con fortissimi investimenti. In questo quadro si inserisce lo sciopero generale unitario dell’automotive.

Una mobilitazione unitaria, di "importanza strategica", come ha ricordato nell’assemblea regionale della Fiom Cgil a Todi, Michele De Palma, segretario generale della Fiom Cgil nazionale. “Lo sciopero unitario di venerdì 18 ottobre con manifestazione nazionale a Roma è per fermare il collasso e far ripartire il settore automotive nel nostro Paese, perché è centrale per l'industria e per l'occupazione. Stellantis ha fallito gli obiettivi in termini di produzione e questo sta avendo effetti devastanti sulla componentistica in tutta Italia e anche in Umbria. È per questo che scioperiamo il 18 e manifestiamo a Roma, da piazza Barberini a piazza del Popolo”.

Un momento dell'assemblea della Fiom Cgil a Todi

“Chiediamo alla Presidente del Consiglio – ha aggiunto De Palma – di convocare a Palazzo Chigi il presidente di Stellantis, John Elkann, e l'amministratore delegato, Carlos Tavares, con tutte le aziende dell'automotive perché è necessario raggiungere un accordo che stabilisca un pacchetto straordinario di risorse e di interventi per rilanciare l'industria dell’automotive e garantire l'occupazione. C'è bisogno di ridurre gli orari, c'è bisogno di formazione, c'è bisogno di accompagnare la transizione ecologica insieme alle lavoratrici e ai lavoratori e non contro”, ha concluso De Palma.

Marco Bizzarri e Alessandro Rampiconi, segretari generali della Fiom Cgil di Perugia e Terni, hanno rimarcato il crollo della produzione di un settore assolutamente strategico per l’Umbria, dalla componentistica alla filiera del tubo. “Di fronte a questa situazione drammatica la risposta della Regione Umbria è stata del tutto insufficiente – hanno sottolineato –. Un documento arrivato tardi, a ridosso della scadenza elettorale, che non mette in campo strumenti concreti che possano agevolare la necessaria riorganizzazione del settore e difendere l’occupazione”. Per questo dall’Umbria parteciperanno centinaia di lavoratori.

Veneto: nell’automotive oltre 60 mila lavoratori e15 mila imprese piccole e micro. Molte in crisi. In 600 a Roma

“L’automotive in Veneto – scrive Antonio Silvestri, segretario generale della Fiom regionale – è un settore importante per l’industria, che arriva a contare intorno alle 15.000 imprese (soprattutto piccole e micro) di componentistica di varia natura, dai cerchi in lega della Speedline ai connettori della Molex e più di 60.000 lavoratori a tempo pieno (tra quelli impiegati nella costruzione di autoveicoli e motocicli, automezzi per il movimento terra, ma anche nella componentistica, nella manutenzione e commercializzazione, nella produzione delle plastiche). Speedline e Molex sono solo due esempi fra molti di aziende del comparto già in crisi e a rischio chiusura che sono in vertenza ormai da tempo, nonostante l’alta qualità dei loro manufatti e le commesse presenti. Oltre queste due aziende, una del veneziano e una del padovano, sono altre 32 le aziende del comparto in cui è stato proclamato lo sciopero”. Venerdì 18 ottobre oltre 600 metalmeccanici e metalmeccaniche del settore, provenienti dalle province venete, parteciperanno alla manifestazione a Roma.

“L’industria metalmeccanica veneta è collocata nella parte bassa delle filiere produttive dell’automotive e, in particolare, è legata alla produzione tedesca che, per la prima volta, è palesemente in crisi, basti pensare all’annuncio di chiusura di stabilimenti annunciato dalla Volkswagen. Inoltre, gran parte delle grandi aziende venete sono di proprietà di gruppi o fondi stranieri quindi, ancora più sensibili alla ristrutturazione delle catene produttive. Non ci vuole un indovino – scrive la Fiom veneta – per capire che le conseguenze sul nostro tessuto produttivo e sull’occupazione possono essere disastrose. Il rischio è la deindustrializzazione del Paese, perché oltre all’automotive, ci sono altri settori in crisi: la siderurgia, l’elettrodomestico e il termomeccanico, tutti molto presenti in Veneto”.

“Non è più possibile procrastinare, c’è bisogno di una pianificazione generale, sia a livello italiano che europeo, fatta di interventi pubblici sui necessari processi di formazione a sostegno dei lavoratori e di ammortizzatori sociali che aiutino a conservare i posti di lavoro mentre si guida la corretta transizione a tutela dell’ambiente e del lavoro, senza lasciare nessuno indietro”.