PHOTO
"La scuola e le università statali siciliane sono agli ultimi posti su tutti i fronti. Una situazione sconfortante, che si trascina da decenni, rispetto alla quale tutti i governi che si sono succeduti hanno gravi responsabilità". Così il segretario della Flc Cgil Sicilia, Adriano Rizza, commenta sconfortato l'ultima istantanea scattata dal Censis sulla qualità delle università italiane, che vede Palermo al settimo posto tra i 10 mega atenei statali (quelli con oltre 40.000 iscritti) e Catania e Messina agli ultimi posti tra i grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti), rispettivamente alla diciottesima e alla diciannovesima posizione.
Difficoltà che iniziano, appunto, dalla scuola. "L'Isola continua a essere in fondo alle classifiche come tempo pieno - aggiunge -. Infatti, solo il 7% degli studenti siciliani usufruisce di questo importante servizio, mentre, ad esempio, in Lombardia questo numero sale ad oltre il 50%. La Sicilia - continua Rizza - è, invece, ai primi posti delle classifiche negative. Possiede un patrimonio edilizio scolastico tra i più vetusti e inadeguati d'Italia e un indice di dispersione scolastica oltre il 21%, con punte del 25% in alcuni territori, rispetto a una media nazionale del 12,7%".
"A fronte di tutto questo - si chiede il segretario regionale della Flc Cgil - il governo Meloni cosa fa? Accorpa le scuole di piccole dimensioni, riducendo il numero dei dirigenti e del personale Ata e aumentando il loro carico di lavoro. Allo stesso tempo sta portando avanti una riforma scellerata, quella sull'autonomia differenziata, che consente alle regioni più ricche di trattenere il gettito fiscale per finanziare servizi essenziali come la scuola o la sanità e abbandonando quelle più povere al loro destino".
"Questa politica - conclude Rizza - è inaccettabile. Continueremo a batterci in ogni sede perché la politica si renda conto che la scuola non è un costo inutile ma un investimento da fare per il futuro delle nuove generazioni e per la crescita del nostro Paese"