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Sono passati 39 anni da quando venne pubblicata in Gazzetta ufficiale la legge che introduceva nel nostro ordinamento il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso e la confisca dei patrimoni illecitamente accumulati da parte di coloro che si erano macchiati di tali reati. Le fu attribuito numero 646/82, ma è meglio conosciuta come "legge Rognoni-La Torre".
Virginio Rognoni era il ministro degli Interno che portò a compimento il lavoro di Pio La Torre, parlamentare del Pci impegnato, conoscendola bene, a contrastare la mafia. La conosceva talmente bene, e la combatteva con altrettanta efficacia, che il 30 aprile, proprio di quel 1982, venne ucciso a Palermo insieme a Rosario Di Salvo, a causa del suo impegno sindacale e politico, della sua battaglia per i diritti dei lavoratori, delle sue rivelazioni sull'intreccio fra politica, economia e mafia (denunciato anche in una relazione di minoranza presentata alla Commissione parlamentare antimafia alla fine degli anni Settanta).
A Pio La Torre, inoltre, si deve l‘intuizione che determinò un vero e proprio spartiacque nel contrasto a Cosa nostra: l’individuazione di una fattispecie di reato, l'associazione di tipo mafioso, che consenti a magistrati come Falcone e Borsellino di istruire il maxi processo. E poi il sequestro dei beni: la mafia andava colpita là dove fa più male, dove ci sono i "piccioli”. Stessa intuizione di Giovanni Falcone.
Se la giustizia e lo Stato sono stati in grado di colpire le diverse organizzazioni criminali del nostro Paese, in gran parte lo si deve a quella legge. Per questa ragione Cgil, Avviso pubblico e Federazione nazionale della stampa (Fnsi) hanno deciso di intitolare al quel dirigente, prima sindacale e poi politico, un Premio per la legalità che viene assegnato proprio il 13 settembre.
L’appuntamento è alle ore 14.30, l'apertura è affidata al saluto di Franco La Torre, figlio di Pio La Torre. Intervengono poi Rosy Bindi, presidente della giuria; Nicola Leoni, vice presidente di Avviso pubblico; Michele Albanese, responsabile legalità della Fnsi; Giuseppe Massafra, segretario confederale della Cgil. A presiedere l’iniziativa è Stefania Pellegrini, direttrice master “Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscate alle mafie” dell’Università di Bologna e componente della giuria. L’intero pomeriggio è trasmesso in diretta on line su Collettiva.
“Combattere l'illegalità economica e politica come ha insegnato Pio La Torre – ‘la mafia è una questione di classi dirigenti’, ammoniva più di trent’anni fa – significa prima di tutto pensare alla politica come servizio per la difesa e la salvaguardia del bene comune, aggredire i patrimoni della criminalità organizzata, restituirli alla collettività e porli alla base della costruzione di nuove relazioni civili ed economiche sane e legali, che pongano il lavoro e la dignità delle persone al centro di un nuovo percorso civile e sociale", spiegano i promotori del Premio: "Significa anche impegno civile, assunzione di responsabilità da parte di tutti noi”.
“Il conferimento del Riconoscimento alla memoria di Pio La Torre – aggiunge Luciano Silvestri, responsabile legalità e sicurezza della Cgil - intende evidenziare come nella società civile e nel mondo delle professioni che rappresentiamo, vi siano persone – sindacalisti, giornalisti, amministratori locali – che con passione, coraggio e competenza, esercitano questa azione: sono i nostri anticorpi contro l'illegalità, che vanno coltivati, sostenuti e vanno riconosciuti”.
L'intervento del segretario confederale Cgil Giuseppe Massafra
“Una giornata per ricordare Pio La Torre, ma anche per rinnovare il nostro impegno quotidiano contro ogni forma di criminalità. La legalità è un pilastro imprescindibile per una società democratica. La legalità è un baluardo per la nostra organizzazione fin dalle sue origini. Si tratta di un valore da difendere per il bene comune”. Così il segretario confederale, in occasione della cerimonia di conferimento dei premi. Congratulandosi con i vincitori, Massafra ha affermato che “non dobbiamo considerarli eroi, ma esempi, persone che fanno il proprio dovere. Questo importante premio intende evidenziare infatti come nella società civile e nel mondo delle professioni che rappresentiamo vi siano persone, sindacalisti, giornalisti, amministratori locali, che con passione, coraggio e competenza, esercitano questa azione: sono i nostri anticorpi contro l'illegalità, che vanno coltivati, sostenuti e vanno riconosciuti”.
“Oggi - ha proseguito l'esponente sindacale - avvertiamo il bisogno ancora più urgente di affermare questi principi, perché siamo purtroppo ancora dentro una crisi complessa che mette in ginocchio il sistema produttivo, che crea più precarietà e povertà e dunque offre un'opportunità al malaffare e alla criminalità. Per questo, oggi più che mai, bisognerà controllare e presidiare gli investimenti che saranno effettuati con le risorse del Recovery fund, ma soprattutto bisognerà riprendere il controllo sociale del territorio. Ciò che si decide oggi segnerà la direzione che daremo alla ripartenza. La Cgil continuerà a battersi affinché legalità e sicurezza ne siano le direttrici. Senza legalità nessun progetto di cambiamento è possibile".