Adesione totale allo sciopero di oggi, 12 novembre, dei lavoratori di Ragusa e delle aziende dell'area industriale di Priolo. “Il successo della protesta – si legge in una nota di Pino Foti, segretario Filctem Cgil Sicilia – risponde alle inutili polemiche di questi giorni e alla sproporzionata campagna di disinformazione messa in atto da Eni. I lavoratori hanno incrociato le braccia per dire no alla chiusura dei siti Versalis siciliani, per segnalare la paura per il posto di lavoro, per chiedere lo sviluppo per il territorio e per rivendicare quel tavolo sulla chimica di base per il Paese che Palazzo Chigi continua a non convocare”.

“Tutto il contrario – scrive il sindacato – di quanto deciso dall'azienda parapubblica Eni. Non c'è uno scontro tra il sindacato arroccato a difendere il passato e l'Eni che prospetta futuri luminosi come strumentalmente sbandiera da giorni. C'è invece, ed Eni lo sa bene, la volontà di contrastare decisioni dettate dagli azionisti privati che celano solo un risparmio di 3 miliardi e impoveriscono e la Sicilia ed il Paese. Centro direzionale, bioraffineria e riciclo chimico, ovvero le proposte di Eni per giustificare la chiusura di Versalis, non bastano a sostituire il crollo del sistema produttivo e occupazionale di questa parte della Sicilia”.

“Il tavolo sulla chimica a Palazzo Chigi è quindi presupposto ineludibile per definire qualsiasi soluzione e il tavolo regionale con tutte le aziende che finora hanno operato con Versalis è altrettanto indispensabile per svelare gli effetti di questa pericolosa scelta e per porre ogni rimedio. La politica smetta di essere spettatore o peggio di reagire con commenti da bar. In questa terra – si conclude la nota – è in atto la strategia del carciofo ovvero ridimensionare a poco poco le attività per dividere i lavoratori e far passare qualsiasi piano. Ci sono siciliani che hanno il diritto di sapere e di avere risposte”.

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“La Cgil e la Filctem Cgil – si legge nella nota firmata da Ignazio Giudice, Cgil Sicilia, Giuseppe Roccuzzo, Cgil Ragusa, e Filippo Scollo, Filctem Cgil Ragusa – congiuntamente a tutte le categorie del settore industria hanno promosso una partecipazione al corteo a sostegno dello sciopero generale, lo stesso ha visto la presenza dei lavoratori direttamente interessati e la solidarietà di tanti cittadini e studenti che ogni giorno di più comprendono il dramma economico e sociale che rischia di realizzarsi se Eni non modifica urgentemente il piano industriale”.

“Esistono tante ragioni e tantissimi argomenti per mutare lo scenario che fra sei settimane la città di Ragusa potrebbe vivere. La vertenza deve assumere una dimensione nazionale perché la dismissione del sito di Ragusa azzera la chimica di base utile al Paese, l’attuale gruppo dirigente di Eni non può tradire il sogno di Mattei cioè coniugare alla crescita industriale anche la crescita sociale nei territori dove l’industria di Stato ha scelto di insediarsi dopo la seconda guerra mondiale”.

“La sfida – si legge nella nota – per una reale transizione ecologica non si materializza cancellando la storia industriale ma concertando una riconversione gentile dal volto umano e qui, di volti, ne abbiamo più di 300 tra diretto e indotto e sempre nella stessa città l’arretramento economico sarebbe senza precedenti e noi lavoriamo per creare , insieme ad Eni, altri precedenti ispirati a costruire senza distruggere”.

Lanciamo un appello per costruire una nuova stagione ricca di alleanza strategica che vedrà impegnate tutte le nostre energie per mettere insieme i cittadini che rivendicano e difendono la storia economica di Ragusa e più significativamente la Sicilia e il sud Italia”.

“Il sindacato unitariamente ha già inoltrato una richiesta di incontro al Presidente della Regione Schifani e le categorie nazionali del settore chimica ed energia al Governo Centrale. A oggi attendiamo una data, perché Ragusa non può essere tagliata fuori dagli investimenti previsti da Eni dal piano industriale. Siamo consapevoli che la vertenza è appena iniziata e da subito deve assumere una rilevanza nazionale in grado di affrontare e risolvere. La questione meridionale non può essere riscritta da nessuno , figuriamoci dall’industria di Stato che condivide le politiche industriali con il Governo nazionale”.