PHOTO
L’accordo tra governo e parti sociali di sabato scorso e il nuovo decreto per l’emergenza Covid-19, che fornisce indirizzi concreti e stanzia risorse per l’emergenza, sono un altro passo importante per fare fronte a questa gravissima situazione. Situazione in cui, spesso, prevalgono ansie e paura, giustificate, specialmente qui da noi, dove si accompagnano al dolore per la perdita di molti, troppi cari e conoscenti.
Bisogna però rimboccarsi le maniche, prepararci ad affrontare il futuro e provare a rialzare la testa. Va data particolare attenzione al fronte degli operatori socio sanitari e della strumentazione da fornire loro perché possano operare in sicurezza. Sappiamo che i primi provvedimenti ancora non bastano, data l’altissima ‘intensità’ dell’emergenza, ma bisogna seguire questa direzione, riconoscendo lo sforzo immane che Comuni, forze sociali, associazioni, privati e volontari stanno fornendo, a Bergamo, in Italia, in Europa, nel mondo.
Se è vero, come è vero, che ci vorrà ancora del tempo per ritornare alla normalità e, possibilmente, per ripartire, è bene essere consapevoli che non possono esistere oggi provvedimenti risolutori, ma che ci troviamo e ci troveremo di fronte a una sorta di cantiere aperto, in cui si renderanno necessari aggiustamenti, modifiche, integrazioni. Per adesso, la cosa più importante è continuare nell’opera di riduzione di ogni contatto sociale possibile e di messa in sicurezza di coloro i quali devono continuare a lavorare per le produzioni e i servizi indispensabili. Per questa ragione alcune polemiche politiche risultano davvero stucchevoli, mentre è apprezzabile lo sforzo da parte di quasi tutti a mantenere unità di intenti in una fase delicata come questa.
È emblematico che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte abbia chiamato direttamente la direttrice del “Papa Giovanni”, una delle eccellenze ospedaliere a livello globale e la più grande terapia intensiva, oggi, d’Europa, rappresentandole vicinanza e garantendole aiuti concreti. Purtroppo la rete dei nostri ospedali e il nostro sistema sanitario assistenziale è in grandissimo affanno per la concentrazione di casi gravi in un lasso di tempo brevissimo.
È una lotta contro il tempo. Risorse e supporti medici, in termini di personale specializzato e di apparecchiature, arrivati in queste ore a Bergamo fanno ben sperare nella capacità del nostro sistema di superare una situazione ormai non più sostenibile. Infine, pur consapevoli della difficile e lunga transizione che abbiamo davanti, ci auguriamo che si arrivi presto in cima alla collina del contagio per imboccare rapidamente la strada della discesa.
Gianni Peracchi, segretario generale Cgil Bergamo