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Oggi l’Assemblea plenaria del Cnel ha approvato il Documento finale sul salario minimo contenente analisi e proposte chiesto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni a inizio agosto sospendendo la discussione parlamentare sul disegno di legge che punta a introdurre il salario minimo. La Cgil ha ribadito la propria contrarietà votando contro.
Questione di metodo
Fin da subito la Confederazione di Corso d’Italia, – da quando il governo ha chiesto al Cnel di esprimersi sull’opportunità e necessità di fissare un salario minimo legale – ha sottolineato che non è quella la sede per il confronto e la mediazione necessaria tra esecutivo e parti sociali. Tania Scacchetti, consigliera Cnel tra quelli indicati dalla Cgil e vice presidente della Commissione informazione, quella che ha istruito il Documento oggi votato, ha infatti ricordato: “La nostra contrarietà si fonda anzitutto su una valutazione di tipo politico che riguarda la scelta del governo di affidare al Cnel la definizione di un documento di analisi e di proposte sul tema, in assenza di qualsivoglia confronto con le parti sociali e sospendendo la discussione parlamentare in atto sulla proposta delle opposizioni di un DdL di introduzione di un salario minimo anche nel nostro Paese".
La forma non è solo forma
Il Cnel, lo ricordiamo, è un organo costituzionale con funzioni di consulenza del Parlamento e del Governo, non è il luogo della mediazione politica. Il rischio paventato dalla Cgil è quello della “strumentalizzazione di un qualsivoglia testo che non tenesse in conto tutte le posizioni e non pregiudicasse il necessario confronto fra governo e parti sociali oltre al dibattito in Parlamento, ma abbiamo altrettanto espresso con chiarezza che in assenza di tale confronto non poteva diventare il Cnel il luogo della mediazione di posizioni che sappiamo essere fra le parti sociali oltre che nel mondo accademico, tanto distanti in materia”.
Preoccupazione suffragata dal fatto che in alcuni passaggi del testo si intravede il rischio di marginalizzazione delle parti sociali nel confronto istituzionale e contrattuale. Rischio – per altro – reso concreto dalla dinamica dei confronti o dei mancati confronti tra governo e sindacati che da quando Meloni si è insediata a Palazzo Chigi più volte il segretario della Cgil Landini ha denunciato, da ultimo lo scorso 7 ottobre dal palco di Piazza San Giovanni.
Questione di sostanza
Anche il merito del documento, pur essendoci in parte considerazioni condivisibili, non convince la delegazione della Cgil. “Innanzitutto – ha sottolineato la dirigente sindacale - Il tema 'dell’impatto di una legge sul salario minimo sul sistema economico e produttivo e sulla finanza pubblica' non può essere considerato in sé ostativo di un eventuale intervento sui salari, che consideriamo necessario non solo per rispondere alla condizione dei singoli ma come misura di politica economica necessaria per invertire la tendenza all’incremento delle disuguaglianze”. E poi, legare la questione salariale esclusivamente a quella della produttività è fuorviante, e come se si affermasse che il solo lavoro che merita di essere considerato è quello che genera profitti elevati, mentre quello che genera alto valore sociale no.
Rappresentanza, rappresentatività, contrattazione
Uno dei nodi centrali della questione sul salario minimo sta proprio nel legame tra questi tre concetti: chi è sufficientemente rappresentativo da rappresentare lavoratori e lavoratrici nella contrattazione? Le richieste della Cgil partono esattamente da questo assunto. Occorre dare valore erga omnes ai contratti collettivi nazionali di lavoro e per farlo occorre definire quali sono i soggetti maggiormente rappresentativi in grado di rappresentare per questo i lavoratori e le lavoratrici. L’articolo 36 della Costituzione, inoltre, definisce che cosa è lavoro dignitoso e cosa è sfruttamento: la retribuzione deve consentire a chi lavora di mantenere dignitosamente sé stesso e la propria famiglia. Ed è per questo che occorre una legge sulla rappresentanza che elimini la contrattazione pirata e con l’introduzione del salario minimo definisca la sogla della dignità sostenendo la contrattazione.
C’è una novità
Proprio in vista dell’Assemblea di oggi, alcuni consiglieri di nominale presidenziale, hanno presentato documenti emendativi. Uno di questi afferma: “Un salario minimo per legge, se ben implementato all’interno dei meccanismi di contrattazione collettiva, non indebolisce ma rafforza la stessa”. Documento importante che come tale è stato valutato dalla Cgil che infatti su quel testo ha espresso un voto di astensione.
La conferenza stampa di Brunetta
Al termine dei lavori dell’Assemblea, il presidente del Cnel ha voluto sottolineare come l’incarico ricevuto dalla premier è “nel solco della Costituzione che con l’art. 99 assegna a noi il compito di essere consulenti di Parlamento e governo perché siamo la casa dei corpi intermedi, mentre la Sala verde di Palazzo Chigi è fuori dalla Carta”. Il lavoro svolto nei 60 giorni previsti ha portato a un Documento che sottolinea come la strada per affrontare anche la questione del lavoro povero sia “contrattazione, contrattazione, contrattazione. Le norme non devono essere né sostitutive né operare in supplenza, ma essere solo di sostegno alla contrattazione”. Brunetta, ha anche voluto sottolineare il ruolo del Cnel: “I nostri sono tempi complicati che impongono un nuovo protagonismo dei corpi intermedi, noi siamo la casa dei corpi intermedi”.
La dichiarazione di voto
Tania Scachetti, dichiarando il voto contrario ha affermato: “Per le questioni di metodo e merito sopra riportate il documento per noi non è condivisibile, soprattutto per una impostazione che vede la contrattazione in evidente alternativa a un intervento legislativo di definizione di una soglia minima oraria. Anche alcuni emendamenti, poi non passati, presentati hanno reso evidente come la via legale possa essere di sostegno alla contrattazione. Questo per noi è molto condivisibile, soprattutto con una riflessione che dobbiamo fare sulla capacità della contrattazione, in questa fase storica, di rispondere alle emergenze salariali che abbiamo. Noi invece rimaniamo convinti che, a partire da una legge sulla rappresentanza, l’identificazione di un salario minimo per tutti come soglia di dignità debba essere applicata in generale”.
Infine, la delegazione della Cgil, consegnerà nelle prossime ore,un testo articolato contenente il giudizio politico e osservazioni puntuali sul merito della proposta.