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Transazioni eccessive e anomale, incoerenza fra volume d’affari e investimenti, profili imprenditoriali “poliedrici”, crescita troppo rapida dell’attività economica. E poi, andando nel particolare, evasione fiscale, riduzione di costo del lavoro, smaltimento dei rifiuti a costi vantaggiosi. Sono queste le principali caratteristiche delle aziende criminali - ovvero amministrate da soggetti accusati di appartenere a organizzazioni mafiose - sempre più diffuse anche nel Veneto.
Nella regione sono 386 le imprese in odore di mafia, un quinto delle 1.967 individuate in tutta Italia. E’ quanto emerge da un’indagine realizzata dal professor Antonio Parbonetti dell’Università di Padova (assieme a Michele Fabrizi e a Francesco Ambrosini) e presentata oggi, 30 ottobre, a Cerea (Verona), durante le premiazioni dei volontari dello Spi Cgil del Veneto che anche questa estate hanno partecipato ai campi della legalità distribuiti in ogni parte d’Italia. Emergono le attività riguardanti lotterie e scommesse ma anche commercio, edilizia, ristorazione, servizi informatici.
Il dato, per molti versi allarmante, conferma che nel territorio veneto la presenza criminale, molto sottovalutata da chi governa la regione, è capillare, e ciò rende ancora più necessaria la battaglia a favore della legalità promossa dal sindacato dei pensionati della Cgil.
Proprio oggi, come detto, lo Spi ha premiato i pensionati e le pensionate che in estate hanno partecipato ai campi antimafia organizzati da Libera e da Arci. 79 “anziani” veneti si sono alternati per una settimana di impegno e lavoro, partecipando, assieme a ragazzi e ragazze in un utilissimo confronto intergenerazionale, alle varie iniziative di formazione e di confronto con magistrati, giornalisti, parenti di vittime di mafia, amministratori pubblici, tutti impegnati nella lotta contro le mafie e la criminalità organizzata.
In Veneto anche quest’anno erano due i campi della legalità: quello di Erbè (Verona) nel terreno confiscato al narcotrafficante Roberto Patuzzo, e quello di Campolongo Maggiore (Venezia) nella villa dell’ex boss della Mala del Brenta, Felice Maniero. A questi, a fine estate, se ne è aggiunto un terzo, sperimentale, di soli tre giorni, a Salvaterra, in provincia di Rovigo, nella villa Valente Crocco, proprietà confiscata a un trafficante di droga collegato alla mafia siciliana. Questo campo il prossimo anno sarà inserito ufficialmente nel calendario dei campi in programma di Libera.
“È da sette anni che partecipiamo ai campi antimafia – spiega Rosanna Bettella, della segreteria dello Spi Cgil del Veneto – perché il sindacato dei pensionati della Cgil è in prima fila nella lotta per la legalità, come dimostrato anche dalla tante iniziative organizzate durante l’anno nelle scuole. Le esperienze dei campi sono pubblicate anche quest’anno in un libretto che raccoglie i diari di chi ci è andato con tanta passione. Per quanto riguarda la lotta per la legalità, di anno in anno l’impegno aumenta, e questo fa ben sperare. Ci ha permesso di rafforzare, nei territori, il nostro rapporto con Libera, con Arci, costruire con loro, al di là dei campi, iniziative pubbliche, nelle scuole, per seminare idee di giustizia e raccogliere legalità. Da qualche tempo si è aggiunta anche la collaborazione con Avviso Pubblico, con cui vorremmo affrontare, in particolare, il tema della ludopatia, che affligge, ahimè, molte persone anziane. Si è anche rafforzato il patto intergenerazionale con le ragazze e i ragazzi della Rete e dell’Udu: attraverso loro abbiamo consolidato i rapporti con le varie scuole, assieme a loro parliamo a migliaia di studenti di rispetto delle regole e di cittadinanza”, conclude Bettella.