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Lo scenario peggiore, quello che andava scongiurato ad ogni costo, si è invece materializzato: la Indelfab - ex Jp Industries, a sua volta ex Antonio Merloni, un tempo il più grande gruppo industriale di elettrodomestici per conto terzi d'Europa - è stata dichiarata fallita dal tribunale di Ancona. Per i lavoratori, quasi 600 quelli rimasti tra gli stabilimenti di Fabriano nelle Marche (294) e Colle di Nocera in Umbria (272), si apre il baratro del licenziamento. La cassa integrazione per cessazione terminerà infatti il prossimo 15 maggio, con al massimo sei mesi di proroga, ma poi ci sarà solo la mobilità e la disoccupazione per l'intera forza lavoro.
"È una notizia disastrosa per le lavoratrici, i lavoratori e il territorio tutto, nel momento in cui si stava cercando di costruire percorsi per il rilancio e la salvaguardia occupazionale - afferma la Fiom Cgil di Ancona - Anziché agire in maniera unilaterale, l'azienda avrebbe dovuto confrontarsi con le organizzazioni sindacali e condividere il percorso, nell'interesse delle persone. Dopo aver respinto il concordato a inizio anno, anche questa nuova istanza della Indelfab viene rigettata dal Tribunale di Ancona, a dimostrazione che le scelte fatte non erano quelle corrette, come da noi più volte dichiarato". La Fiom fa appello a tutte le istituzioni affinché le lavoratrici e i lavoratori non siano lasciati soli, a cominciare dalla possibilità di utilizzo di tutta la cassa per cessazione.
“A questo punto solo le istituzioni possono evitare il disastro sociale – afferma Luciano Recchioni, lavoratore della ex Merloni di Colle di Nocera (Pg) e storico delegato sindacale Fiom – servono soluzioni, non solo per la nostra fabbrica e per il nostro futuro, ma per l'intero territorio, da troppo tempo in un vortice di declino drammatico”.
“Ci appelliamo in primis alla Regione dell'Umbria e all'assessore allo Sviluppo Economico, affinché prendano davvero in mano questa vicenda – continua Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil di Perugia – le risorse economiche a disposizione ci sono, circa 5 milioni di euro, più quelle dedicate alle aree interne, e c'è una condizione di gestione pubblica di questa fase, visto che i commissari riprenderanno in mano il sito. Serve però un progetto vero per le 270 persone che ancora insistono in questo stabilimento”.