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"In questo periodo si ritorna a parlare di pensioni - scrive Mario Bravi, segretario dello Spi Cgil di Perugia -. Si tratta di un tormentone che riemerge e che cerca di far passare i pensionati come scialacquatori delle risorse pubbliche. Così non è, non solo perché la previdenza deve essere considerata come 'salario differito', visti i contributi versati nel periodo lavorativo, ma anche perché le pensioni spesso nascondono redditi al di sotto della soglia di sopravvivenza. Basti pensare che a Spoleto, dove i pensionati costituiscono il 36,8% dei contribuenti totali, avendo superato il numero di 8mila, il valore medio delle pensioni di anzianità è di 1.349 euro lorde mensili, ma soprattutto, tre quarti dei pensionati spoletini, cioè oltre 6mila persone, percepiscono meno di 1000 euro al mese. Ancora più povere sono poi le pensioni di reversibilità che nella quinta città dell’Umbria hanno un importo medio mensile pari a 621 euro (contro una media nazionale pari a 738 euro).
Non a caso a Spoleto il reddito medio annuo è pari a 19.558 euro, contro una media nazionale pari a 25.430. E in questo quadro il reddito medio annuo da pensione corrisponde a 17.843 euro, contro una media nazionale di 21.406.
Questo dimostra - conclude il segretario dei pensionati della Cgil provinciale - che un numero crescente di anziani sta scivolando sempre di più sotto la soglia di povertà, che rischia di allargarsi drammaticamente. L'inverno che abbiamo di fronte, infatti, sarà caratterizzato da rincari (in parte già in atto). Per questo rinnoviamo al Governo la richiesta di adeguare, a partire da gennaio 2022, il potere d’acquisto delle pensioni! È una misura urgente e necessaria a cui 'il governo dei migliori' non si può sottrarre".