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Marche, primo trimestre 2019: tornano a crescere i disoccupati. È quanto emerge dai dati forniti dell’Istat questa mattina ed elaborati dall’Ires Cgil Marche. Nelle Marche, il numero degli occupati è a 636 mila unità, ovvero 8 mila occupati in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con una diminuzione però pari all’ 1,7% rispetto al IV trimestre del 2018. Complessivamente il numero degli occupati perduti dal 2008 ad oggi, ammontano ancora ad oltre 16 mila.
Il tasso di disoccupazione si attesta al 9,1%, stabile rispetto al primo trimestre del 2018. Più marcata la crescita della disoccupazione maschile (+1,3%) ed in netta dimunuzione quella femminile (-1,8%). Il tasso di disoccupazione registrato rimane comunque stabile per effetto dell’aumento delle forze lavoro, diversamente dalla diminuzione che si registra a livello nazionale (-0,5%) e nel centro Italia (-0,2%).
Crescono i disoccupati in numero assoluto, passando dai 63.122 del primo trimestre 2018 ai quasi 64mila del 2019, con un preoccupante +1,4%. Se confrontati ai dati del IV trimestre del 2018 il numero di disoccupati aumenta del 9,4%. Si registra anche una consistente diminuzione degli inattivi (-13mila) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, cioè di persone che decidono di tornare a ricercare un lavoro.
Così Giuseppe Santarelli, segretario della Cgil Marche: “Questi dati confermano le difficoltà delle Marche, dopo una brevissima parentesi negli ultimi due trimestri del 2018, ad agganciare la ripresa e quindi ad avere miglioramento occupazionale. Tornano a galla enormi problemi strutturali nel Paese e nella regione; a confermarlo sono i dati della cassa integrazione che riprende a crescere e quelli della diminuzione della produzione industriale. Avevamo notato troppo trionfalismo nei commenti di inizio anno; senza politiche industriali di investimenti mirate e senza una politica economica espansiva non ci potranno essere effetti benefici sull’occupazione. La regione - conclude il sindacalista - ha bisogno di lavoro di qualità e stabile, si deve smettere di pensare che il lavoro si crea incentivando le imprese sulle assunzioni. La storia recente insegna che tanto denaro pubblico è stato dilapidato senza produrre buona occupazione”.