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Alla fine Amazon lo ha ammesso: "I nostri dipendenti fanno pipì nelle bottiglie". Ci piacerebbe dire che ogni tanto la verità può essere rivoluzionaria. peccato che questa volta parliamo del segreto di Pulcinella. Lo sapevano tutti e in tanti, compresa Collettiva, ve lo abbiamo raccontato.
Solo il gigante dell'e-commerce non lo aveva detto ancora ad alta voce. "A volte è accaduto, per non perdere tempo nelle consegne dei pacchi. Sappiamo che i nostri autisti possono avere e hanno problemi a trovare i bagni a causa del traffico o perché percorrono strade fuorimano". Edulcorata, addolcita, la verità alla fine viene a galla, più forte di ogni bugia poco credibile, perché quando il ritmo imposto ai driver è insostenibile e non ammette pause - cioè sempre, non a volte - impossibile pensare di fermarsi, scendere dal furgone, entrare in un locale pubblico, fare la fila. Ogni minuto, per quello che raccontano i driver, ogni secondo del loro tempo è prezioso e segna il confine tra una buona e una cattiva prestazione. E l'algoritmo, si sa, non fa pipì.
A costringere Amazon a dire la verità è stato il tweet di un membro del Partito Democratico della Camera degli Stati Uniti, Mark Pocan. "Il solo fatto di pagare i tuoi impiegati 15 dollari all'ora - ha scritto sul suo profilo social - non ti rende un posto di lavoro all'avanguardia se poi li costringi a fare pipì nelle BOTTIGLIE di plastica".
Un messaggio in bottiglia al mondo intero e la sensazione che qualcosa, lentamente ma inesorabilmente, stia cambiando. Pochi giorni fa il primo sciopero nazionale dei lavoratori diretti e degli appalti Amazon in Italia. Adesso questo. In un momento storico in cui ordinare merce a casa, complice la pandemia, sta diventando l'abitudine consolidata per milioni di persone. Forse è la volta buona per mettere al tappeto l'algoritmo.