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Letizia Lindi, docente di filosofia all’Istituto Pesenti di Cascina, c’era a Pisa, lo scorso venerdì. Li ha visti quegli adolescenti picchiati dalle forze dell’ordine durante la manifestazione per la Palestina e “non erano certo black bloc”.
“La cosa che ha colpito di più è stata la sproporzione della reazione di polizia e Digos che hanno chiuso il corteo in una stradina piccola, mentre questi ragazzi, di massimo 16 anni, non avevano alcun tipo di organizzazione e volevano solamente, come di solito accade, raggiungere la centrale piazza dei Cavalieri”. La docente ribadisce: “Non era certo un clima da guerriglia urbana, non era Genova nel 2001. Molti dei ragazzi sono scout o appartenenti all’associazionismo e procedevano con le mani alzate”.
Quella che è emersa poi, e che Lindi sottolinea, è la capacità di reazione di questi giovani che “hanno subito rilanciato un presidio, creando consenso e un collante, tanto che dal mondo scuola sono arrivati in tanti, docenti e studenti, e anche dalle forze della cittadinanza. Son stati capaci di catalizzare l’attenzione sulla questione palestinese e sugli spazi democratici. Il presidio si è poi concluso in un modo molto bello, con una ragazza con il chador che parlava dalle scale dell’università Normale al suono di musiche arabe”.
Ora si preparano al prossimo appuntamento, giovedì 29, con la convocazione di un’assemblea al Polo Carmignani che avrà all’ordine del giorno il destino del popolo palestinese e l’accaduto nelle piazze italiane.
Per la docente esiste “un problema di mancanza di agibilità politica e di immobilismo del mondo politico rispetto a temi come quello della guerra a Gaza, anche da parte della sinistra. I giovani, per contro, si auto-organizzano e danno risposte forti, lanciano parole d’ordine forti, come il ‘no al genocidio dei palestinesi’ e lo fanno con canali diversi, con le autoconvocazioni, con i flash mob. La politica e le istituzioni non hanno però la capacità di leggere queste mobilitazioni”.
Letizia Lindi, forse proprio perché i giovani li vede ogni giorno e li ha visti in piazza, si dice convinta che la nostra società abbia tutti gli anticorpi per non ricadere nei trascorsi tempi bui: “So di essere una voce fuori dal coro, perché, nonostante quanto accaduto venerdì scorso dia da pensare e sia pericoloso, non credo che sia all’ordine del giorno un ritorno al fascismo. I nostri rappresentanti politici non ci hanno dato voce, ma ora i giovani stanno davvero creando scompiglio e sono convinta che società e istituzioni abbiano i giusti anticorpi”.