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"Se la Germania ha un raffreddore, noi prendiamo la polmonite, perchè è noto che il grosso del nostro export è verso i Paesi europei. Per cui l'arretramento dell'apparato produttivo del nostro Paese, come confermano gli ultimi dati Istat, deriva anche dal crollo del mercato dell'auto e dell'automotive, settore traino della manifattura italiana. Quindi, la discussione sulla ripresa del mercato Ue è fondamentale per noi, va guardata con molta attenzione, perché se il nuovo presidente Ursula Von der Leyen riesce a cambiare la politica economica ci sarà una trasformazione positiva anche per l'Italia". Così Vincenzo Colla, vicesegretario generale Cgil in un'intervista a RadioArticolo1.
"Dire Green new deal vuol dire governare la transizione, fare grandi investimenti passando da una politica economica tutta gommacentrica e idrocarburi a un modello di produzione prettamente ambientale. Nel contempo, si deve recuperare una nuova mediazione fra capitale e lavoro in Europa, che non può essere la sede del dumping fiscale. D'altro canto, dobbiamo riscoprire l'universalità del welfare, quale idea di tenuta della coesione sociale. Il mercato interno riprende se facciamo investimenti materiali e immateriali, dando un po' di soldi in tasca ai lavoratori. la piattaforma unitaria che abbiamo presentato si basa proprio su questi fattori e ci auguriamo di discuterla al più presto con il presidente Conte", osserva il dirigente sindacale.
Nel suo discorso programmatico, la neopresidente della Commissione Ue ha aperto sul salario minimo europeo, ribadendo la lotta al dumping contrattuale. "L'Europa – secondo l'esponente Cgil – deve fare un cambio culturale, ritornando alla sua grande indentità: rimettere al centro il lavoro e il lavoratore, al posto della finanza e del mercato. Più che modificare la libertà d'impresa, dobbiamo fare una giusta redistribuzione sociale, incentivando il welfare. Questa è la nuova Europa democratica che dobbiamo costruire, così come del resto hanno confermato le ultime elezioni europee, dove i sovranismi e i nazionalismi hanno perso".
Per cambiare davvero politiche economiche e rilanciare il mercato interno, che rappresenta il 70% del nostro Pil, "servono investimenti pubblici che stimolino anche gli investimenti privati, concentrati su logistica, filiera dell'agroalimentare e dell'edilizia, turismo industriale, agenda digitale. Il programma del premier Conte è certamente ambizioso e offre molti spunti di riflessione, a cominciare dall'attenzione al mondo del lavoro, con la proposta di una legge sulla rappresentanza. Non si può competere utilizzando i contratti pirata, la contrattazione è un fatto di democrazia economica", ha aggiunto il sindacalista.
"Abbiamo bisogno inoltre di rinnovare i contratti per 15 milioni di lavoratori entro il 2020, fra pubblico e privato, e di sgonfiare la bolla della precarietà, reintroducendo la cultura della stabilità. Dobbiamo poi recuperare le filiere produttive, dove le Pmi devono stare attaccate a quelle imprese che innovano. Nel contempo, abbiamo bisogno di qualificare il terziario avanzato che è troppo debole, poco innovativo e assai frammentato. Se il governo Conte bis riuscirà a fare tutto questo, come ha rimarcato nel suo discorso in Parlamento, allora si darà vita a una nuova democrazia economica e a trarne vantaggio saranno anche le imprese e tutto il sistema Italia", ha concluso Colla.