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Il turismo in Liguria rallenta la sua crescita e non solo per colpa del crollo del Ponte Morandi. I dati licenziati in questi giorni dall’Osservatorio turistico regionale della Liguria ed elaborati da Marco De Silva, responsabile dell’Ufficio economico Cgil Liguria, sono esemplificativi di un trend che si intuiva già nel primo semestre 2018 e che i dati a consuntivo confermano.
Sono prevalentemente gli italiani a non scegliere la Liguria come meta delle proprie vacanze, calo che si avverte soprattutto nelle province del Ponente: Savona e Imperia. In queste due province, come più volte sottolineato dalla Cgil, il binomio sole-mare non basta più e il crollo del Ponte Morandi ha accentuato la loro marginalità rispetto al resto del territorio che pur fra mille luci e ombre resiste.
E’ il caso del Comune di Genova che pur essendo la città della tragedia mantiene un buon andamento, in quanto seppur con mille difficoltà, sta riscoprendo e valorizzando il suo patrimonio artistico e culturale e tiene anche La Spezia dove risultati positivi sono garantiti però solo dalle presenze straniere.
De Silva snocciola le cifre: “In Liguria i dati 2018 registrano un calo rispetto al 2017 sia per gli arrivi (-1 per cento) sia per le presenze (- 2,4 per cento). Nel dettaglio si osserva che per il 54 per cento si tratta di turisti italiani che però diminuiscono nel 2018 di circa il 2,3 per cento, contro un 46 per cento di stranieri. Un calo si registra anche nel comparto alberghiero che rimane, comunque, la soluzione per il 71 per cento dei turisti in Liguria; chi registra un segno positivo invece è il settore extra-alberghiero (prevalentemente B&B) con un più 1,26 per cento, e che rappresenta il 35 per cento delle presenze. Attenzione: nei dati ufficiali continua a mancare tutto il flusso turistico che passa tramite le piattaforme on-line (ad esempio AirBnB) e che, a oggi, non viene né censito né monitorato e che si stima rappresenti almeno il 20% del totale del comparto extra-alberghiero.
A livello provinciale si segnalano positivamente le performance di Genova città e Spezia. La prima, nonostante il crollo del Morandi, registra due segni più: 3,7 per cento gli arrivi (oltre 32 mila presenze in più) e 2,4 per cento le presenze (oltre 45 mila pernottamenti). La Spezia, con poco meno di 1 milione di arrivi, in prevalenza stranieri sia negli arrivi che nelle presenze, è l’unica provincia in aumento. Male invece il ponente ligure con Imperia che cala del 2,5 per cento ma è Savona che registra il dato peggiore: -3,6 di arrivi e -4,3 per cento di presenze turistiche.
Per Federico Vesigna, segretario generale Cgil Liguria, “I dati ci preoccupano anche se non ci sorprendono, sapevamo che con il crollo del ponte Morandi ci sarebbero state ripercussioni nei flussi turistici e avevamo visto giusto nell’immaginare che il ponente ligure avrebbe sofferto di più. Ma il problema non sono solo le infrastrutture; anche prima del crollo del Ponte il ritmo di crescita del turismo ligure era rallentato perché i turisti italiani sono tornati a viaggiare sulla sponda sud del mediterraneo e la Liguria non ha saputo cogliere l’opportunità offerta dal contesto di incertezza internazionale – e conclude - Il 2019 si prospetta un anno difficile e non basterà promuovere Genova e la Liguria sulle piste di Courmayeur. Bisogna investire nella qualità dei servizi e migliorare l’offerta alberghiera che è la sola in grado di tradurre l’arrivo dei turisti in occasioni di lavoro serio. Per questo serve una forte iniziativa da parte della Regione affinchè si spendano bene i soldi della tassa di soggiorno, si lavori per diversificare l’offerta turistica e, nella logica della destagionalizzazione, si investa nella qualità dell’occupazione rilanciando il patto per il lavoro nel turismo”.