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“Questa notte alle 22.45 - denunciava la Confederazione in un comunicato rilasciato poco dopo l'attentato dell'8 gennaio 1964 - una bomba ad alto potenziale è scoppiata davanti alla Cgil recando danni rilevanti alla sede della Confederazione. L’inqualificabile attentato non può che provenire dalla destra fascista che in questo modo esprime il suo odio contro una grande organizzazione democratica che dirige i lavoratori nella loro lotta. La Cgil chiede che l’autorità intervenga senza indugio per colpire i responsabili che appartengono ad ambienti che a Roma hanno dato ripetute prove anche recenti della loro attività criminosa contro sedi politiche e sindacali. La Camera confederale del Lavoro di Roma ha predisposto per domani pomeriggio uno sciopero e un comizio di protesta davanti alla sede confederale. La Cgil invita tutti i lavoratori italiani alla più ferma difesa dei diritti sindacali e delle libertà democratiche e a stringersi attorno alle loro organizzazioni, garanzia di crescenti successi nelle lotte del lavoro”.
“Lavoratori romani! - ribadiva in un appello la Camera del lavoro della capitale - Una bomba ad alto potenziale è stata fatta esplodere stanotte contro la sede della Cgil causando ingenti e gravissimi danni e mettendo in pericolo la vita di compagni ancora al lavoro. Questo gesto criminale che è stato certamente compiuto dalle forze della destra reazionaria e neo-fascista, merita la risposta civile, possente ed unitaria di tutti i lavoratori romani. Contro questa nuova provocazione che offende i sentimenti democratici di tutti i cittadini; per un’azione dei pubblici poteri che liquidi definitivamente dalla vita del Paese tutti i residui del fascismo, oggi sciopero generale delle ore 15 in poi. Alle ore 15.30 tutti al comizio in corso d'Italia, 25 (Piazza Fiume) di fronte alla sede della Cgil, lavoratori romani! Scioperate compatti! Intervenite al comizio di protesta".
Dirà Fernando Santi alla Camera dei deputati il 28 gennaio successivo:
Rispondo anche a nome del collega onorevole Novella, il quale ha presentato una interrogazione identica alla mia. È difficile per me dichiararmi pago, almeno nella misura in cui l’avrei desiderato, della risposta dell’onorevole sottosegretario Ceccherini. L’attentato alla Cgil non può essere considerato una bravata di alcuni ragazzi che, con il lancio di una bomba - carta, intendessero fare molto rumore e poco danno. L’onorevole sottosegretario ha ammesso che è stato lanciato contro la sede della Cgil, sguarnita di qualsiasi sorveglianza da parte delle forze dell’ordine, un esplosivo ad alto potenziale, che ha recato danni materiali ingenti (per una decina di milioni circa). Per puro miracolo - è proprio il caso di dirlo - non è accaduto che i danni materiali si aggiungessero, Dio sa in quali proporzioni, a quelli al personale che era ancora in servizio a quell'ora nella sede della Cgil. Si è voluto, dunque, fare di proposito non una dimostrazione, ma qualche cosa di più; si è voluto cioè colpire la sede di una grande organizzazione dei lavoratori. E qui debbo aprire una parentesi per rilevare come tale attentato, oltre alla indignazione dei lavoratori romani e dei lavoratori italiani, i quali l’hanno manifestata in modo imponente, fermo e corretto, ha provocato anche l’espressione di sentimenti di solidarietà da parte di uomini politici di diversi partiti, di personalità di governo, di organizzazioni sindacali, ed in misura tale da confermare quanto sia ancora vigile nel nostro paese il senso dell’antifascismo, manifestazioni tutte per cui qui rinnovo il ringraziamento della mia organizzazione. Il fatto che i criminali autori di questo attentato non abbiano lasciato il loro biglietto da visita è naturale e si spiega. Nemmeno degli scassinatori si comporterebbero in modo così ingenuo. Ma intanto bisogna domandarsi: chi può avere commesso questo attentato Non voglio polemizzare con l’oratore del Movimento sociale italiano che mi ha preceduto, giacché dovrei affermare che certe sue dichiarazioni rafforzano la mia convinzione che l’attentato provenga da una certa parte, da un certo ambiente. Ho vissuto l’esperienza dolorosa del dopoguerra 1919-20; so che cosa ha significato il fascismo per l’Italia e che cosa ha fatto per poter prevalere con la violenza e con il sangue, e il fascismo noi lo riconosciamo lontano un miglio perché il suo biglietto da visita è in queste manifestazioni. (…) Per colpire gli autori di questi attentati bisogna marciare in questa direzione, e bisogna farlo con la necessaria energia e rapidità. Ma non bisogna soltanto reprimere; bisogna anche prevenire e mettere una buona volta questi movimenti in condizione di non nuocere alla causa dei lavoratori che noi rappresentiamo , né alla causa della democrazia e dell’ordine pubblico alla quale siamo tutti attaccati.
