C’è coerenza tra le affermazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la ministra del Lavoro Marina Calderone e gli atti normativi che seguono. Non c’è coerenza invece tra le parole di cordoglio pronunciate dalle stesse dopo ogni incidente sul lavoro con diversi morti e gli atti normativi che seguono. A dirlo sono i dati semestrali dell’Inail alla cui guida siede un uomo scelto da Meloni: gli incidenti sul lavoro e soprattutto quelli mortali nel primo semestre del 2024 sono aumentati di quasi il 5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023. Tabelle e analisi sono state pubblicate sul portale dell’Istituto alle 16 del 2 agosto scorso, esattamente lo stesso giorno in cui è entrato in vigore il decreto legislativo 103 che introduce “semplificazioni dei controlli sulle attività economiche”, per molti la pietra tombale sull’efficacia delle ispezioni ma assolutamente coerente con l’affermazione di Meloni: “Il nostro motto sarà non disturbare chi vuole fare, chi fa impresa va sostenuto, non vessato”.

La strage non si ferma

Le denunce di infortunio con esito mortale sono state 469 (+4,2%): nell’incremento sono stati determinanti anche gli incidenti mortali plurimi. In aumento le patologie di origine professionale denunciate, pari a 45.512 (+19,6%). Questo attesta l’Inail che ha appena resi noti i dati dei primi sei mesi dell’anno. Ma attenzione: sono dati che riguardano solo lavoratrici e lavoratori assicurati con l’Istituto e quindi – ad esempio – i due vigili del fuoco caduti mentre spegnevano un incendio non compaiono in questa statistica perché loro, come gli agenti di polizia penitenziaria, pur svolgendo mansioni pericolose non sono assicurati.

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Le denunce di infortunio

Edilizia certo, agricoltura anche ma non sono questi i settori che hanno visto aumentare di più le denunce di incidenti: la sanità e assistenza sociale registra un +22,1%, il noleggio e servizi di supporto alle imprese +16,8%, le costruzioni +14,7%, le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione +14,6%, il trasporto e magazzinaggio +8,1% e il commercio +8,0%. Sono aumentate di più le denunce di lavoratrici (+1,5%) rispetto a quelle di lavoratori (+0,6%); e sono un po’ incrementate le denunce degli italiani, quelle con protagonista un extracomunitario assai di più, 5%.

Casi mortali in aumento

Sono 469 gli uomini e le donne che usciti di casa tra gennaio e giugno per andare a lavorare, a casa non sono tornati; 19 in più rispetto allo scorso anno e tra loro non ci sono i due vigili del fuoco. La maglia nera va alle costruzioni, con 68 decessi contro i 39 del 2023; segue l’agricoltura (52 vittime, erano 47), e poi l’industria manifatturiera con 47 morti, 10 in più rispetto al 2023. Tra le regioni con i maggiori aumenti si segnalano la Sicilia (+15), l’Emilia-Romagna (+13) e il Lazio (+5), mentre per i cali più evidenti Veneto (-14), Umbria (-6), Piemonte e Friuli-Venezia Giulia (-5 ciascuna).

E poi le malattie

Tante, davvero troppe in più rispetto all’anno scorso, sono lì a testimoniare quanto gli uomini e le donne “valgano poco” rispetto al profitto: li si sfrutta fino a sfinirli ed ecco il risultato: le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nel primo semestre del 2024 sono state 45.512, ben 7.470 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (+19,6%). L’aumento è del 46,4% rispetto al 2022, del 57,7% sul 2021, addirittura del 123,8% sul 2020 e del 39,7% sul 2019.

Prevenire, impedire

Di fronte a questo quadro ci si immaginerebbe una stretta su controlli e ispezioni, una rivisitazione dei contratti e delle norme per assicurare maggiori attenzioni. Ma così non è, basti pensare che siamo arrivati alla prima decade di agosto per vedere entrare in funzione i protocolli contro il caldo. Peccato le che temperature altissime si registrano dai primi di luglio. Allora, si dirà, viste le annunciate nuove assunzioni di ispettori e ispettrici – perché fin qui si stanno registrando quelle deliberate e avviate dai precedenti governi – si scriveranno regole stringenti per i controlli. Assolutamente no.

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Il decreto 103

Io ti avverto che verrò a ispezionarti, tu farai in modo di farti trovare in regola e per un bel po’ di tempo non verrò più a trovarti. Non è una barzelletta, bensì la sintesi della norma appena entrata in vigore: il comma 8 dell’articolo 5, infatti, prevede che dieci giorni prima del controllo, il controllore deve avvisare il controllato fornendogli l’elenco dei documenti che bisognerà far trovare in ordine. E il gioco è fatto. Se per caso quell’azienda non riuscisse a mettere tutto a posto in tempo, poco male; qualora gli ispettori dovessero trovare irregolarità sanzionabili fino a 5 mila euro la sanzione pecuniaria è trasformata in una diffida a mettersi in regola entro 20 giorni. E pazienza se i controlli effettuati fino a ora e a sorpresa abbiano fatto registrare irregolarità che vanno dal 67% al 90%. L’unica certezza è che una volta controllata con preavviso, quell’azienda potrà stare tranquilla, non verrà più “disturbata”.

Chi se ne intende

Bruno Giordano oggi è magistrato di Cassazione, fino a pochi mesi fa dirigeva Inl, il suo commento – consegnato a La Repubblica – è davvero amaro: “Un sistema che azzera qualsiasi deterrenza della sanzione, paralizza il potere-dovere di tutte le amministrazioni di accertare gli illeciti e di agire (non di omettere) in modo imparziale; si danneggiano lo Stato, le Regioni, gli enti come l’Inps e l’Inail, che non incasseranno più alcuna somma dalle sanzioni fino a 5 mila euro. Si danneggiano le imprese oneste che rispettano le norme e subiscono la concorrenza sleale di chi trae vantaggio dall’illegalità, si ignorano le persone tutelate dalle norme violate: lavoratori, consumatori, utenti dei beni comuni”.

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Patente a punti

O meglio a crediti, entrerà in vigore il 1 ottobre, anche se la si attende da anni. Non è per tutti ma solo nei cantieri edili. Funziona così: le aziende autocertificano di essere in regola con le norme su salute e sicurezza; se si verificano incidenti, attraverso dei corsi possono recuperare i punti persi e non rimanere chiuse nemmeno un giorno anche se l’incidente fosse mortale. Davvero un bel modo di fare prevenzione.

 Simona Caleo

Cgil: “Così non va bene”

Netto il commento di Francesca Re David, segretaria nazionale della Cgil: “L’ennesima occasione persa per dotare finalmente il Paese di un piano straordinario di prevenzione, a partire da una vera lotta all’illegalità, in cui molte lavoratrici e lavoratori a oggi sono costretti. Continuiamo a denunciare la scarsa utilità della patente a crediti. La prima misura da prevedere per rendere efficace la patente – sottolinea Re David – è la qualificazione delle imprese all’ingresso, misura che invece non è prevista. Inoltre, continua a essere limitata ai soli cantieri mobili, e gli effetti si vedranno solo fra anni”. “Un sistema, quello della patente a crediti, troppo farraginoso – spiega la segretaria confederale – i punti partono da 30, ma possono arrivare a 100, facili da guadagnare, difficili da perdere. Ribadiamo che nel caso di infortuni gravi e di gravi inadempienze gli ispettori del lavoro devono sospendere la patente. Non siamo in presenza di nessun provvedimento generale, né tantomeno d’urgenza, come sarebbe invece necessario”.

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