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La mostra Amatissime nasce, forse in un gioco di eterogenesi dei fini, da un ragionamento teso a tematizzare il cinquantesimo anniversario del 1969 operaio e dell'autunno caldo.
In preparazione di quel passaggio ci concentrammo su tre temi distinti: le grandi lotte sul contratto nazionale; la traduzione nei luoghi di lavoro dello Statuto dei Lavoratori - dove il passaggio dalla Legge alla pratica fu tutt'altro che scontato; le forme di rappresentanza che resero possibile questo salto di qualità dell'iniziativa sindacale, fondamentalmente il Consiglio di Fabbrica e l'unità d'azione del sindacato confederale.
Pensammo anche, in quei giorni, a come valorizzare il patrimonio storico della Camera del Lavoro, decidendo che sarebbe stato significativo utilizzare parte del nostro archivio fotografico, sia per la qualità dei materiali sia per la grande efficacia di questo mezzo espressivo.
Ragionando di questo insieme di questioni ci rendemmo conto che la storia del conflitto sociale nel settore della maglieria e del tessile abbigliamento della nostra Provincia avrebbe potuto essere pienamente esemplificativo dell'intreccio dei temi che sopra richiamavo, ma non solo.
Essa conteneva in se una dimensione ulteriore, quella dell'emersione e del protagonismo di una “nuova soggettività femminile” che rappresenta un vero e proprio elemento di novità nella storia sociale, politica e dei diritti civili nel nostro Paese. Si trattava quindi di una storia ricchissima di significati, completamente rimossa dall'orizzonte culturale della nostra città, che a nostro modo di vedere andava riportata alla centralità che merita.
Abbiamo quindi deciso di abbracciare un arco temporale più ampio, dall'inizio degli anni ’60 (è del 1961 l’introduzione del diritto alla parità di stipendio nel settore industriale) fino agli inizi degli anni ’80, dove ormai sono evidenti i segni della crisi e della ristrutturazione del settore.
Abbiamo così raccontato una vicenda collettiva senza pretese di esaustività di quella fase, concentrandoci su sei realtà del nostro territorio: Max Mara-Emiliana Confezioni, Maska, Bloch, Confit, Sima e Gioconda. Rielaborando e ricombinando, con la sapiente collaborazione dello Spazio Gerra, materiali fotografici, documenti originali e video interviste delle protagoniste e dei protagonisti di quella fase. Cercando di restituire, in un racconto a più voci e attraverso linguaggi differenti, la complessità di questa vicenda.
Il grande riscontro di pubblico durante le giornate nelle quali la Mostra è rimasta aperta ci ha dato un segnale preciso, sia sul piano quantitativo delle presenze sia sul piano qualitativo dei giudizi e dell'interesse che abbiamo suscitato. Abbiamo fatto esperienza diretta noi stessi, che la mostra l’avevamo ideata e realizzata, della sua forza, capendo che il prodotto culturale proposto alla città si trasformava tra le mani delle persone che attraversavano la mostra, con la loro sensibilità e il loro punto di vista.
Per questo motivo adesso, a distanza di un anno, abbiamo pensato di rielaborare quei materiali e di valorizzarli ulteriormente risocializzandoli, seppur in maniera differente, perché nessun elemento di significato andasse disperso e perché ogni seme, germogliando, potesse essere foriero di nuove possibilità.
Valerio Bondi, Segreteria Cgil Reggio Emilia