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Questa mattina (12 maggio) alle 9.30, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori di Acc, hanno manifestato a Venezia, sotto Palazzo Ferro Fini, per chiedere un intervento urgente a sostegno del progetto Italcomp e per far arrivare le risorse necessarie a garantire la continuità produttiva dello stabilimento di Borgo Valbelluna.
Nel corso della protesta una delegazione di lavoratori e sindacalisti ha incontrato il Presidente Luca Zaia, che ha dato rassicurazioni concrete ai sindacati secondo il racconto all'uscita. "Ci ha detto - ha spiegato Stefano Bona, segretario generale Fiom Belluno - che il suo interesse è quello di salvare l'Acc e che aprirà un tavolo per trovare gli investimenti che servono per dare prospettiva alla produzione. Un finanziamento temporaneo destinato ad Acc per avere il tempo di capire cosa vuole fare il governo rispetto al progetto Italcomp. Il tavolo già alla fine di questa settimana sarà in piedi, ha garantito il presidente Zaia e ci ha detto di aver parlato con il ministro Giorgetti e di aver parlato personalmente con alcuni industriali potenzialmente interessati. Deve essere un tavolo operativo, non un tavolo di chiacchiere - ha proseguito Stefano Bona -. Zaia ha detto che considerando la situazione della Ideal Standard a Borgo Valbelluna, non possiamo permetterci in un territorio così piccolo oltre mille disoccupati in più".
Della vertenza ha parlato anche Christian Ferrari, segretario generale della Cgil del Veneto, presente al presidio. "La Cgil del Veneto è qui per portare sostegno e solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori Acc, che stanno lottando per salvare l'azienda e il posto di lavoro. Si sta verificando un vero e proprio “delitto” industriale, si sta uccidendo un'azienda viva, nel sostanziale silenzio e nell'indifferenza della politica. Una realtà produttiva storica, che ha una prospettiva industriale certa, che ha commesse, che ha la possibilità di guadagnarsi il futuro, rischia di chiudere per un problema di liquidità.
Noi non possiamo accettarlo. Non è ammissibile, di fronte a questa situazione, un atteggiamento di fatalismo e di inerzia delle Istituzioni nazionali e regionali. Stiamo parlando di oltre 300 posti di lavoro, stiamo parlando del tessuto produttivo di un'area - quella del bellunese - già in grande difficoltà, stiamo parlando di quale modello Veneto del domani, del post pandemia, vogliamo costruire. È questo il momento di mettere in campo una politica industriale degna di questo nome, è questo il caso in cui restituire un ruolo alle politiche pubbliche in economia. Il presidente Draghi, nel discorso di insediamento in Parlamento, ha parlato della necessità di sostenere le aziende che hanno capacità produttiva e di stare sul mercato. Acc le ha entrambe.
Dalle parole bisogna ora passare ai fatti. Se non succedesse, - ha detto Christian Ferrari - ci sarebbe da essere ben poco ottimisti sulle possibilità di rilancio del Veneto e dell'Italia. Dal presidente Zaia al ministro Giorgetti, nessuno può restare a guardare. Bisogna agire prima che sia troppo tardi".
"Ci sono responsabilità - ha detto Antonio Silvestri, segretario generale Fiom Cgil Veneto - per quanto sta avvenendo ad Acc, alle lavoratrici e ai lavoratori. Ci sono delle iniziative che hanno contribuito alla messa a rischio di più di 300 posti di lavoro. Stiamo parlando di un'azienda che aveva mercato, che ha tutt'ora mercato, che sta lavorando, anzi che non ha mai lavorato così tanto come oggi. Un'azienda che ha una storia complicata e difficile. È stata ceduta a finanzieri senza scrupoli. I cinesi non hanno fatto alcun investimento e oggi stiamo pagando tutto questo.
Nonostante quanto avvenuto, Acc è un'azienda che è in grado di produrre i componenti per elettrodomestici, cioè di svolgere un'attività, una funzione assolutamente importante. Eppure, può morire per assenza di scelte, o meglio per la decisione del Ministero dello Sviluppo economico, del Ministro che lo guida, di bocciare l'unico piano interessante, vero, di politica industriale, che prevedeva l'entrata nel capitale sociale fino al 70% del pubblico, in modo da salvare non solo i posti di lavoro di Acc nel Bellunese, ma anche i 400 posti di lavoro di Embraco, nel torinese. Evidentemente l'attuale Ministro immagina un'uscita dalla crisi raggiunta tagliando i rami secchi, cioè i lavoratori.
Noi oggi non abbiamo bisogno di pacche sulle spalle, abbiamo bisogno che la Regione si assuma le sue responsabilità e ci dica, se si conferma la volontà di bocciare il progetto Italcomp, quali sarebbero le alternative, perché oggi nessuno ce lo ha spiegato. E se non ci sono alternative vuol dire che tra 15 giorni questa azienda chiude. E la responsabilità sarebbe tutta politica. Non si uccide così un'attività industriale".