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La Puglia guarda dritto verso il futuro. In un momento cruciale e drammatico per il mondo, con una nuova e incombente crisi globale scaturita dall’emergenza sanitaria, si cerca la strada perché il sistema economico e produttivo della regione regga all’impatto. Tra le priorità, il trasporto, la movimentazione merci delle e la logistica, temi al centro di una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina a Bari, presso la sede della Cgil regionale, a margine di un attivo di delegati della Filt di settore.
Mettere sul tavolo questi argomenti, ha spiegato il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, “significa interrogarsi sulla capacità che un sistema economico e produttivo ha di competere sui mercati internazionali. Viene da sé che è indispensabile garantire alle imprese infrastrutture e servizi efficienti e di livello adeguato, e allo stesso modo un sistema produttivo che sia in grado di accrescere la propria qualità di prodotto per sostenere questi processi di internazionalizzazione e quindi spingere alla implementazione ed evoluzione del settore logistico”.
“Parte del gap economico che ha l’Italia con altre nazioni europee – ha detto Gesmundo - ha che fare con un ritardo delle filiere logistiche e di infrastrutturazione. Lo stesso vale per la distanza che c’è tra le regioni del Mezzogiorno e quelle del Nord. Stiamo attraversando una fase di epocale trasformazione dei processi produttivi, le merci hanno bisogno di muoversi sempre più velocemente. E proprio l’esperienza vissuta con il lockdown, ha mostrato quanto sia indispensabile la logistica. Ma trasporto significa anche capacità di aumentare la qualità dei servizi legati al settore turistico, permettere a chi sceglie la Puglia per le vacanze di spostarsi magari in treno nel Salento senza dover impiegare tre ore per compiere traversate di poche decine di chilometri. Significa sostenere il mercato dei prodotti primari. Ma vuol dire anche ridurre le emissioni di gas nell’aria e rendere più sicure le nostre strade”.
Per questo motivo, ha dichiarato Giuseppe Guagnano, segretario generale della Filt Puglia, quando la Cgil chiede al Governo nazionale e a tutte le stazioni appaltanti, “di accelerare sulle opere infrastrutturali, in primis proprio quelle di trasporto e logistiche – porti, interporti, ferrovie, strade, aeroporti – lo fa consapevole che è un aspetto che accresce la competitività di un territorio. Questo Paese da vent’anni non ha una politica nazionale sull’industria, sul trasporto, sull’energia. Rispetto a tutti i fondi che ci sono, serve un’idea complessiva di sviluppo del Paese, cornice dentro la quale costruire le priorità dei territori”. Un paese che va a due velocità anche sui binari, “perché da Centro a Sud l’Alta Velocità non c’è, un problema infrastrutturale che va risolto. Anche per andare incontro a quel che ha previsto l’Unione Europea, e cioè che entro il 2030 il trasporto su ferro delle merci deve raggiungere almeno il 30 per cento del totale. Oggi stiamo al 6. In Puglia il trasporto su ferro delle merci si ferma a Bari. E poi, quando penso alla logistica, alla possibilità di creare un hub tra i porti di Brindisi, Bari e Napoli, so che per sviluppare un progetto simile servono infrastrutture di collegamento adeguate, non quelle esistenti oggi”.
Il tema centrale è come utilizzare al meglio le risorse, “che oggi ci sono. Oggi si decide come intervenire a livello di Governo, per questo vorremmo aprire un confronto prima di tutto con la Regione Puglia e con tutti gli attori politici e sociali per costruire una visione complessiva, sistemica”.
“Stiamo lavorando a una proposta complessiva per la Puglia, che guarda all’innovazione, alla ricerca, all’energia, all’agricoltura, a ogni settore produttivo, alle infrastrutture, insieme a illustri economisti e docenti universitari, che presenteremo a settembre durante gli Stati Generali della Cgil Puglia – conclude il segretario, Pino Gesmundo - da offrire a chi si candida a governare questa regione nei prossimi anni, per un confronto che insista sulle soluzioni per sostenere la ripresa economica e sociale. Perché il rischio che per sostenere il Paese le risorse finiscano nei territori più sviluppati e in grado di segnare indici positivi prima di altri, è altissimo e andrebbe a penalizzare il Mezzogiorno. E allora al tavolo con il Governo dobbiamo sederci prima possibile ma con le idee chiare e le priorità degli interventi da realizzare”.