Difendere la Costituzione, la scuola, la democrazia, il diritto allo studio. Gli studenti scendono nelle piazze di 35 città italiane il 15 novembre contro il governo Meloni che in questi due anni ha messo in atto un costante attacco alla libertà di manifestazione e di espressione e che ha tagliato i finanziamenti all’istruzione. L’iniziativa principale si tiene a Roma: appuntamento nel piazzale della Piramide alle 9.30 per un corteo che arriverà fin sotto la sede del ministero dell’Istruzione. 

Vogliamo potere

In un appello comune con lo slogan “Vogliamo potere” i giovani della Rete degli studenti medi e dell’Unione degli studenti chiedono alle forze politiche, sociali e sindacali (la Cgil ha dato il suo sostegno) di associarsi alla loro protesta perché le battaglie siano quelle di un intero Paese, che crede nella partecipazione e nella democrazia. La mobilitazione è promossa anche dall’Udu, Unione degli universitari, che ha proclamato per il 15 una giornata di sciopero studentesco contro la svolta autoritaria del governo.    

Giovani criminalizzati

“Vediamo sempre più politiche di criminalizzazione verso le nuove generazioni – spiega Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete degli studenti medi -. Il decreto Rave approvato dall’esecutivo Meloni subito dopo l’insediamento, ha significato un puntare il dito contro chi è più giovane. Poi il ddl Sicurezza, la riforma della condotta che applica all’interno degli spazi scolastici un principio repressivo, il decreto Caivano. Tutto pensato per marginalizzare, punire. Per questo, abbiamo lanciato un appello e chiediamo di supportare le nostre istanze”.

Tra gli altri temi della mobilitazione, la crisi ambientale per la quale si fa poco o niente, la militarizzazione che alimenta l’escalation bellica, la precarietà lavorativa come certezza, il genocidio che si sta consumando in Palestina.

Diritto allo studio

“Chiediamo una scuola libera dalle logiche del profitto imposte dall’alternanza scuola-lavoro e dove sia garantito un vero diritto allo studio con finanziamenti adeguati – dice Tommaso Martelli, coordinatore dell’Unione degli studenti -. Una scuola dove ci sia crescita ed emancipazione sociale e non sfruttamento e profitto a favore delle aziende private. E ancora, una scuola che sia un luogo di liberà, in cui si possa esprimere il proprio pensiero e il proprio dissenso. Le manifestazioni del 15 novembre sono solo la tappa di un percorso che abbiamo avviato da mesi. Noi continueremo a scendere in piazza, ad attivarci nelle scuole e negli spazi di rappresentanza e confronto con le istituzioni, portando le nostre analisi e rivendicazioni fino a che il ministro non ci ascolterà e non si muoverà per fare sì che i nostri diritti vengano rispettati".