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Torna l'estate, nel pieno di un'inedita campagna elettorale agostana. E, puntuale come un orologio svizzero, riparte la polemica sugli sbarchi dei migranti lungo le coste italiane, alimentata dagli slogan sempre più roboanti trasmessi a reti unificate da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Nel mare delle promesse su come si debbano “difendere i confini”, istituire un “blocco navale” e “fermare l'immigrazione clandestina”, a naufragare come sempre è l'evidenza dei fatti.
L'ennesima emergenza immigrazione in corso infatti è, dati alla mano, una bufala. O quantomeno una notizia piuttosto gonfiata. Secondo il Ministero dell'Interno, nei primi sette mesi del 2022 ci sono stati circa 42.465 mila arrivi in Italia. Ed è pur vero che Lampedusa continua ad accogliere ogni giorno decine e decine di persone, tanto che l’hotspot di contrada Imbriacola è ormai affollato da 1.089 migranti, il triplo di quanti la struttura ne possa contenere. Eppure sono numeri che non possono farci tremare i polsi. Basti pensare che i rifugiati in fuga dall’Ucraina approdati nel nostro Paese, da fine febbraio al 7 giugno scorso, erano già stati 129mila. Tre volte tanto.
Fonte: Ministero dell'Interno
A confermare, poi, che l'emergenza in corso è solo elettorale c'è il confronto con gli anni precedenti. Nel biennio 2020-2021 il lockdown e l’allarme pandemia, hanno mischiato le carte in tavola, frenando fortemente gli arrivi. Nel 2020 in Italia sono sbarcati dal Mediterraneo 34mila profughi, nel 2021 il doppio: 67.040. La proiezione su quest'anno sembra portare a un netto aumento. Però, c'è da sottolineare che non sempre il trend di cifre che si susseguono nei primi mesi dell'anno portano poi a un maggior numero di arrivi al termine dello stesso. Per esempio, al 31 maggio 2016 gli sbarchi erano minori rispetto allo stesso periodo del 2017. Ma a fine anno la situazione era ribaltata.
L’impennata di quest'anno, in ogni caso, era prevedibile. A pesare c'è soprattutto l’instabilità libica. Gli scontri di luglio a Tobruk, accompagnati dal mancato accordo sulle elezioni tra i due presidenti in carica, Dbeibah e Bashagha, lasciano il Paese senza un governo. Anche qui la crisi ucraina influisce: la comunità internazionale riconosce Dbeibah, dietro Bashagha c’è la Russia. Così è invecchiato assai male il patto su cui lavorò nel 2017 l’allora ministro dell’Interno, Domenico Minniti, che trattò anche con le tribù locali. Un accordo che, in cambio di aiuti economici, mirava a contenere la partenza d'imbarcazioni dalla Libia per le coste italiane. L'accordo rinnovato nel 2020 fino al 2023, però, è ormai carta straccia.
Fonte: Ministero dell'Interno
Anche gli effetti dell'esternalizzazione del fenomeno migratorio targata Minniti sono scolpiti nei numeri: se nel 2017 gli sbarchi erano stati 119.369 (di cui 107.212 provenienti dalla Libia), l'anno successivo abbiamo assistito a un calo drastico: 23.370 (solo 13.000 dalla Libia). In un anno gli arrivi da Tripoli sono scesi dell'88%. In sostanza, i migranti venivano parcheggiati nei lager libici finanziati dal Governo italiano, non partivano, e non ci si pensava. Alla luce di quello che sta succedendo sull'altra sponda del Mediterraneo, questo oggi non è più possibile. E gli sbarchi, di conseguenza, aumentano.
Il confronto sui dati e il dibattito pubblico sul fenomeno migratorio, dunque, non possono non fare i conti con quanto sta succedendo a livello internazionale e con quanto successo sul fronte pandemico negli ultimi mesi. La destra italiana, però, continua a strumentalizzare la questione come faceva 5 anni fa, né più né meno. Giorgia Meloni ha chiesto il blocco navale come aveva già fatto lo scorso anno, nel 2020 e anche nel 2017. Lo stesso vale per Matteo Salvini, che il prossimo 16 settembre tornerà in aula per il processo Open Arms con l’accusa di sequestro di persona, e che continua a chiedere, anno dopo anno, la chiusura dei confini e per sé la poltrona più comoda del Viminale.
Fonte: Ministero dell'Interno
Eppure, il flusso migratorio resta costante. L'emergenza quindi non c'è. I dati del Ministero dell'Interno confermano anche questo: ci troviamo di fronte a cifre più basse rispetto a quelle registrate negli anni in cui la questione iniziò a dominare il dibattito pubblico, diventando presto oggetto delle varie campagne elettorali. Nella prima parte del 2017, i migranti entrati in territorio italiano furono circa 60mila, 20mila in più rispetto a quelli registrati quest'anno, mentre l'anno precedente si verificarono circa di 40mila ingressi, più o meno come adesso. A fine anno, in entrambi i casi, sarebbero stati circa 94 mila.