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Danilo non è un nome di fantasia, come non lo sono quelli di Luana, tecnicamente definita “operatore educativo per l’autonomia e la comunicazione” (Oepac), e di Simona, insegnante di sostegno.
Danilo è affetto da sindrome di down, in particolare di un ritardo globale dello sviluppo di media gravità (soffre anche di una importante forma di obesità), e frequenta l’ultimo anno della secondaria di primo grado: ma non sarà il suo ultimo anno nella nostra scuola, perché insieme alla dirigente scolastica, d’accordo con la famiglia, abbiamo deciso di tenerlo con noi anche per il prossimo, motivando la “richiesta di permanenza” dell’alunno con la necessità di proseguire un percorso intrapreso.
La famiglia. A ben pensarci, è intorno al concetto di famiglia che ruota la sua storia, una storia sfortunata che però da qualche tempo, per paradosso, sembra intravedere spiragli di luce.
Danilo ha perduto prima il papà, nel mese di ottobre, poi la mamma, poco prima di Natale. Entrambi i genitori in meno di due mesi. Soprattutto la mamma aveva nei suoi confronti un comprensibile senso protettivo, acuitosi nel periodo pandemico, durante il quale non ha più accompagnato il figlio in classe, per timore di un contagio che poteva rivelarsi molto pericoloso in un soggetto così fragile. Dopo la sua scomparsa, i due fratelli e la sorella di Danilo, più grandi ma giovani anche loro, si sono trovati all’improvviso davanti difficoltà non semplici da affrontare.
Luana segue Danilo dall’inizio delle elementari, ormai un decennio, e con lei e Simona abbiamo subito capito che in un momento così delicato l’unico luogo in grado di garantire qualche certezza, un punto di riferimento sicuro e affidabile, poteva essere soltanto la scuola. In pochi giorni siamo riusciti ad attivare, con il supporto determinante della dirigente scolastica, una rete che consentisse a Danilo di restare oltre il regolare orario scolastico, dalle 14 alle 16 circa, per controllare un’alimentazione calibrata, più in generale per fornire un servizio come istituzione pubblica, prendendo in carico la responsabilità diretta di un terzo della sua intera giornata.
In questo 2021 i compagni di classe si sono ancor più stretti intorno a lui (non è facile...), e da quando Danilo si presenta ogni mattina puntuale in aula il suo carattere è migliorato, è migliorato il suo umore, divenendo un ragazzo (15 anni da poco compiuti) più allegro e sorridente rispetto al passato. Questa continuità ha inoltre consentito di lavorare più e meglio da un punto di vista strettamente didattico: Luana e Simona possono alternarsi nell’esercizio di scrittura e lettura, nel calcolo matematico, nel disegno, oltre che riscontrare una passione incondizionata per le materie di inglese e musica (Danilo ama molto ballare, e malgrado la stazza, la scioltezza delle sue movenze non è soltanto inspiegabile, ma invidiabile).
Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, ci siamo accorti un po’ tutti che la scuola, la nostra scuola, si è trasformata per Danilo in un’altra famiglia, una nuova famiglia, una famiglia allargata, fatta di persone adulte e di coetanei, fondamentali per riconoscere all’istante alcuni atteggiamenti o momenti particolari, nei quali una vaga tristezza mista ad inquietudine torna a prendere il sopravvento, come è normale che sia. Ma noi siamo lì, e basta una battuta, uno scherzo, un gioco per tornare a sorridere.
Alla fine di questo anno scolastico i compagni di Danilo se ne andranno, ma a settembre ci sarà ancora Luana, il suo angelo custode, ci saranno ancora alcuni degli attuali docenti, ci saranno altri compagni di banco, Poi il futuro tornerà a essere un’incognita, come d’altronde per ognuno di noi. Per Danilo lo è più di altri.
Per adesso pensiamo a goderci questi ultimi giorni tutti insieme, e abbiamo deciso che alla fine delle prove orali, quando la classe otterrà la licenzia media prima di tuffarsi dentro un’altra vita, cercheremo di organizzare un bel pranzo al mare, che Danilo ama tanto, perché “ci sono le onde e si mangia il pesce”.
Meglio un risotto agli scampi di un panino da Mc Donald’s.