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Nata in una famiglia partigiana (il fratello di sua madre era il comandante Amino Pizzorno, la nonna era nota alle autorità fasciste come dissidente), laureata in Pedagogia all’Università degli Studi di Genova, Carla Nespolo - professoressa di storia alle scuole superiori, parlamentare per il Partito comunista italiano e quindi senatrice ancora per il Pci e successivamente per il Partito Democratico della Sinistra - è la prima donna a guidare l’Associazione nazionale dei partigiani, la prima Presidente dell’Anpi che non ha vissuto in prima persona la Resistenza. “Teniamoci forte, perché siamo forti. Siamo l’antifascismo: il cuore democratico del nostro Paese”, così ‘la comandante’ concludeva il suo intervento al Consiglio nazionale dell’Anpi del 5 novembre 2017 che la nominava segretaria.
Il modo giusto per strappare tanti giovani alle suggestioni nazi-fasciste, al mito della violenza e del razzismo è la conoscenza. Non ce n’è un altro. Lo diceva Gramsci. (…) E lo diceva Don Milani, quando sottolineava: “l’operaio conosce cento parole, il suo padrone ne conosce mille e riesce ad ingannarlo”. E allora la scuola, la cultura, la conoscenza, la formazione delle giovani generazioni sono indispensabili. Chi si ricorda, ad esempio, che l’Europa, l’idea stessa di Europa, l’Europa come l’abbiamo voluta noi, come la sogniamo noi è nata a Ventotene da quegli antifascisti al confino che si chiamavano: Spinelli, Rossi, Colorni, Ursula Hirschmann, ecc. Chi lo sa? Tocca a noi, ancora una volta, ricordarlo. Per contrastare una situazione che nasce - scusatemi la semplificazione - dal fatto che l’Europa dei mercati ha vinto sul sogno dell’Europa dei popoli. E allora ecco che può succedere che governi europei in cui comunque le regole democratiche vigono, possano tranquillamente intrattenere relazioni (…) con Paesi come la Polonia, l’Ungheria, in cui vengono soppresse libertà democratiche fondamentali, intrattenere relazioni con quella Ucraina che ha nel proprio governo dei dichiarati filo-nazisti e che addirittura in queste settimane, in questi mesi, sta erigendo a eroi nazionali dei nazisti. No. Bisogna cambiare strada. Bisogna alzare forte la nostra voce contro questa situazione. E lo facciamo. E lo faremo. Ma c’è un altro rischio che molti interventi hanno sottolineato ed è quello dell’indifferenza. Va bene, abbiamo una strada intitolata ad Almirante? Ne intitoliamo una a Pertini e abbiamo risolto il problema. Non vogliamo togliere la cittadinanza a Mussolini? Gliene diamo un’altra, che so, a Terracini e siamo a posto. No, non è così che funziona. Non può̀ funzionare così. Né per i Sindaci, né per i Prefetti, né per alcune Istituzioni che così si comportano. L’Istituzione faccia la sua parte e non dimentichi che la Costituzione italiana non è a-fascista, la Costituzione italiana è anti-fascista.
Parole che risuonano di un’attualità disarmante, parole che ci indicano con precisione e certezza la strada da seguire. La strada dell’antifascismo, della democrazia, la rotta delineata dalla nostra Costituzione.
“La Costituzione - diceva il 26 gennaio 1955 a Milano nel Salone degli Affreschi della Società umanitaria Piero Calamandrei - non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”.
“La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”, ribadiva Carla Nespolo citando proprio Calamandrei nel febbraio del 2018 dal palco della manifestazione Mai più fascismi. Un ‘mai più’ che abbiamo detto tante, troppe, volte, ma che non ci stancheremo mai di ripetere con la consapevolezza, ce lo ha insegnato Giuseppe Di Vittorio, di servire una causa grande, una causa giusta.
Abbiamo la ragione e la forza, ce lo ha ricordato pochi giorni fa in una Piazza San Giovanni strapiena e bellissima Maurizio Landini. E con la ragione e la forza abbiamo già vinto, vinceremo ancora. “Gli italiani - diceva Pasolini - per una parte, sono ingenui e politicamente immaturi: ma sono naturalmente intelligenti e si stanno lentamente rendendo conto da che parte sta la ragione. Le nuove leve di giovani lo dimostrano”.
“Noi abbiamo - specificava il poeta - un potente mezzo di lotta: la forza della ragione, con la coerenza e la resistenza fisica e morale che essa dà. È con essa che dobbiamo lottare, senza perdere un colpo, senza desistere mai. I nostri avversari sono, criticamente e razionalmente, tanto deboli quanto sono poliziescamente forti: non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento col sentimento. E allora taceranno: il loro castello di ricatti, di violenze e di menzogne crollerà: com’è crollata la legge-truffa, com’è crollato il governo Tambroni”.