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“A quasi tre anni dagli eventi sismici del 2016 che hanno cambiato il futuro del 42% del territorio regionale, ci troviamo a dover registrare il permanere di profonde difficoltà. Affrontare con forza, coraggio e decisione questi persistenti disagi costituisce un’esigenza imprescindibile per il futuro di tutta la regione Marche”. E’ quanto chiedono in una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil di Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Tolentino.
I sindacati denunciano che “la ricostruzione è quasi drammaticamente ferma, con la presentazione all’Ufficio speciale di circa 5.000 domande, sulle oltre 38.000 attese; e di queste solo il 4% sono state approvate. Sbloccare la ricostruzione è allora l’urgenza prioritaria per pensare il futuro. A tal fine è necessario un confronto aperto e trasparente tra tutti i soggetti coinvolti (professionisti, organizzazioni di categoria, enti locali e Regione, Ufficio speciale per la ricostruzione, Commissario) che individui con chiarezza i ‘colli di bottiglia’ che bloccano la ricostruzione e identifichi le procedure da snellire e gli strumenti per incentivare la presentazione delle pratiche e contenere al massimo gli ‘accolli’ a carico dei proprietari. La stabilizzazione e l’incremento del personale assunto presso gli enti locali e l’Usr costituiscono precondizioni imprescindibili dell’accelerazione”.
Per le confederazioni dei territori colpiti dal sisma “si può e si deve semplificare, ma senza pregiudicare la tutela del lavoro e della legalità nei cantieri: per questo chiediamo che venga accantonata la corsa al massimo ribasso che caratterizza lo Sblocca-cantieri e che rischia solo di favorire illegalità e infiltrazioni criminali e sia data immediata applicazione a strumenti di tutela del lavoro imprescindibili come il Durc per congruità e il settimanale di cantiere”.
I sindacati insistono sulla necessità che “il governo dia un messaggio certo e definitivo su alcune agevolazioni fiscali: in particolare sulla ‘busta paga pesante’ continuiamo a chiedere parità di trattamento con altri eventi sismici e quindi dilazione dell’avvio della restituzione e riduzione della quota da restituire”.
Inoltre, proseguono, “non possiamo accettare arretramenti sul livello dei servizi essenziali nei territori colpiti. Va garantita la piena capillarità dei servizi di prossimità (in particolare medici di base e farmacie); servizi scolastici, servizi socio-sanitari e trasporti pubblici sono essenziali per il rientro e il radicamento delle popolazioni: classi, organici, presidi e linee devono essere mantenuti e al contempo le amministrazioni locali devono avere il coraggio di ripensare tutti i servizi con integrazioni sovracomunali per qualificarli e renderli adeguati alle esigenze del territorio. Va inoltre sostenuta, con particolare riguardo, la rete delle piccole attività economiche da considerare anch’esse di pubblica utilità per le comunità locali (esercizi pubblici, artigianato di servizio ecc.)”.
Cgil, Cisl e Uil chiedono alla Regione Marche “capacità di ascolto e di dialogo, più trasparenza e informazione rispetto alle scelte politiche che ricadono sulla vita del territorio e vera partecipazione delle comunità locali all’assunzione di queste scelte. Per questo abbiamo voluto il Patto per lo sviluppo, per costruire una cabina di regia partecipata dai territori e dalle comunità alla gestione della rigenerazione post sisma e delle connesse risorse. La Giunta regionale è la prima firmataria del Patto – ricordano le confederazioni - e ora non può tirarsi indietro rispetto alla sua piena applicazione: chiediamo che vengano immediatamente attivati i tavoli territoriali previsti dal Patto stesso come luogo di partecipazione e coinvolgimento delle comunità locali”.
“Le Marche ferite dal sisma hanno bisogno di soggetti sociali credibili e radicati nel territorio che esercitino un ruolo di ascolto e rappresentanza – conclude la nota dei sindacati -. Per questo come organizzazioni sindacali non cesseremo di incalzare tutte le istituzioni per ottenere risposte e soluzioni ai bisogni dei territori e rimarremo sempre aperti al confronto e al dialogo con tutti i soggetti sociali che con noi condividono la preoccupazione per il futuro delle aree colpite dal sisma”.