1719,98 euro. È la cifra che le famiglie dovranno spendere in più quest’anno per fare fronte alle spese correnti: luce e gas soprattutto, ma anche alimentazione, trasporti, prodotti e servizi per la casa, scuola. Una vera e propria stangata, come si usa dire, che peserà anche sulle imprese e sul sistema produttivo. Rincari dovuti alla crescita del costo dell’energia, ma anche all’inflazione. I dati Istat di gennaio parlano chiaro: nel primo mese del 2022 l'Istituto stima che l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività abbia registrato un aumento dell'1,6 per cento su base mensile e del 4,8 per cento su base annua, era 3,9 nel mese precedente. Una forte accelerazione, come non si vedeva dall’aprile del 1996. I principali responsabili? I beni energetici, soprattutto quelli cosiddetti regolamentati e cioè elettricità e gas. 

“Il nostro Osservatorio nazionale ha dovuto correggere al rialzo le stime iniziali degli incrementi, che incidono principalmente sui beni essenziali – dichiara Michele Carrus, presidente di Federconsumatori -. Aumenti insostenibili per molti cittadini, due volte l’importo dell’assegno medio per il 70 per cento dei pensionati italiani, che non arriva a mille euro al mese, il 60 per cento è sotto i 750 euro. In assenza di provvedimenti adeguati, si determineranno una crescita delle disuguaglianze e delle disparità, una contrazione della domanda interna e ripercussioni sull’intero sistema produttivo. Per affrontare questa situazione, è necessario agire con più leve”.

 

Nonostante gli interventi straordinari messi in campo dal governo, nel primo trimestre del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 si è registrato un aumento del 131 per cento per il cliente domestico “tipo” di energia elettrica (il costo del kWh passa da 20,06 a 46,03 centesimi di euro, tasse incluse) e del 94 per cento per quello del gas naturale (da 70,66 a 137,32 centesimi di euro per metro cubo, tasse incluse). Calmierare il prezzo di luce e gas, quindi non basta.

“Occorrono provvedimenti a sostegno delle fasce più deboli molto più mirati e incisivi di quanto non sia stato fatto finora con la rimodulazione delle aliquote Irpef – riprende Carrus -. Bisogna anche consolidare in modo strutturale le azioni di regolamentazione trimestrale delle bollette, per rinnovarle. E poi trasferire sulla fiscalità generale gli oneri di sistema che servono a finanziare cose che non esistono più, come le tariffe agevolate sul trasporto ferroviario o il sostegno alle rinnovabili o alle industrie energivore. In questo modo si potrà garantire una progressività del contributo. Il governo dovrebbe inoltre eliminare l’Iva sugli oneri di sistema, che è una tassa sulla tassa: basterebbe una norma di una riga. Tutti questi interventi da soli valgono più del 20 per cento del valore delle bollette”.

Intanto Federconsumatori, che fino a domani tiene a Rimini la sua conferenza di organizzazione dal titolo “Il diritto che ci unisce”, insieme ad altre associazioni sta chiudendo accordi per la rateizzazione delle fatturazioni senza interessi e senza mora con le aziende fornitrici, Eni, Hera, Iren, mentre sono in cantiere intese simili con Italgas, Edison, Enel, per migliorare il provvedimento adottato dal governo e da Arera, l’autorità di regolazione del settore. “Bisogna anche sospendere i distacchi per morosità per le famiglie che si trovano in difficoltà – aggiunge Carrus -, con delibere che impegnino le multiutility, nella maggior parte dei casi imprese pubbliche o partecipate”.

Mentre da Nord a Sud gli autotrasportatori sono in rivolta per il rincaro del gasolio e ancora non si riescono a prevedere gli ulteriori effetti sulle bollette dei venti di guerra tra Russia e Ucraina, secondo gli esperti anche quando torneremo alla normalità i prezzi al consumo rimarranno comunque elevati. “La ripresa dalla pandemia si sta traducendo in un basso ritorno dell’occupazione e comunque in condizioni di precarietà – conclude Carrus -. Deve diventare una priorità espandere la base occupazionale del nostro Paese e garantire condizioni di trattamento economico e normativo migliori di quelle che abbiamo conosciuto finora. Perché accade che le persone si ritrovano a essere povere e sempre più povere per questa crisi inflattiva anche se lavorano. E questo è inaccettabile”.

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