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Dalla sanità alla gestione dei rifiuti e del problema dell’acqua, dalle mancate politiche di sviluppo dell’apparato produttivo all’acquiescenza rispetto a un governo nazionale che penalizza continuamente il Mezzogiorno e la Sicilia con misure che non ne favoriscono la crescita.
È lungo l’elenco dei campi in cui, secondo la Cgil Sicilia, “il governo regionale ha mostrato totale inadeguatezza”. Il segretario generale, Alfio Mannino, aprendo oggi, 3 settembre, l’esecutivo regionale del sindacato, ha parlato di “linea politica
inconsistente di un Esecutivo che si limita ad amministrare e male l’esistente e che ha abdicato dal ruolo di soggetto programmatore in favore della pura gestione, che spesso sconfina con clientelismo e favoritismi per l’affermazione di posizioni di potere”.
È in questo quadro che la Cgil annuncia l’avvio di una nuova stagione di mobilitazione, “mirata anche a sostenere le proposte e richieste sindacali – ha sottolineato Mannino – per una nuova fase di sviluppo della Sicilia, affinché si aprano prospettive concrete di occupazione per i giovani, per le donne, per
tutti i siciliani”.
L’obiettivo è anche quello di rilanciare il dialogo con le altre forze sindacali e le associazioni del campo progressista che ha portato già nella scorsa stagione a molte iniziative comuni. “La battaglia contro l’autonomia differenziata – ha detto Mannino – entrerà nel vivo e la Cgil metterà in campo tutte le iniziative possibili affinché la vittoria del sì al referendum abolisca una misura destinata a fare retrocedere la Sicilia”.
Nel mirino del sindacato sarà, anche in questa fase, il governo regionale. “Siamo stanchi di una politica intesa come spartizione di spazi di potere – ha sottolineato Mannino – che incredibilmente non fa che addossare ad altri continuamente le responsabilità dei propri fallimenti. E intendiamo – ha aggiunto – fare sentire la nostra voce senza soluzione di continuità affinché l’opinione pubblica acquisisca piena consapevolezza del vuoto pneumatico di iniziativa politica di chi è al governo e si muove come se le sorti della Sicilia e dei siciliani non fossero affare suo”.