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Esplode la protesta dei lavoratori dello spettacolo. Sono bastate poche ore: il governo ha deciso di chiudere cinema e teatri, a partire da lunedì 26 ottobre, nell'ultimo decreto per contenere l'epidemia di Covid-19. Ha però tenuto aperti bar e ristoranti fino alle 18, ordinando invece per le sale la chiusura totale. Un'iniquità palese, che non è andata giù a tutte le persone che operano nel settore, già duramente colpito dal lockdown e dalla prima chiusura degli spettacoli dal vivo. E che ora rischia di capitolare in modo definitivo, soprattutto se per questo comparto non vengono previste subito le tutele adeguate.
È chiaro che occorre fare tutto il necessario per combattere il contagio: ma stavolta tra gli uomini e le donne dello spettacolo è passata davvero l'impressione di essere superflui, poco protetti e sacrificabili. Non ha aiutato l'intervento del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che ha accusato i contrari di "non rendersi conto della gravità della situazione", imputando la scelta alla "necessità di limitare la mobilità". Una necessità, evidentemente, che non vale per altri luoghi e spostamenti.
Tanti artisti sono intervenuti criticando la decisione, a partire dal regista Mario Martone. Ma lo spettacolo, come naturale, non è composto solo di grandi nomi: ci sono anche gli attrezzisti e i tecnici, i segretari e i manovali. Tutti restano ora senza lavoro. Ed è arrivato il momento della mobilitazione: venerdì 30 ottobre si va in piazza con presìdi in tutta Italia.
"È un errore chiudere teatri e sale cinematografiche, luoghi che avevano garantito le misure contro i contagi e la protezione della salute a lavoratori e spettatori". Inizia così la nota di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, in risposta al Dcpm varato dall'esecutivo "Il settore, obbligato dall’inizio della crisi a fermarsi, deve subire un altro brusco stop che non comprendiamo – affermano i sindacati -, soprattutto perché le misure imposte non consentivano il ritorno alla normalità, e comunque davano spazio, a nostro avviso, a un aumento della capienza, dove possibile, mantenendo le condizioni di sicurezza”.
Le sigle chiedono quindi al governo di ripristinare subito l’operatività del settore. In questi mesi molti teatri sono rimasti inattivi, diverse sale cinematografiche hanno definitivamente chiuso. “Il comparto ha la necessità di essere sostenuto – aggiungono -, per avere una reale ripartenza e una prospettiva futura. Nel frattempo è necessario garantire un sostegno certo ai lavoratori. In troppi non hanno ancora ricevuto le indennità promesse”.
Questi sono alcuni dei motivi che portano alla protesta. Nel rispetto delle misure anti-Covid, il 30 ottobre i lavoratori scendono in piazza. Tanti sono i luoghi in cui si ritroveranno, l'elenco è in continuo aggiornamento. Ecco i principali appuntamenti:
Torino, ore 10.00 piazza Castello, davanti alla prefettura
Milano, ore 10.00 piazza della Scala
Venezia, ore 10.30 Palazzo Ferro Fini
Trieste ore 10.30 piazza Unità di fronte alla prefettura
Bologna, ore 10.00 piazza Roosevelt
Roma, ore 10.00 piazza di Monte Citorio
Perugia, ore 10.00, piazza Italia
Ancona, ore 10.30, piazza del Plebiscito
Cagliari, ore 9.30 piazza Palazzo davanti alla prefettura
Napoli, ore 10.00 piazza del Gesù
Bari, ore 10.30 piazza Prefettura
Palermo, ore 10.00, piazza Verdi
Trento, ore 10.00 in via Santa Croce
Pescara, ore 16.00 in piazza della Repubblica
Cosenza, ore 10.00 in piazza 11 settembre
Catania, ore 9.30 in piazza dell'Università