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Il 10 aprile del 1920 nasceva a Reggio Emilia Nilde - all’anagrafe Leonilde - Iotti. Laureata in lettere e filosofia all’Università Cattolica di Milano e insegnante in un istituto tecnico industriale di Reggio Emilia, dopo l’8 settembre 1943, Nilde entra nelle fila della Resistenza operando nei Gruppi di difesa della donna. Segretaria dell’Udi a Reggio Emilia e membro del Consiglio comunale è tra le ventuno elette il 2 giugno 1946 all’Assemblea costituente.
Due anni più tardi è eletta per la prima volta alla Camera dei deputati. Riconfermata per le successive legislature - unica e unico parlamentare italiano ad essere stato eletto ininterrottamente per 13 volte (14, contando anche l’Assemblea costituente) - nel giugno 1979 ne è eletta, prima donna nella storia, presidente.
“Onorevoli colleghi - affermava nell’occasione - con emozione profonda vi ringrazio per avermi chiamato col vostro voto e con la vostra fiducia a questo compito così ricco di responsabilità e di prestigio. Voi comprenderete, io credo, la mia emozione. In questo alto incarico mi ha preceduto l’onorevole Pietro Ingrao, che fino a ieri ha diretto i nostri lavori con grande intelligenza e imparzialità, e prima ancora l’onorevole Sandro Pertini, oggi presidente della Repubblica, a cui va il mio deferente saluto. Ma in particolare comprenderete la mia emozione per essere la prima donna nella storia d’Italia a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato. Io stessa - non ve lo nascondo - vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l’affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita”.
Manterrà la carica fino al 1992, lavorando ininterrottamente sino al 18 novembre 1999, quando, già gravemente malata, si dimetterà tra gli applausi unanimi dell’intero schieramento parlamentare. Nel 1987 Nilde ottiene un incarico di governo con mandato esplorativo da parte del Presidente della Repubblica Cossiga che si conclude senza esiti. È la prima donna ad arrivare tanto vicino alla presidenza del Consiglio.
Una curiosità. Proprio in occasione dell’incarico di esploratrice il Manifesto interpellerà la segreteria della presidente chiedendo conferma della ortografia del suo cognome (Iotti o Jotti) ricevendo conferma della correttezza della forma “Iotti”, forma del resto sempre utilizzata negli atti della Camera. L’Unità continuerà però a riportare il suo cognome con la J sia nei titoli di prima pagina che nelle citazioni, mentre altri organi di stampa offriranno entrambe le versioni anche sullo stesso numero.
“Evidentemente non sono buoni conoscitori dei cognomi emiliani - sarà il commento di Nilde Iotti - io glielo ho detto tante volte, ma senza successo”. Nel 1991, a seguito di indiscrezioni secondo le quali lo stesso Cossiga voleva nominarla senatrice a vita, la presidente fa sapere di non essere interessata, preferendo mantenere il suo ruolo alla Camera.
Nel 1992 è infine la candidata, ancora una volta senza esito, alla Presidenza della Repubblica con 256 voti (nel 1978 Camilla Cederna di voti ne aveva ottenuti 4, Tina Anselmi nel 1992 ne otterrà 19, 37 nel 2015 Luciana Castellina). Nel novembre del 1999, dopo 53 anni, abbandona la scena politica. Poco più di due settimane più tardi, una folla commossa e sterminata si recherà a Roma per tributarle l’ultimo saluto.
“Lascio con rammarico dopo oltre 50 anni di lavoro il mio incarico di parlamentare - aveva detto pochi giorni prima tra gli applausi unanimi dell’intero schieramento parlamentare - Mi auguro che lo spirito di unità per cui mi sono sempre impegnata prevalga nei confronti dei pericoli che minacciano la vita nazionale. Vi ringrazio per la cortesia”.