A Ferrara una rete di cinquanta associazioni, rappresentanti del mondo cattolico e della società civile, tra cui anche la Cgil provinciale, dice no a un nuovo Cpr, chiede uno stop a tutte le nuove aperture previste dal governo e la chiusura dei centri di permanenza per i rimpatri esistenti.
La città estense è in prima linea nell’opporsi a questi luoghi di detenzione e segregazione, dove vengono rinchiusi i migranti senza documenti, spesso per mesi. Esiste uno studio di fattibilità per l’area dell’ex aeroporto militare e un ampio schieramento di cittadini contrario, che è sceso in piazza l’8 febbraio e manifesterà di nuovo il 2 marzo.
“I Cpr hanno chiaramente dimostrato di essere un sistema fallimentare e inefficace – racconta a Collettiva.it Francesca Battista, Cgil Ferrara -. Mentre è ampiamente documentato il fatto che rappresentino dei posti in cui uomini e donne sono privati della libertà personale e dei diritti fondamentali. Noi chiediamo che non vengano aperti nuovi Cpr e sosteniamo che vanno chiusi quelli esistenti, spesso oggetto di denunce per abusi. Non luoghi dove spesso si verificano episodi di autolesionismo, fino anche al suicidio, come è successo a Ousmane Sylla, il ragazzo della Guinea che si è tolto la vita nel Cpr di Ponte Galeria. Sono espressione di politiche repressive e di criminalizzazione delle migrazioni, in cui il rispetto del diritto, dalla nostra Costituzione a quello internazionale, è sempre più messo in discussione”.