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Nella notte tra il 3 e il 4 dicembre 1999 moriva a Roma Nilde Iotti, partigiana, madre costituente, prima donna nella storia dell’Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, la Presidenza della Camera dei deputati, incarico che detenne per quasi 13 anni e per ben tre legislature, dal 1979 al 1992, il più lungo mandato come presidente della Camera dall’istituzione della Repubblica.
“La tua eredità politica e civile - dirà Walter Veltroni il giorno dei funerali - è un tesoro prezioso. Lo porteremo con noi nell’Italia che comincia il nuovo secolo”.
“Purtroppo anche le stelle più belle cadono dal cielo - aveva già detto, commosso, l’allora segretario dei Ds all’uscita dalla camera ardente - era una donna, una donna impegnata in politica, che ha costruito la democrazia italiana. Una donna che da giovane parlamentare della Costituente fino ai lunghi anni in cui è stata presidente della Camera, ha dimostrato un legame con le istituzioni democratiche di questo Paese assolutamente straordinario ed esemplare”. “Presidente Iotti - aggiungerà commosso Luciano Violante - sei uscita per l’ultima volta da quella porta. È l’ultima volta che attraversi questa piazza. È l’ultima volta che questo popolo ti saluta. Noi portiamo nei nostri occhi la tua immagine, nei nostri cuori il tuo affetto severo, nelle nostre intelligenze la tua intelligenza”.
Sul palco montato a ridosso della porta principale della Camera dei deputati sono seduti in prima fila il giorno dei funerali il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la moglie Franca, compagna delle elementari della Iotti a Reggio Emilia, il presidente del Consiglio Massimo D’Alema, il presidente della Corte costituzionale Giuliano Vassalli, i presidenti di Camera e Senato Luciano Violante e Nicola Mancino, l’ex capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, la figlia adottiva di Nilde Iotti e Palmiro Togliatti, Marisa Malagoli Togliatti. E poi Giorgio Napolitano, Livia Turco, Tina Anselmi, che quel giorno dirà: “Aveva una concezione della democrazia in cui l’avversario politico è un amico. Guardava sempre alle ragioni dell’altro”.
“Con lei se ne va una parte della mia storia”, commenta qualcuno, mentre qualcun altro alza il pugno. “Ciao bella signora”, vergava un artista di strada.
Scriveva in occasione del 16° anniversario della sua scomparsa Livia Turco, presidente della Fondazione a lei dedicata: “Nella sua vita ha conosciuto le fatiche, la fierezza, l’amore intenso e l’intenso dolore, l’amore per la figlia Marisa e per i nipoti, la grande passione per la politica dove ha saputo essere innovatrice, intransigente e madre generosa (…) Si occupò con particolare dedizione dei temi del Diritto di famiglia, delle pensioni alle casalinghe, del divorzio assumendo come riferimento l’idea di famiglia come comunità di affetti (…) Nel 1979 viene eletta, prima donna, presidente della Camera. Nel suo discorso di insediamento dedicò le sue prime parole alle donne italiane, cui rimase sempre profondamente legata e fedele (…) Alle donne in particolare insegnava l’eleganza della politica, che doveva nutrirsi di cultura, ricercare e promuovere il bene comune, essere capace di ascolto”.
“Una riformista con il Vangelo della Costituzione sempre in mano: così vedo Nilde Iotti quarant’anni dopo la sua elezione a Presidente della Camera” - diceva ancora Livia Turco nel giugno 2019 - Nel suo costante impegno per riformare le istituzioni, per costruire un rapporto positivo tra politica ed istituzioni risiede la modernità di Nilde Iotti. (…) Nilde Iotti fu una donna delle istituzioni ma aveva ben presente nel cuore e nella testa che il nutrimento fondamentale delle istituzioni è la partecipazione popolare. Essere rappresentanti nelle Istituzioni e delle istituzioni significa far vivere nelle istituzioni medesime la vita del popolo italiano. Il legame tra vita e politica tra persone e politica : questo è il cuore e l’anima della democrazia.
Lei coltivò sempre e fino all’ultimo il rapporto con le persone, con quelle che appartenevano ai ceti più deboli per sostenere la loro battaglia della giustizia sociale, con le donne con cui costruì un legame speciale anticipato in modo mirabile nel suo discorso di insediamento alla Presidenza della Camera: Comprenderete la mia emozione per essere la prima donna nella storia d’Italia a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato. Io stessa - non ve lo nascondo - vivo in modo quasi emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro ed aver speso tanta parte del mio lavoro per il loro riscatto, per l’affermazione di una loro pari responsabilità sociale ed umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio nella mia vita.
"Sono una donna che lavora; sono una di voi": queste erano sue espressioni ricorrenti proprio per significare il legame di prossimità che aveva con le donne italiane. Ed era ricambiata tanto che come raccontano indagini e sondaggi del tempo (Indagine Doxa del 1981) era la donna più popolare, veniva prima persino a Sofia Loren ed a Monica Vitti. Fu sempre dalla parte delle donne anche se non amava definirsi femminista (…) Fu una madre autorevole ma anche complice e materna. La sentii accanto nelle battaglie più audaci come la Carta delle donne comuniste, la politica dei tempi di vita e di lavoro, le norme antidiscriminatorie nella politica, le cosiddette quote rosa, la legge contro la violenza sessuale ecc. Le ho voluto molto bene e la porto costantemente nel mio cuore e nei miei pensieri”.
In fondo a Nilde Iotti abbiamo voluto bene tutte noi, giovani e meno giovani ragazze per le quali il suo messaggio di una politica bella, pulita, onesta, ricca di cultura continua a essere un punto di riferimento.