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Figlia di due operai torinesi impegnati nella lotta al fascismo e perseguitati dalla polizia politica (“Sono figlia di un militante antifascista, comunista dalla fondazione del partito, e di un’operaia metallurgica. Entrambi erano nati da famiglie molto povere e avevano cominciato presto a guadagnarsi da vivere”, dirà lei stessa), Nella trascorre l’infanzia in Francia e successivamente in Belgio.
Nei primi anni Quaranta partecipa a Parigi alle iniziative contro la guerra nazifascista, conoscendo molti esponenti comunisti italiani emigrati tra i quali Giorgio Amendola, Luigi Longo, Giancarlo Pajetta, Giuseppe Di Vittorio, Arturo Colombi (quest’ultimo diverrà suo marito).
Scriveva di lei Bruno Ugolini nella prefazione al volume Le tre vite di Nella (a cura di Maria Luisa Righi, Edizioni Sipiel 2009): “La biografia di Nella è la storia di una donna italiana particolare. Non è solo un memoriale, è un vero e proprio romanzo storico-politico che ripercorre quasi cento anni della storia italiana. La protagonista incontra, nel corso delle sue tre vite, da giovanissima partigiana, da dirigente del Partito Comunista, e da dirigente della Cgil, una gran folla di donne e di uomini. Molti hanno nomi importanti, conosciuti (…)”. Una donna, Nella Marcellino, “con il sorriso dolce e il temperamento d’acciaio”. “La si guarda e vien da pensare a quando affrontava a Milano le lotte interne tra il partito degli operai e quello degli intellettuali. È una donna che ha saputo tener testa, con quel sorriso, con quella capacità ironica, a personaggi come Palmiro Togliatti, Luigi Longo, Pietro Secchia, Giancarlo Pajetta, Armando Cossutta, Rossana Rossanda”.
Impegnata nella Resistenza, dopo la Liberazione, Nella continua il suo impegno nel Partito comunista prima, nel sindacato poi. Nel 1975 è eletta segretaria generale della Filtea, il sindacato dei tessili, sostituendo Sergio Garavini (fino al 1981 condivide la carica con Ettore Masucci. “Qualcuno mi chiese se non fossi preoccupata, ma io, con non poca presunzione, risposi 'Dovrebbe essere Ettore Masucci a preoccuparsi!'”, racconterà anni dopo).
Dirige i tessili fino al 1986, battendosi contro il lavoro nero, contro lo sfruttamento del lavoro a domicilio e contro le esternalizzazioni. Storica sarà, il 19 febbraio 1982, la manifestazione per la quale riuscirà a portare a Roma da 80.000 a 100.000 tessili, quasi tutte donne, in un’inedito contesto di gruppi folkloristici e bande musicali, ragazze in costume, palloncini, fiori, striscioni colorati.
“Fu la prima manifestazione che usciva dai rituali tradizionali ed esprimeva fantasia, allegria, musica, fiori, colori. Il logo ‘I love Fulta’ comunicava tutta la tensione unitaria delle lavoratrici e dei lavoratori del Tac, ma la manifestazione fu ricordata anche come ‘la manifestazione delle mimose’, il cui colore si abbinava benissimo al rosso delle bandiere”, racconterà la stessa Nella.
Ritorna la spinta operaia, titolava quel giorno l’Unità - "Sembrava l’8 marzo. Per qualche ora ieri Roma ha avuto l’impressione che il calendario fosse impazzito e avesse guadagnato in poche ore alcune settimane. Tre cortei straordinari hanno attraversato la città e sono confluiti a piazza San Giovanni. Centomila? Anche di più. Lavoratrici, ma anche lavoratori, tessili sono venuti da ogni parte d’Italia per dare la risposta più ferma e la più forte da molti mesi a questa parte all’intransigenza e allo spirito di rivincita del padronato. C’è un dato politico di valore generale nella riuscita dello sciopero e nel carattere straordinario - e non ci riferiamo solo ai numeri ma anche al tipo di corteo - della manifestazione di ieri. Passano gli anni, ci si avvicina sempre più al collo della bottiglia, al momento in cui la crisi - anche politica, anche morale - sembra aver raggiunto il suo apice ed ecco ripresentarsi i protagonisti possibili della storia italiana recente: la classe operaia e le donne. Nessuna enfasi. Si tratta di una constatazione”.
“Se oggi possiamo definire con orgoglio la Cgil un’associazione di donne e di uomini lo dobbiamo anche a lei”, diceva il giorno dei suoi funerali Susanna Camusso. “Nella Marcellino era una ‘capa’ che ha vissuto tre vite, quella di esule a Parigi e partigiana durante il fascismo, quella da dirigente politica nelle fila del Partito comunista e infine quella di grande dirigente sindacale, prima con le tabacchine poi con le lavoratrici tessili. Nella è stata protagonista di molte lotte sindacali, alcune delle quali si sono poi tradotte in leggi: dalla battaglia per la parità salariale tra uomini e donne, alle norme per la tutela della maternità. Aveva la capacità di ascoltare e di imparare ed ha dedicato tutta la sua vita alla promozione del cambiamento”.
Nella “non era una femminista e all’epoca non c’erano le quote rosa - diceva sempre poco dopo la sua morte Bruno Ugolini - Era però una che, con la sua capacità ironica, non temeva i maschi del Novecento. (…) Credeva in quella che allora si chiamava 'emancipazione'. Indimenticabili le sue descrizioni delle lotte liberatorie delle tabacchine. Non solo per il salario ma per diritti e dignità. Ha anticipato un processo che via via ha investito la sinistra politica e il sindacato”.
“Una signora gioviale e chiacchierona, sempre fornita di caramelle e cioccolatini per i suoi piccoli ospiti” (così la ricorda Maria Luisa Righi) alla quale noi tutti e noi tutte dobbiamo molto.