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Il numero dei posti di lavoro in gioco, 1.600, è impressionante. Per Palermo la vertenza Almaviva Contact può assumere i contorni di una catastrofe occupazionale. "Perché qui se perdi il lavoro sei fregato", osserva Maurizio Rosso, segretario della Slc Cgil palermitana, che si prepara a partecipare oggi, 31 luglio, al tanto sudato confronto in sede di ministero del Lavoro (ore 14), ottenuto a suon di mobilitazioni, l'ultima con mille lavoratori in piazza lo scorso 24 luglio nel capoluogo siciliano.
Ma sull'incontro di oggi, purtroppo, il sindacato non ripone grandi aspettative: "Intanto pare che la presenza del ministro Di Maio sia in dubbio - continua Rosso - e questo sarebbe un fatto grave. E poi, mi pare che il governo, così come la Regione Sicilia, non abbia ben chiara la dimensione del problema. Perché è vero che il settore è in crisi e ha in pancia 20 o 30 mila esuberi, ma lo è solo perché si continua a fare le stesse cose e a commettere gli stessi errori".
D'altronde, non era stato di buon auspicio il tavolo di settore delle telecomunicazioni convocato lo scorso 18 luglio, anche in quel caso con l'assenza del ministro Di Maio. "Un tavolo utile solo a prendere tempo e non a discutere i problemi concreti del settore", avevano denunciato le organizzazioni sindacali di settore, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil. Al contrario, per i sindacati “non è più rinviabile da parte del governo un piano di interventi strutturali per il comparto".
I contenuti di questo piano, richiesto da tempo dai sindacati, si possono riassumere in 5 punti fondamentali. "Primo - spiega ancora Maurizio Rosso, della Slc Cgil di Palermo – servono interventi veri contro le delocalizzazioni selvagge. Non può essere che l'80% del traffico è gestito all'estero, le percentuali vanno invertite. D'altronde, questo è il governo del 'prima gli italiani', o no?. Secondo - continua il sindacalista - vanno imposte tariffe in linea con i minimi contrattuali: non è possibile che si danno commesse a 0,3 centesimi per minuto quando il costo lavoro è 0,55. Parliamo di commesse dove c'è anche lo Stato di mezzo, siamo al banditismo puro".
Il terzo punto ha a che fare con le multinazionali e con la responsabilità sociale d'impresa: "L'articolo 41 della nostra Costituzione parla chiaro: l'attività di impresa non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana - continua Rosso - E allora come è possibile che da un giorno all'altro grandi gruppi come Tim e Wind taglino il 70% delle loro commesse con danni enormi sui lavoratori?".
Al quarto punto Rosso mette la "creazione di un fondo strutturale dedicato al settore dei servizi, che conta in Italia circa 100 mila lavoratori", da finanziare anche - spiega - con "gli introiti molto consistenti derivanti dalla vendita delle licenze sul 5g". Infine, c'è il grande tema della legalità: "Sia il governo nazionale che quello regionale siciliano si dicono paladini della legalità - attacca il segretario - ma questo settore, così esplosivo da un punto di vista occupazionale, sconta una concorrenza sleale enorme fatta nei sottoscala, con lavoro nero e diritti calpestati ogni giorno. Basterebbe eliminare questa situazione per riportare tanto lavoro a galla".
Infine, la vertenza Almaviva, ma più in generale quella del settore call-center, si intreccia a doppio filo con la grande "emergenza Mezzogiorno". "Voglio lanciare un appello accorato al mio segretario generale, Maurizio Landini - conclude Rosso - perché mantenga la luce accesa su questa priorità assoluta per il Paese. Il 22 di giugno con la manifestazione di Reggio Calabria abbiamo iniziato una battaglia, ma dobbiamo continuarla senza abbassare la guardia. L'Italia deve fare per il Sud quello che la Germania fece con l'Est dopo la riunificazione, solo così l'intero Paese potrà davvero affrontare il futuro”.