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C’è chi si ammala e non viene assistito da nessuno e chi viene raggirato per aver scambiato due parole in fiducia con qualche abile truffatore. C’è chi finisce in una casa di risposo dimenticato da tutti, addirittura chi muore nel suo appartamento senza che nessuno se ne accorga, se non settimane o mesi dopo. Quello della solitudine è un dramma che non risparmia neppure tanti anziani veneti, in particolare quelli che vivono in zone più isolate o che non hanno più alcun legame familiare. Secondo una indagine dello Spi Cgil regionale del Veneto – che da sempre monitora le condizioni degli ultrasessantacinquenni in generale e dei pensionati in particolare – nel territorio il numero degli anziani soli è preoccupante, soprattutto per quanto riguarda gli ultraottantenni, una delle categorie più fragili della nostra società.
Stiamo parlando di un esercito di circa 210 mila over 80 che vivono soli, perché vedovi, divorziati o nubili/celibi. In pratica nella regione tre ultraottantenni ogni cinque sono (almeno in teoria) senza un compagno o una compagna. Non solo: trequarti di queste persone sono donne e ciò rende la situazione ancora più delicata. Inoltre, se consideriamo il reddito medio delle pensioni, soprattutto quello delle donne, ci rendiamo conto che oltre alla solitudine, incide fortemente anche la povertà.
“La politica, anche a livello regionale, deve tenere conto di questa situazione – commenta Elena Di Gregorio, segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto –. La solitudine è una vera e propria malattia di cui soffrono molti nostri anziani. Quando poi si è vedove o vedovi, celibi o nubili o divorziati, insomma, quando non si vive con nessuno, allora la situazione si fa ancora più complessa. Una persona sola, soprattutto se non ha familiari o parenti che la seguano, è a rischio in molte situazioni. Pensiamo alle truffe porta a porta, per esempio. Le vittime preferite sono appunto gli anziani soli. Ma c’è anche tutto il tema della non autosufficienza che riguarda per la stragrande maggioranza proprio gli anziani con più di 80 anni d’età: essere da soli non aiuta di certo. Inoltre, un anziano solo può avere difficoltà nelle piccole cose quotidiane, come fare la spesa e, soprattutto nei mesi estivi, tutto si complica”.
A livello territoriale la provincia con la percentuale più alta di over 80 soli rispetto agli ultraottantenni totali è Belluno (10.585, il 66,4% del totale), segue Rovigo, con 64%, ovvero 12.409 persone. Le altre province in generale si equivalgono: Padova ha 38.872 ultraottantenni soli (il 61,4% del totale degli over 80), Verona, 38.425 (il 61,6%), Venezia, 38.347 (il 61,2%), Treviso, 35.466 (il 61,4%), Vicenza, 34.173 (il 61,2%). Questi numeri fotografano in modo fedele il cambiamento demografico e sociale avvenuto negli ultimi vent’anni, con sempre meno figli e sempre più anziani.
Le politiche a favore degli anziani soli, dunque, devono muoversi su più fronti: salute, lotta all'isolamento e alle truffe, trasporti, residenzialità, esenzioni per i redditi più bassi, politiche per l'invecchiamento attivo, legge sulla non autosufficienza. “Visto che la popolazione invecchia sempre di più – aggiunge Di Gregorio – bisogna cominciare a pensare le città a misura di anziano con particolare attenzione alle donne ultraottantenni sole, che sono la netta maggioranza. Guardiamo con grande attenzione a certi modelli, anche nordici, che prevedono servizi integrati pure all'interno degli stessi condomini dove possono convivere inquilini di età diverse, servizi a supporto di quelli più anziani con finanche studi medici. Insistiamo poi perché si preveda finalmente una nuova legge sulla non autosufficienza ed è anche per questo che il 1° giugno abbiamo partecipato in piazza San Giovanni a Roma alla grande manifestazione unitaria dei pensionati. Le istituzioni non possono continuare a far finta di niente, il tema degli anziani, e in particolar modo di quelli soli e di quelli non autosufficienti, non è più rinviabile. Gli anziani vanno tutelati con politiche adeguate”.