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Puntata n. 21 - Maurizio Landini è stato rieletto segretario generale della Cgil il 18 marzo, alla fine del congresso di Rimini. Tra le priorità mobilitazione contro la legge delega sul fisco, fino allo sciopero se necessario, e una grande vertenza nazionale sulla sanità
Di che cosa dovremmo avere paura?
Di sicuro se non lotti hai già perso. Maurizio Landini è stato rieletto segretario generale della Cgil il 18 marzo, alla fine del congresso di Rimini, e con queste parole ha lanciato le battaglie dei prossimi quattro anni. Contro una riforma del fisco del governo Meloni che aumenta le diseguaglianze. Fino allo sciopero se dovesse servire. Per l’apertura di una grande vertenza nazionale in difesa della sanità e del diritto alle cure. Contro il fascismo, con l’obiettivo che si sciolgano tutte le formazioni politiche e le associazioni che al fascismo si richiamano. Contro l’autonomia differenziata che rischia di dividere ancora di più il Paese. Per restituire al lavoro il suo valore, in un mondo sempre più diviso, diseguale e ingiusto. Indossando una felpa della Cgil, la voce rotta dalla commozione, ha disegnato il nuovo perimetro del Quadrato Rosso. Al lavoro, compagne e compagni!
Cgil in cammino
E la marcia della Cgil ha ripreso il cammino da Milano, al tradizionale corteo che ogni anno Libera e Avviso Pubblico, con l’adesione di decine e decine di associazioni e soggetti e la partecipazione della società civile, organizzano il 21 marzo, giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Perché la mafia uccide il lavoro.
Fisco, un colpo durissimo
La riforma del Fisco contenuta nella legge delega del governo è un colpo durissimo inferto a lavoratori e pensionati di questo Paese. Per Landini contrastarla è la priorità delle priorità. Il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani.
Nel Paese affondato sull’evasione fiscale e cintura nera di disuguaglianze, la soluzione del genio della Lampada di Palazzo Chigi è appiattire le tasse e rottamare il principio della progressività per buona pace della nostra Costituzione. Ce lo ha ripetuto con piglio roboante la Meloni durante il congresso della Cgil. La premier non sapeva che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica e noi che un operaio di Mirafiori e l’amministratore delegato della Fiat pagheranno la stessa aliquota. Ora, non ci vuole un Nobel dell’Economia, basterebbe una licenza elementare di buon senso per comprendere l’aberrante impatto di tale riforma fiscale sul bene collettivo. Sanità meno pubblica, istruzione di classe, trasporti a carbone. Per non parlare poi di quell’odiosa idea strisciante per cui le imposte sono punizioni di Stato, fastidiose come la sabbia nel costume, e che tanto c’è sempre un condono-salvagente all’orizzonte. Se solo potessimo tassare la fesseria, l’Italia farebbe impallidire il Lussemburgo.
Tutti fermi
In Francia ieri c’è stato lo sciopero generale contro la riforma previdenziale. Dopo giorni di proteste durissime contro il disegno sulle pensioni che Macron ha imposto anche contro la volontà del Parlamento. Dietro all’innalzamento di due anni dell’età del ritiro c’è anche altro. E la decisione di imperio sulla previdenza è diventata un simbolo del processo di smantellamento dello stato sociale in atto a Parigi. Per approfondire, collettiva.it.
La pioggia che non cade più
Potrebbe essere soltanto la metafora di quanto sia diventata arida la società, se non fosse maledettamente concreto il pericolo che gli scenari catastrofici simulati per anni e anni da studi documentati si stiano di fatto verificando sotto ai nostri occhi. Lo straordinario diventa ordinario quando la Società Meteorologica ci dice che il 2022 è stato l’anno tra i più estremi mai registrati in termini di caldo e deficit di precipitazioni e il 2023 è stato, finora, l’anno più caldo di sempre. Il Po è in affanno, l’Adige è in secca, l’acqua della neve sulle Alpi è molto al di sotto della media storica. Nel World water day, la giornata mondiale dell’acqua, che si è celebrata il 22 marzo, un rapporto Istat ci comunica che metà dell’acqua si disperde nelle falle della nostra rete idrica. E anche se abbiamo l’acqua alla gola, in realtà, dovremo accontentarci de L’ultima goccia, come il Wwf ha intitolato il suo report sul tema.