PHOTO
Creare una rete dei Comuni accoglienti per riaffermare l’importanza dell’inclusione come pilastro fondamentale delle politiche locali e nazionali. È l’obiettivo del Manifesto delle città accoglienti, promosso dal Tavolo asilo, che raggruppa una cordata di associazioni ed enti della società civile tra cui la Cgil, un appello urgente per cambiare narrazione, leggi, pratiche e princìpi con cui si affronta e si gestisce l’immigrazione nel nostro Paese.
Sindaci d’Italia uniti
L’auspicio? Che i sindaci di tutta Italia aderiscano all’iniziativa, perseguendo insieme gli impegni sottoscritti, innanzitutto per raccontare un fenomeno troppo spesso rappresentato in modo distorto, superficiale, allarmistico e razzista.
“Sarà una rete di Comuni schierati, che si posizionano e fanno scelte concrete in netta contrapposizione con quelle del governo e del ministero dell’Interno – spiega Giorgia Jana Pintus, dell’ufficio immigrazione dell’Arci, tra i promotori dell’iniziativa -. Sappiamo che ci sono sindaci che affrontano i problemi concreti delle comunità locali e delle persone, spesso controcorrente, che in Italia c’è la volontà di essere accoglienti e inclusivi: far parte di una rete certamente agevola a costruire i percorsi”.
Compressione dei diritti
Sono decenni che si va verso una compressione e una lesione dei diritti degli stranieri, senza tenere conto delle esperienze positive e anche delle difficoltà che poi nella realtà i territori devono affrontare. E la legislazione prodotta ha accompagnato e favorito questo processo.
“Chi ha speculato sulle persone di origine straniera, indicandole come capro espiatorio di ogni problema della società, è riuscito a imporre la propria visione, culturale prima ancora che politica – si legge nel Manifesto -. Questo è avvenuto non perché la maggioranza delle persone sia realmente convinta da quella visione, ma perché in questi anni gli imprenditori politici del razzismo non hanno di fatto avuto avversari”.
Promuovere l’uguaglianza
Dieci i punti individuati e approfonditi. Si parte dall’impegno a promuovere l’uguaglianza sostanziale sul territorio tra italiani e persone di origine straniera, contrastando ogni forma di discriminazione e rimuovendo gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento dell’obiettivo.
Una legislazione giusta ed efficace
Al secondo posto, la promozione a livello nazionale ed europeo di una legislazione giusta ed efficace in materia di diritto d’asilo, in coerenza con l’articolo 10 della Costituzione, la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo: al centro i valori di solidarietà, libertà e giustizia. E considerato quello che sta accadendo in questi mesi, i Comuni faranno network per contrastare le politiche di esternalizzazione del diritto d’asilo e di confinamento dei rifugiati in Paesi terzi come il protocollo Italia-Albania e la criminalizzazione delle Ong che prestano soccorso.
Basta emergenza
Altrettanto importante è superare l’approccio emergenziale al fenomeno migratorio che si ha da anni, e che il governo continua ad alimentare: chiudere i Cas, centri di accoglienza straordinaria, e le altre strutture ghettizzanti che producono disagio sociale, definendo una riforma normativa dell’attuale Sai, sistema accoglienza integrazione, per creare un effettivo impianto unico nazionale per richiedenti asilo e titolari di protezione.
Accoglienza e welfare
Per il Manifesto la gestione dei servizi di accoglienza dovrà inoltre diventare parte integrante del welfare nazionale, regionale e locale, con il rispetto dei princìpi dell’ordinamento giuridico, quali la trasparenza della pubblica amministrazione e il controllo gestionale.
Favorire l’accoglienza in famiglia come forma non più marginale ma integrata all’interno del Sai, accrescere l’attenzione alle categorie vulnerabili, a partire dai minori stranieri non accompagnati, realizzare un’effettiva presa in carico dei migranti che sono stati oggetto, nel Paese di origine o di transito, di torture e violenze.
Ingresso protetto
Le città che aderiranno si impegnano quindi a promuovere l’introduzione di una normativa che istituisca procedure di ingresso protette per coloro che chiedono asilo in Italia, e a chiedere una riforma della normativa vigente sugli ingressi per lavoro, che produce irregolarità e alimenta il traffico internazionale di esseri umani.
Nuova politica Ue
Infine, l’Europa: si cercherà di far nascere una nuova politica della Ue per le migrazioni diverse dall’asilo, che non sia più improntata alla logica della paura e della chiusura ma che miri a dotarsi di programmi e strumenti che permettano un ingresso regolare.
“Ci sono sindaci che già si sono distinti per azioni virtuose e buone pratiche nel loro territorio, azioni e pratiche che vanno fatte circolare – conclude Jana Pintus dell’Arci -. Lo abbiamo sempre fatto e promosso, insieme al supporto dato nei territori che sono direttamente toccati, città di sbarco, di arrivo o transito, dove la presenza delle associazioni può essere un aiuto ai Comuni nell’attivazione di servizi più inclusivi”.