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Il 15 febbraio 1996 entra in vigore la legge 66, "Norme contro la violenza sessuale". Da quel giorno lo stupro è considerato un delitto contro la persona e non più semplicemente contro la moralità pubblica e il buon costume. Vengono infatti abrogati gli articoli del Codice Rocco che risalivano all'epoca fascista. Non solo: il concetto di violenza sessuale si estende a tutti gli atti sessuali compiuti senza consenso. Si inaspriscono anche le pene.
La legge arriva dopo un lungo percorso iniziato addirittura 22 anni prima. La prima proposta risale, infatti, al 1977 ed è del 1980 la presentazione di una proposta di legge popolare sostenuta da gruppi e associazioni femministe. Altri progetti erano stati avanzati nel 1987 e nel 1995. Sono tanti i principi che vengono affermati dalla norma: la sessualità è un diritto della persona che, se lesa, può procedere a querela entro sei mesi; le vittime hanno diritto alla riservatezza; lo stupro di gruppo viene definito come reato.
Un reato atroce come testimoniano le vittime che trovano il coraggio di denunciare. Vent'anni prima che questa legge entrasse in vigore l'opinione pubblica italiana era stata sconvolta dall'esperienza di Franca Rame. Rapita da cinque uomini nel marzo 1973, stuprata per ore a scopo punitivo da un gruppo di maschi di estrema destra perché impegnata e di sinistra, una donna che collabora con Soccorso Rosso, che si è esposta sul caso Pinelli, che parla di fascismo e Resistenza. Quel delitto non troverà mai giustizia ma lei invece avrà la forza di scriverne in un monologo intitolato "Lo stupro".
E il racconto crudo di un incubo vissuto ancora da troppe donne. Secondo i dati dell'Istat il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788 mila) ha subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita : il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro.
Scriveva Franca Rame;
Mi scopro a pensare cosa dovrebbe fare una persona in queste condizioni. Io non riesco a fare niente, né a parlare né a piangere… Mi sento come proiettata fuori, affacciata a una finestra, costretta a guardare qualche cosa di orribile. Quello accucciato alla mia destra accende le sigarette, fa due tiri e poi le passa a quello che mi sta tra le gambe. Si consumano presto. Il puzzo della lana bruciata deve disturbare i quattro: con una lametta mi tagliano il golf, davanti, per il lungo… mi tagliano anche il reggiseno… mi tagliano anche la pelle in superficie. Nella perizia medica misureranno ventun centimetri. Quello che mi sta tra le gambe, in ginocchio, mi prende i seni a piene mani, le sento gelide sopra le bruciature… Ora… mi aprono la cerniera dei pantaloni e tutti si danno da fare per spogliarmi: una scarpa sola, una gamba sola. Quello che mi tiene da dietro si sta eccitando, sento che si struscia contro la mia schiena. Ora quello che mi sta tra le gambe mi entra dentro. Mi viene da vomitare.