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Il 19 luglio 1943 - solo nove giorni dopo lo sbarco in Sicilia - da una base del Nord Africa 500 aerei alleati si alzano in volo per una missione importante: bombardare Roma. Su una mappa della città, con la scritta Must not be bombed, sono segnalati i monumenti da salvaguardare: Pantheon, chiese, ospedali. Gli ordigni cadono su un’area molto vasta della città, comprendente i quartieri Tiburtino, Prenestino, Casilino, Labicano, Tuscolano e Nomentano, causando più di 1.500 morti, per la maggior parte civili, 11 mila feriti, 10 mila case distrutte e inagibili, 40 mila senza tetto. Epicentro della strage, il quartiere di San Lorenzo (l’intento era quello di colpire il nodo ferroviario per impedire l’invio di rifornimenti alle truppe tedesche e italiane impegnate nel sud del Paese a contrastare l’esercito angloamericano).
“Un cielo limpido con un sole splendido - annoterà sul suo diario inedito conservato presso l’Archivio storico Cgil nazionale l’ex segretario confederale Manfredo (Dino) Marconi - A Roma la vita di ogni giorno attivissima e tanta calma. Ché i manifesti nemici caduti in nottata non hanno impressionato nessuno. È l’ora in cui le massaie vanno in giro per botteghe e mercati per le provviste. E qualche bimbo resta solo e qualche altro più grandicello va a spendere perché mamma è malata o troppo occupata. È l’ora in cui gli abitanti di tutte le città pensano al desinare. E chi è in ufficio, al lavoro o nelle officine, guarda l’orologio per sapere se manca molto. Come messo dall’infinito sulla città si abbassa un aereo tutto bianco. Un falco d’alluminio che vertiginosamente piomba con la mitraglia a dilaniare carni e cose. Dalla città universitaria dove mi trovo sul viale centrale lo vedo precipitare a bersagliare noi che corriamo. Intanto le cento sirene ululano l’allarme … Si può descrivere lo spettacolo delle zone colpite? No, non basterebbe nemmeno fotografarle, ché quell’aria col calore degli incendi, i disperati richiami e singhiozzi di un popolo che tutto ha perduto, la visione dei feriti e delle vittime orribilmente dilaniate sono più che una visione, una sarabanda. Eppure è realtà tragica. Mio padre è salvo, ma miracolosamente ed ha vissuto tre ore terribili in un seminterrato. Dov’era lui tutto è contorto, bruciato, finito. Molti suoi compagni sono morti. Altri feriti, certi orribilmente mutilati. A casa prima di me, irriconoscibile del volto per la patina di porcherie, ho trovato mio padre. Trastevere non è stata attaccata. Quando dal tram (dopo altri quattro chilometri di marcia) ho visto casa mia in piedi ho respirato. Credo anche sorriso. Quando ho rivisto i miei ho pianto, mio padre più degli altri in pena per me l’ho inteso tremare nell’abbraccio. Siamo salvi. Iddio sia lodato. Sia grazie al cielo. Pietà e misericordia per gli altri. 19 luglio ‘43 Lutto di Roma”.
“Cadevano le bombe come neve, il diciannove luglio a San Lorenzo - canterà anni dopo Francesco De Gregori - Sconquassato il Verano, dopo il bombardamento. Tornano a galla i morti e sono più di cento. Cadevano le bombe a San Lorenzo e un uomo stava a guardare la sua mano, viste dal Vaticano sembravano scintille, l’uomo raccoglie la sua mano e i morti sono mille. E un giorno, credi, questa guerra finirà, ritornerà la pace e il burro abbonderà e andremo a pranzo la domenica, fuori porta, a Cinecittà, oggi pietà l’è morta, ma un bel giorno rinascerà e poi qualcuno farà qualcosa, magari si sposerà. E il Papa la domenica mattina da San Pietro, uscì tutto da solo tra la gente, e in mezzo a San Lorenzo, spalancò le ali, sembrava proprio un angelo con gli occhiali. E un giorno, credi, questa guerra finirà, ritornerà la pace e il burro abbonderà e andremo a pranzo la domenica, fuori porta, a Cinecittà, oggi pietà l’è morta, ma un bel giorno rinascerà e poi qualcuno farà qualcosa, magari si sposerà”.
Il 13 agosto, però, Roma è nuovamente bombardata: 409 aerei tra bombardieri e caccia, decollati dagli aeroporti della Tunisia, dell’Algeria, ma anche da Pantelleria, passano sulla città a varie quote e in un’ora e mezzo scaricano 500 tonnellate di esplosivo. Le vittime saranno circa 500. Il giorno successivo il Governo Badoglio dichiarerà la capitale città aperta. Il Comando supremo italiano ordinerà immediatamente alle batterie antiaeree della zona di Roma di non reagire in caso di passaggio degli aerei nemici sulla città, comandando poi lo spostamento di sede dei comandi italiani e tedeschi e delle rispettive truppe, impegnandosi a trasferire le infrastrutture militari e le fabbriche di armi e munizioni, e a non utilizzare il nodo ferroviario romano per scopi militari, di smistamento, di carico o scarico, e di deposito. Ciò non impedirà a Roma di venire bombardata dagli Alleati altre 51 volte sino al 4 giugno del 1944, giorno della sua liberazione. La città eterna sarà la prima capitale europea a insorgere contro gli occupanti.
Il 16 luglio 2018, dopo un lunghissimo lavoro istruttorio di un apposito comitato formato da rappresentanti delle varie Armi e delle associazioni partigiane, fra cui l’Anpi, alla città verrà conferita la medaglia d’oro al valore militare (è la seconda Medaglia d’oro al valor militare attribuita alla città. La prima - decreto del 7 febbraio 1949 - riguardava il “glorioso meriggio del Risorgimento nazionale”). Questa la motivazione ufficiale: “La Città eterna, già centro e anima delle speranze italiane nel breve e straordinario tempo della Seconda repubblica romana, per 271 giorni contrastò l’occupazione di un nemico sanguinario e oppressore con sofferenze durissime. Più volte Roma nella sua millenaria esistenza aveva subito l’oltraggio dell’invasore, ma mai come in quei giorni il suo popolo diede prova di unità, coraggio, determinazione. Nella strenua resistenza di civili e militari a Porta San Paolo, nei tragici rastrellamenti degli ebrei e del Quadraro, nel martirio delle Fosse Ardeatine e di Forte Bravetta, nelle temerarie azioni di guerriglia partigiana, nella stoica sopportazione delle più atroci torture nelle carceri di via Tasso e delle più indiscriminate esecuzioni, nelle gravissime distruzioni subite, i partigiani, i patrioti e la popolazione tutta riscattarono l’Italia dalla dittatura fascista e dalla occupazione nazista. Fiero esempio di eroismo per tutte le città e i borghi occupati, Roma diede inizio alla Resistenza e alla guerra di Liberazione nazionale nella sua missione storica e politica di Capitale d’Italia. 9 settembre 1943 - 4 giugno 1944”.