La crisi della produzione industriale, certificata proprio ieri (martedì 10 settembre) dall’Istat, sembra inarrestabile. Una crisi che colpisce ovunque, come nel caso della Kme di Fornaci di Barga (Lucca), storica azienda toscana (fu fondata nel 1886), ora di proprietà tedesca controllata da Intek group, produttrice di semilavorati e semiprodotti in rame e leghe di rame.

A inizio settembre l’azienda ha annunciato il prosieguo del contratto di solidarietà per un anno, quindi fino al settembre 2025, per tutti i 470 dipendenti. La società, nell’incontro con i sindacati, ha anche espresso l’auspicio di poter interrompere l’ammortizzatore sociale in caso di rientro di volumi di produzione.

La posizione dei sindacati

“Perdura la crisi nel settore metallurgico”, scrivono Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil di Lucca: “Una crisi che vive commercialmente di richieste schizofreniche che costringono i lavoratori, nonostante i carichi di lavoro siano complessivamente bassi, a dover rincorrere le consegne, per poi tornare a essere posti in solidarietà fino all’arrivo del materiale o di un nuovo ordine di lavoro”.

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Ad aggravare ulteriormente la situazione è “il prosieguo del sequestro dell’impianto oggetto dell’infortunio mortale dello scorso maggio, che ancora oggi costringe l’azienda a spostare parte della produzione nello stabilimento tedesco di Osnabrück”.

Va ricordato, infatti, che il 15 maggio 2023 nell’impianto toscano perse la vita Nicola Corti, operaio di 50 anni. Il lavoratore, che nel momento della tragedia era da solo alla linea flottante per la produzione di ottone, rimase agganciato con i vestiti al macchinario che lo trascinò poi all’interno dei propri rulli. Da allora il macchinario è posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria.

“Una situazione – riprendono i sindacati – che, pur nella sua gravità, se perdurasse potrebbe essere addirittura peggiore, perché gli ordini potrebbero essere trasferiti verso altri siti (oggi scarichi e alla ricerca di commesse), con il forte rischio che non rientrino più a Fornaci di Barga”.

Fiom, Fim e Uilm rimarcano che finora “la situazione è stata gestibile perché il carico di ordini è stato basso e al di sotto del previsto. Se, come tutti auspichiamo, dovessero rientrare volumi importanti di commesse, dato lo stato attuale delle cose, la situazione diverrebbe ingestibile”.

I sindacati, in conclusione, auspicano “una rapida normalizzazione della situazione produttiva e degli impianti, allo scopo di garantire allo stabilimento di Fornaci le sue potenzialità competitive e capacità produttive in un gruppo che è leader del mercato europeo e globale, cui non mancano certamente le alternative sul piano industriale”.