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In caso di infortunio e malattia professionale, tutti i ciclofattorini potranno contare sulla tutela Inail, a prescindere da quale sia il loro contratto di lavoro. È una delle novità contenute nel decreto legge 101/2019 entrato in vigore ieri (5 settembre ) dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 207 del 4 settembre. Al lavoratore, questo comporta che, in caso di infortunio o malattia professionale, è data la possibilità di accedere alle prestazioni economiche e sanitarie erogate dall’Inail, come l‘indennità di temporanea assoluta (sostitutiva della retribuzione), indennizzo danno biologico, rendita mensile Inail, rendita ai superstiti, ecc., ma anche cure mediche, cure termali, protesi e ausili, eccetera.
Il principio base, sancito dalla legge, è che da ora in avanti ogni impresa che si avvale della piattaforma, anche digitale, è tenuta al rispetto sia di tutti gli adempimenti del datore di lavoro previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965 sia, a propria cura e spese, alle norme in materia di salute e sicurezza, contenute nel dlgs 81/2008.
“Si tratta di un primo importante passo avanti che va a colmare una grave lacuna in materia di tutela del lavoro”, ma che lascia ancora sul tappeto molti problemi legati alle reali condizioni di lavoro, su cui il decreto non interviene per prevenire e contrastare il grave fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali, che affligge questa categoria di lavoratori”, commenta Silvino Candeloro, del collegio di presidenza Inca. Secondo il patronato della Cgil, “il solo richiamo generico alla facoltà della contrattazione collettiva non colma la mancanza di un quadro normativo contrattuale, in grado di dare certezze a questi lavoratori, che restano inchiodati a situazioni di precarietà gravissime, su cui la Cgil ha da sempre insistito rivendicando l’adozione di un contratto collettivo nazionale, come quello della logistica”.
“Se non si colma questa assenza – precisa Candeloro – anche il riconoscimento della protezione Inail, in caso di infortunio o malattia professionale, pur importante, rischia di diventare un principio astratto dalle scarse ricadute, senza rimuovere le cause principali di incidenti anche mortali, di cui sono vittime questi lavoratori. Quindi, va bene aver esteso a tutti i rider la tutela Inail anche a quelli non titolari di un contratto di lavoro subordinato o di un contratto di lavoro co.co.co. come era previsto precedentemente, ma la battaglia per i diritti deve essere completata riconoscendo, come chiede la Cgil, un contratto nazionale, in grado di dare risposte concrete”.