Nella notte tre il 26 e il 27 ottobre 1955 la sede della Cgil aveva già subito un attentato terroristico. Così il giorno seguente Giuseppe Di Vittorio riferiva alla Camera: “Signor Presidente, onorevoli colleghi, come avrete potuto apprendere dalla stampa, questa notte alle 2,25 un attentato dinamitardo è stato compiuto contro la sede della Confederazione italiana generale del lavoro all’ingresso di via Pinciana, ingresso secondario posteriore a quello principale”.
Ignoti teppisti politici, proseguiva il leder della Cgil, “hanno depositato e fatto esplodere una grossa bomba. L’esplosione ha provocato danni ingenti: la porta presso cui era stata depositata la bomba è stata divelta e frantumata completamente. Gli abitanti nelle sale adiacenti al cortile presso la porta, cioè l’autista della Confederazione del lavoro, Antonio Riccardi e i suoi familiari, sono stati sorpresi nel sonno, scossi violentemente, gettati a terra. I mobili dell’abitazione sono stati ugualmente spostati, violentemente gettati, alcuni divelti, tutti i vetri dello stabile a cinque piani sono andati in frantumi, come i vetri degli stabili vicini. Una scheggia del legno della porta si è conficcata per parecchi centimetri in un mobile della casa, per cui si può considerare che se una persona si fosse trovata a quell’ora presso quel mobile, poteva essere uccisa. Se, dunque, questa esplosione non ha determinato vittime umane, è stato per puro caso (…). Noi domandiamo che il governo si decida e colpisca inflessibilmente, come giustamente, non soltanto gli autori materiali, gli esecutori, ma anche i mandanti. Nessuno può affermare che in Italia un qualsiasi movimento fascista abbia mezzi sufficienti, mediante le quote dei propri associati, per poter vivere, pubblicare giornali e acquistare e preparare tritolo a volontà per compiere attentati. V’è chi paga! Bisogna scoprire chi paga! E la coscienza pubblica sa chi sono i finanziatori di questi movimenti che minacciano le libertà conquistate a caro prezzo dal nostro popolo. Noi auspichiamo che tutte le parti politiche, tutti i democratici d’Italia, di ogni scuola e di ogni opinione, aprano gli occhi alla realtà, vedano il vero pericolo e si uniscano; noi auspichiamo, di fronte a questo attentato, la più vasta unità e solidarietà tra tutti gli antifascisti e i democratici, per fronteggiare il pericolo e mettere coloro che minacciano le nostre libertà e intendono terrorizzare i lavoratori e le loro organizzazioni nella condizione di non poter nuocere né ai lavoratori, né all’ Italia, né alla democrazia italiana”.
“L’antifascismo unito - concludeva Di Vittorio - ha fatto la nuova Italia, l’antifascismo unito deve consolidare l’ordinamento democratico dello Stato, sviluppare le libertà democratiche del nostro paese, aprire un avvenire migliore, più sicuro e tranquillo, ai nostri lavoratori ed al nostro popolo tutto. Perciò è bene che tutti i democratici si associno alla nostra protesta contro gli attentatori e chiedano con noi che siano perseguiti, e si prendano le misure adeguate per rendere impossibile il ritorno a quell’atmosfera a cui l’attentato di questa notte fa pensare e di cui costituisce un episodio”.
“Se poi si vuole - chiosava Peppino - con attentati del genere, terrorizzare la Confederazione del lavoro e i lavoratori italiani, per impedir loro di continuare a lottare nella difesa dei loro diritti ed interessi vitali, dobbiamo dire, non tanto agli esecutori quanto ai mandanti di questi crimini, che si sbagliano fortemente”. Non passeranno, ieri, oggi, sempre.