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I vaccini sono fondamentali e la scuola ha risposto con grande senso di responsabilità – nonostante una comunicazione non proprio impeccabile e lo stop che a un certo punto è stato dato alla corsia preferenziale –, ma non basta. “Il virus continua a essere in grado di diffondersi e dunque abbiamo bisogno di quelle misure che anche lo scorso anno erano state realizzate in maniera insufficiente. E su questo purtroppo continuiamo a essere indietro”. Così Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil, a un mese e mezzo dall’inizio dell’anno scolastico che partirà con ancora tante, troppe incognite.
Cosa pensi dell’idea di introdurre l’obbligo di vaccinazione per la comunità scolastica?
Una premessa: sono convinto che raggiungere la massima copertura vaccinale possibile per il personale scolastico sia fondamentale. Riteniamo che vaccinarsi sia un dovere civico per chi lavora nella scuola e per primi abbiamo chiesto già a novembre dello scorso anno che il personale scolastico avesse una corsia preferenziale. A questa campagna la scuola ha aderito in massa, almeno fino a quando non è stata interrotta la corsia riservata.
Sì, ma sull’obbligo?
Laddove non si raggiungano i risultati sperati, deciderà giustamente lo Stato con una legge che andrà rispettata, ma ritenere che ciò possa risolvere tutti i problemi di settembre è una grave sottovalutazione. Ci sono oltre otto milioni di studenti che non sarà materialmente possibile vaccinare in massa in un mese. Oltre al fatto che il vaccino non è previsto al di sotto dei 12 anni. Non è credibile ritenere che da sola la campagna di vaccinazione risolva i problemi che la scuola vive da troppi anni amplificati dal contesto pandemico, e che si possa tornare in presenza e in sicurezza allo stesso modo in tutti gli ordini e gradi di scuola senza adottare anche altre misure.
A che punto è la discussione sul protocollo di sicurezza e sulla sua attuazione per il prossimo anno scolastico?
Nel corso del primo incontro abbiamo evidenziato le inadeguatezze delle misure fino ad oggi previste e dell'intero quadro normativo delineato con i due decreti Sostegno. E abbiamo ribadito, unitariamente, l’urgente necessità di approfondimenti col Cts sul mantenimento del distanziamento anche alla luce della contagiosità delle nuove varianti e sull'utilizzo dei dispositivi di protezione.
Insomma, a un anno e mezzo dall’’inizio della pandemia le misure continuano a non essere del tutto adeguate...
Purtroppo è così. Dobbiamo purtroppo constatare che alcune delle scelte urgenti e concrete, sulle quali occorreva intervenire subito, tardano ad essere prese. Scelte che, assieme alla campagna vaccinale, contribuirebbero a concretizzare una soluzione ragionevole, possibile e soddisfacente.
A cominciare da un ampliamento degli organici che voi, in ogni caso, chiedete da tanto tempo. Per non parlare di spazi e trasporti...
Purtroppo gli organici sono Insufficienti: addirittura minori dello scorso anno. Non solo: sono state e recuperate solo nelle pieghe del bilancio del ministero le risorse sull'organico aggiuntivo, il cosiddetto organico covid che potrebbe tamponare l’emergenza mai risolta del sovraffollamento delle classi in molti contesti. Insufficienti anche gli spazi, che all'oggi sono pure in numero inferiore allo scorso anno scolastico, perché molte convenzioni non sono ancora state rinnovate. Totalmente poi eluso il nodo dei trasporti, uno dei principali problemi. Insomma: chiediamo di decidere e di investire maggiori risorse su queste priorità, prima di trovarci improvvisamente e di nuovo nella necessità di chiudere le scuole e di tornare alla didattica a distanza.
Ma perché secondo te siamo a questo punto? Sono stati sottovalutati i problemi, o magari si pensava che l’emergenza fosse ormai alle spalle?
Probabilmente il governo scommetteva su una diversa curva dei contagi e puntava a risparmiare risorse proprio sulla scuola. Temiamo che l’incremento dei contagi che vediamo oggi si ripercuoterà sull’avvio dell’anno scolastico, con l’aggravante per il governo di aver avuto molti mesi a disposizione per affrontare l’inizio dell’anno scolastico in un contesto di pandemia. Bisognava quanto meno implementare le misure adottate lo scorso anno, per una scuola non solo in presenza per tutte e tutti, ma anche per dare un segnale chiaro di voler invertire la rotta sulle politiche dell’istruzione. L’impressione è che purtroppo non sia così. Ecco perché occorre passare dagli impegni assunti ai fatti concreti.