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Quale futuro si prospetta per la Jabil di Marcianise (Caserta)? Se lo chiedono un po' tutti, dopo la decisione della multinazionale americana dell'elettronica (che realizza colonnine per la ricarica di batterie elettriche per conto dell'Enel), annunciata il 30 maggio, di ritirare le procedure di licenziamento avviate nei mesi scorsi per 190 lavoratori dell'impianto casertano.
I vertici aziendali, durante l'incontro on line con ministero delle Imprese, Regione Campania e sindacati, hanno spiegato che si andrà avanti, alla scadenza della cassa integrazione, con un altro ammortizzatore sociale, come i contratti di solidarietà, che dovrebbero durare anch'essi 12 mesi, fino al 30 giugno 2024.
La cautela di Cgil e Fiom
Alla luce dei fatti si può parlare di una prima vittoria per i lavoratori della Jabil, ma i sindacati si mantengono cauti nei loro commenti, in attesa di risposte concrete che mettano la parola fine alla lunga vertenza. "Chiediamo al gruppo d'indicare una soluzione strutturale alla crisi di commesse", affermano la segretaria Cgil Caserta Sonia Oliviero e il responsabile Fiom Cgil provinciale Francesco Percuoco: "Il ritiro dei licenziamenti costituisce una buona notizia, ma ci preoccupa l'assenza di una soluzione industriale, capace di dare prospettiva al sito".
Di sicuro non si può prolungare all'infinito il ricorso agli ammortizzatori sociali. Anche perché l'azienda ha sempre sostenuto la volontà di ridurre drasticamente il numero di dipendenti del sito casertano e di voler arrivare dall'attuale quota di 430 a 250 unità. "L'adozione del contratto di solidarietà è un passo in avanti, ma non la risposta definitiva", proseguono: "Quelle adottate da Jabil sono proposte temporanee. Il tempo trascorso finora doveva servire a trovare una collocazione certa ai lavoratori. Non è possibile che una multinazionale apra nuovi stabilimenti all'estero, come annunciato in Croazia, e in Italia scelga di ridurre il personale".
Manca un progetto industriale
Per già tre volte si è ricorsi alla proroga della cassa integrazione, con la sospensiva dei licenziamenti annunciati nel settembre 2022 per 190 lavoratori, per i quali si era avviata appunto la procedura di licenziamento collettivo. Cgil, Cisl e Uil chiedono certezze, anche perché le soluzioni di reindustrializzazione sono state più che altro un fallimento. Basti pensare all'azienda Orefice, che dopo aver preso i soldi dalla multinazionale americana ha licenziato i 23 ex lavoratori di Jabil, senza tenere fede agli impegni assunti nelle sedi istituzionali, o alla Softlab, dove sono confluiti 250 lavoratori, ora in cig. "A tutti questi lavoratori va trovata una soluzione, come promesso dal ministero e dalla Regione Campania", precisano i sindacati: "Il territorio ha bisogno di scelte di politica industriale, mirate a rilanciare le attività produttive e garantire i livelli occupazionali".
"Se è vero che gli mesi trascorsi non sono stati sufficienti a trovare soluzioni funzionali per il sito di Marcianise, è pur vero che i lavoratori sono rimasti esclusi dal confronto, senza poter valutare a quale soluzione si sta lavorando", aggiungono Cgil e Fiom territoriali: "Non ci possono essere 'pacchi' già confezionati, che potrebbero risultare delle scatole vuote in cui a rimetterci sono sempre e solo i lavoratori".
In conclusione, Cgil e Fiom Caserta ritengono necessaria una "discontinuità" con quanto fatto dai governi precedenti: "Chiediamo all'esecutivo di porre sotto osservazione la scelta di Jabil di aprire un nuovo sito in Croazia, perché c'è il rischio di una sovrapposizione di produzioni che penalizzerebbe proprio il sito di Marcianise".