“Serve una manutenzione per l’intero sistema che opera nella gestione dei beni sequestrati e confiscati, a partire dall’implementazione degli strumenti del nuovo Codice antimafia. Ad esempio è inconcepibile che l’organico dell’Agenzia nazionale sia fermo a trenta addetti, laddove il Codice antimafia ne prevede 200. E per questo obiettivo la Cgil è anche pronta alla mobilitazione”. Lo sostengono, in una nota congiunta, Luciano Silvestri, responsabile legalità e sicurezza Cgil nazionale, Pietro Colapietro, segretario nazionale Silp, Mimma Argurio, della segreteria della Cgil Sicilia.
Sull’argomento la Cgil Sicilia ha riunito oggi a Enna le proprie strutture, per una riflessione anche alla luce delle ultime vicende, come il provvedimento di arresti domiciliari notificato dalla Dia di Trapani all’amministratore giudiziario Maurizio Lipani, accusato di essersi intascato somme di denaro provenienti da due aziende ittiche sequestrate ai boss.
“È necessario e urgente reagire – scrivono gli esponenti Cgil – per sconfiggere un sistema dai connotati mafiosi, che impoverisce la Sicilia e mortifica ogni tentativo di riscatto produttivo e occupazionale. L’economia sommersa e illegale ha come effetto la diminuzione della ricchezza e il dilagare della povertà. Un nuovo modello di sviluppo dell'isola presuppone un contrasto effettivo alla mafia e a tutti i fenomeni d'illegalità, inclusi la corruzione e tutte le forme di illegalità nel lavoro”.
Nella nota si afferma che “la Cgil è a disposizione per dare completezza al processo riformatore, ma è anche decisa a promuovere un’azione di mobilitazione per rimuovere gli ostacoli che stanno mortificando le giuste aspirazioni di tutti i cittadini siciliani onesti”. “Il riutilizzo e il rilancio delle aziende sequestrare e confiscate, oltre a essere una risposta occupazionale, rappresenta uno strumento straordinario di contrasto al sistema e al potere mafioso”.