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Il sistema informatico dei congedi parentali e delle indennità di maternità dell’Inps è discriminatorio nei confronti delle coppie dello stesso sesso e va modificato. Lo ha deciso il tribunale di Bergamo a seguito di un ricorso presentato dalla Rete Lenford, in collaborazione con la Cgil nazionale, con l’obiettivo di fare accertare il diritto delle famiglie omogenitoriali a godere dello stesso trattamento previsto per quelle composte da genitori eterosessuali.
Che cosa succedeva in pratica? Quando un genitore riconosciuto tale da una sentenza o da un atto di trascrizione, tentava di inserire una richiesta on line, il sito web lo identificava dal codice fiscale come una persona dello stesso sesso e così bloccava l’iter.
La confederazione di corso d’Italia aveva sollecitato più e più volte l’Inps ad adeguare la procedura e a correggere l’errore, ma senza esito. Adesso il giudice ha dato all’Istituto per la previdenza sociale due mesi per modificare il portale e una sanzione di 100 euro per ogni giorno di ritardo.
“Abbiamo lungamente e ripetutamente chiesto all’Inps di aggiornare i sistemi informatici per consentire a qualunque genitore di inserire la domanda e fruire dei relativi diritti - dichiara Sandro Gallittu, responsabile ufficio nuovi diritti e delle politiche per le famiglie e l’infanzia di Cgil -. Di fronte all’inerzia dell’Istituto non abbiamo avuto esitazioni a intervenire nel giudizio promosso da Rete Lenford, che oggi finalmente pone fine a un’odiosa discriminazione”.
Vediamo che cosa ha chiesto Rete Lenford Avvocatura per i diritti Lgbti+, con la promozione dell’azione collettiva: di dichiarare che il congedo di paternità obbligatorio (art. 27-bis d.lgs. 151/2001) spetta anche a una lavoratrice quando è genitrice in una coppia composta da due donne; che il congedo di paternità alternativo (art. 28 ss. d.lgs. 151/2001) spetta al padre anche quando è genitore in una coppia di due uomini; che il congedo parentale (art. 32 d.lgs. 151/2001) spetta a ciascuno dei due genitori indipendentemente dal genere dell’altro genitore; che i periodi di riposo (artt. 39 e 40 d.lgs. 151/2001) spettano anche al padre quando è genitore in una coppia di due uomini; che le indennità di maternità per iscritte alla gestione separata e lavoratrici autonome (artt. 64 e ss. e 66 e ss. d.lgs. 151/2001) spettano al padre anche quando è genitore in una coppia di due uomini.
“Accogliamo con grande favore una sentenza che abbiamo fortemente voluto – afferma Daniela Barbaresi, segretaria confederale Cgil -, e che rappresenta l’applicazione del principio di uguaglianza a tutte le forme familiari e a tutte le bambine e i bambini a prescindere dal nucleo di appartenenza”.
Da un punto di vista strettamente tecnico, l’applicativo web dell’Inps per le domande di congedi e riposi, per i quali è stata promossa la causa, rispecchia la normativa nazionale pensata a suo tempo per due genitori di sesso diverso e mai aggiornata, anche se ci sarebbe stata la possibilità di farlo con il recepimento della cosiddetta direttiva congedi del 2022.
“Trattandosi di istituti a cui si applica il divieto di discriminazione per orientamento sessuale, imposto dal diritto dell’Unione europea – precisa l’avvocato Francesco Rizzi, socio di Rete Lenford e patrocinatore della causa insieme al legale Alberto Guariso -, tutti i congedi devono essere accessibili anche alle coppie di genitori dello stesso sesso, che devono potersi suddividere i compiti di cura e assistenza, come avviene per tutti i genitori eterosessuali”.
“Salutiamo questa sentenza con enorme soddisfazione – dichiara Lara Ghiglione, segretaria confederale Cgil -: i nostri uffici di patronato saranno a disposizione per dare assistenza nella presentazione delle richieste che abbiamo contribuito a rendere possibile”.