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Giornata di mobilitazione regionale a Bologna promossa da Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna contro una manovra giudicata inadeguata dai sindacati confederali. La manifestazione regionale si terrà in piazza dell’Unità a partire dalle 10. Sono previsti gli interventi delle delegate e dei delegati e le conclusioni di Domenico Proietti, segretario nazionale Uil.
L’iniziativa, nel solco della mobilitazione nazionale che ha toccato diverse regioni e che arriva al termine di una campagna capillare di assemblee sui territori, "diventa ancora più importante - scrivono i sindacati in una nota unitaria - dopo l’incontro di lunedì sera al ministero dell’Economia e Finanze tra governo e parti sociali che non ha prodotto alcun passo in avanti, lasciando chiusa ogni possibilità di trattativa di fronte alle richieste di Cgil, Cisl e Uil che chiedono importanti correttivi riguardo a pensioni, fisco, lavoro, sviluppo e sociale".
Le prossime ore saranno cruciali per la definizione della manovra e di conseguenza per le iniziative che decideranno di assumere i sindacati confederali. “Se non dovessero arrivare risposte, metteremo in campo tutte le iniziative che il sindacato conosce”, mettono in guardia i segretari generali regionali Luigi Giove della Cgil, Filippo Pieri della Cisl e Giuliano Zignani della Uil.
“Dopo anni di sacrifici si poteva sfruttare questa manovra per ridurre le disuguaglianze sociali, di reddito, di genere, generazionali e territoriali. Invece i soldi pubblici verranno impiegati per ampliare le distanze e le ingiustizie. A partire dalla riforma fiscale, che si rivolge al maschio adulto e bianco e va contro i giovani e le donne che hanno i redditi mediamente più bassi. Mentre non sappiamo che fine abbia fatto il decreto sulle delocalizzazioni, che serve a mettere un freno all’idea predatoria di alcune imprese, vedi il caso Saga di Gaggio Montano”, attacca Luigi Giove.
“Assistiamo e non da oggi ad un irrigidimento nel dialogo con le parti sociali. Anche sulle pensioni abbiamo la sensazione che il governo non abbia capito quale sia la situazione attuale. Ci sono persone che hanno lavorato decine di anni e faticano a continuare a lavorare in luoghi spesso non sicuri e poco accoglienti. Per questo la nostra proposta è semplice: andare in pensione a 62 anni o 41 di contributi, lasciando libertà al singolo di poter decidere cosa fare della propria vita”, sottolinea Filippo Pieri.
“Abbiamo una visione del Paese diversa da quella neoliberista del governo. Sulla sanità siamo fortemente preoccupati, rischiamo di trovarci nel 2022 con altri tagli di posti letto e a un aumento della tassazione locale. Serve quindi una maggiore ripartizione delle risorse centro periferia perché non vorremmo avvicinarci sempre più al modello sanitario della Lombardia. Noi rappresentiamo i cittadini che si curano attraverso la sanità pubblica, non quella privata”, avverte Giuliano Zignani.
La manifestazione avverrà nel pieno rispetto delle norme anti Covid, in un’area transennata dove sarà possibile accedere solo con mascherina e greenpass.