Il decreto sicurezza, ddl 1236, è attualmente in discussione al Senato. Quali siano i tempi per l’approvazione ancora non si sa con certezza. Intanto proseguono le prese di posizione, gli interventi, le mobilitazioni di tante associazioni e organizzazioni della società civile, del mondo accademico, di cittadini, che da subito si sono espressi, sottolineando come questo sia un decreto che porta misure volte a produrre paure nelle persone, con una svolta giustizialista ed autoritaria che legge la sicurezza solo in termini securitari, e non sociali. Che criminalizza la povertà, il disagio, il dissenso. Con profili di incostituzionalità.

Il 4 e 5 febbraio la rete italiana “No ddl sicurezza – A pieno regime” è per questo a Bruxelles. E la Cgil c’è per ribadire con forza le ragioni che motivano l’opposizione al decreto, la richiesta di ritiro, esplicitata fin dalla prima audizione molti mesi fa.

Articoli sul carcere

Preme ricordare come, nella mobilitazione della Cgil, un’attenzione specifica sia rivolta a quegli articoli che riguardano il carcere, con l’introduzione del reato di rivolta passiva, e la non obbligatorietà del rinvio della pena per le donne incinte e madri di bambini fino ad un anno.

Abbiamo sostenuto la campagna “Madri fuori dal carcere, con i loro bambini” e l’appello promosso da Società della Ragione “Ogni bambina e ogni bambino ha il diritto di nascere in libertà, no al carcere per le donne incinte”.

Il 23 gennaio scorso abbiamo partecipato alla conferenza stampa al Senato per rilanciare quell’appello e la mobilitazione: nessun bambino, nessuna bambina deve stare in carcere.

Non è posto per bambini e mamme

Il carcere non è un luogo dove i bambini possano crescere sereni. Dove le madri possano vivere in maniera compiuta e serena la genitorialità. Lo abbiamo ripetutamente affermato: l’art.15 arriva persino a peggiorare il codice Rocco, con una impostazione sessista e razzista, visto che si rispolverano temi superati, come quello della patria potestà, della cattiva madre, e non si ha nessuna remora nell’affermare che così finalmente si andranno a colpire le donne Rom.

Ci vogliono le case famiglia

Circolano indiscrezioni secondo le quali, pur di portare il decreto all’approvazione, questo articolo potrebbe essere modificato, se non cancellato. Non ci basta, perché resterebbe comunque il carcere per le madri e i bambini, anche quando la pena venisse scontata negli istituti a custodia attenuata (Icam), quattro in tutta Italia, che, seppur più dignitosi, sempre istituzioni carcerarie restano. Continueremo a impegnarci e a mobilitarci perché vengano finalmente realizzate le case famiglia, già previste in normativa, per madri e bambini.

Nei prossimi giorni con Società della Ragione si darà vita anche a un progetto di ricerca sulle donne detenute, che provi a ragionare anche della possibilità di una proposta di legge alternativa sulle detenute madri, che le veda fuori dal carcere con i loro bambini.

Resistenza passiva

Per quanto riguarda il carcere, poi, non possiamo non denunciare l’introduzione del reato di resistenza passiva. In un momento come questo, con il sovraffollamento che, anche se diversi esponenti del governo lo negano, raggiunge percentuali oltre il 130 per cento, con un numero di suicidi che lo scorso anno ha superato ogni record, arrivando a 90, si vuole impedire alle persone di agire in maniera pacifica per affermare i propri diritti, di protestare pacificamente per condizioni di vita insostenibili.

Perché tali sono quando si è costretti a vivere in spazi ristrettissimi, troppo spesso fatiscenti, dove mancano i servizi, dove mancano occasioni di socialità, di lavoro. Dove si negano tutte quelle attività che potrebbero mirare al perseguimento del fine rieducativo delle pene. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: in carcere la persona perde la libertà personale, non può perdere la dignità.

Impegnarsi per i diritti fondamentali di tutti, indipendentemente dal luogo dove si trovano, è impegnarsi per una società migliore, più giusta. È rivendicare quanto la Costituzione ha stabilito.