PHOTO
Storicamente l'Italia è stata una nazione di emigranti, un ruolo che ha mantenuto fino a periodi relativamente recenti. Negli anni Sessanta l'esodo di cittadini verso l'estero rimaneva un fenomeno significativo, nonostante proprio in quegli anni cominciassero i primi flussi di lavoratori stranieri, attratti dall’espansione economica in corso. Tuttavia la classe politica italiana non reagì con prontezza, e sul fronte legislativo si assistette a un lungo silenzio, che durò fino alla metà degli anni Ottanta.
Nel frattempo, la gestione della situazione fu affidata a continui provvedimenti di sanatoria e circolari amministrative. Solo con l’avvento della crisi economica negli anni Settanta ci fu una drastica inversione di rotta, culminata nel blocco totale degli ingressi per motivi di lavoro nel 1982. In questo vuoto normativo il “terzo settore” ha assunto un ruolo centrale, con la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio in prima linea nell'accoglienza, mentre la Cgil ha svolto un'importante funzione nel contesto lavorativo.
LEGGE FOSCHI (1986)
Lo Stato per oltre 50 anni ha regolato l’afflusso di cittadini stranieri sul proprio territorio secondo il Testo unico delle leggi di Pubblica sicurezza del 1931, integrato da innumerevoli circolari ministeriali. Nel 1986 arriva però la legge 943, la cosiddetta legge Foschi, che introduce il ricongiungimento familiare, il soggiorno turistico e per motivi di studio, gli ingressi per lavoro su liste predisposte dagli imprenditori, oltre a dichiarare solennemente la piena uguaglianza (formale) fra lavoratori italiani e stranieri. Quel testo è anche accompagnato da una grande sanatoria che coinvolge oltre 100 mila migranti. La legge tuttavia rimane in gran parte inattuata, mentre nel Paese iniziano ad affluire sempre più persone.
LEGGE MARTELLI (1990)
La caduta del Muro di Berlino, gli sbarchi clamorosi degli albanesi sulle coste adriatiche, l'omicidio a Villa Literno di Jerry Masslo e l'arrivo massiccio di maghrebini portano nei primi anni Novanta il fenomeno migratorio alla ribalta delle cronache nazionali.
Il governo pentapartito a guida Andreotti risponde con la legge 39/1990, la legge Martelli, che stabilisce una programmazione annuale degli ingressi, abolisce la riserva geografica per i richiedenti asilo (prevista fino ad allora per chi proveniva da oltrecortina), definisce le tipologie dei permessi di soggiorno e mette in atto la sanatoria per i già residenti. Nello stesso anno l’Italia aderisce all’accordo di Schengen, che abolisce le frontiere in Europa e prevede un sistema comune di scambio e controlli delle frontiere esterne. Nel 1997 entrerà poi in vigore la famigerata Convenzione di Dublino tra gli Stati europei.
LEGGE SULLA CITTADINANZA (1992)
L’Italia è ormai meta degli arrivi dalla ex-Jugoslavia sbriciolata nel 1992, il governo quindi mette mano pure alla questione della cittadinanza. La legge 91/1992 la concede solo ai figli di stranieri nati in Italia e qui residenti fino al 18esimo anno di età, sancendo lo ius sanguinis. È la legge tuttora in vigore nel nostro Paese. Intanto i flussi migratori cambiano, l'immigrazione si consolida, così come il calo demografico col primo saldo negativo per gli italiani.
Si susseguono quindi il decreto della Farnesina che introduce il permesso di soggiorno temporaneo a chi arriva dai Balcani e dalla Somalia, la legge Puglia 563/1995 che permette la costruzione lungo le coste della regione di strutture di prima accoglienza e soccorso (Cpsa), e l’impiego delle forze armate contro l’immigrazione clandestina. C'è poi il decreto Dini 489/1995, decaduto perché non convertito in legge, che inaugura la detenzione amministrativa per gli stranieri destinati all'espulsione.
LEGGE TURCO-NAPOLITANO (1998)
Qualche anno dopo, la legge Turco-Napolitano 40/1988 prevede un sistema di pianificazione degli ingressi basato sul mercato del lavoro. Il testo introduce il permesso di soggiorno per gli stagionali o per la ricerca di occupazione e la protezione sociale a chi denuncia situazioni di sfruttamento. La carta di soggiorno arriva dopo cinque anni di residenza e l’assistenza sanitaria è riconosciuta anche a chi non ha i documenti in regola.
La legge del 1998 rende poi più rapide le procedure di espulsione con decreto amministrativo, istituisce i Centri di permanenza temporanea (Cpt) per chi è in attesa d'identificazione o per gli irregolari. La Turco-Napolitano è la prima norma organica sull’immigrazione, il presupposto per una sistematizzazione della materia nel Testo unico varato con il decreto 286/1998. Il Testo unico è a tutt’oggi il punto di riferimento normativo, aggiornato e modificato con quanto legiferato in seguito.
LEGGE BOSSI-FINI (2002)
Il nuovo millennio cambia le carte in tavola. Gli anni Duemila avvicinano i numeri dei migranti in Italia a quelli di Gran Bretagna, Germania e Francia. Le scelte politiche dei governi di centrodestra cercano di ridurre gli ingressi ed espellere gli irregolari, modificando in modo rilevante la Turco-Napolitano in senso restrittivo. La legge Bossi-Fini 189/2002 prolunga la permanenza nei Cpt da 30 a 60 giorni e prevede l’uso dei militari per il contrasto al traffico di migranti. L’identificazione all’arrivo ora avviene tramite impronte digitali ed è consentito l’ingresso solo a chi ha un contratto di lavoro. Chi lo perde, viene espulso. Contemporaneamente arriva però la più grande sanatoria mai effettuata, che coinvolge circa 600 mila stranieri. Nel 2008 il Governo Berlusconi firma anche l’accordo con la Libia di Gheddafi, che prevede il controllo da parte libica dei flussi di migranti nel Mediterraneo in cambio di finanziamenti.
PACCHETTO MARONI (2008-2009)
Il “Pacchetto sicurezza” Maroni, composto dalla legge 125/2008, da due decreti e dalla legge 94/2009 mette poi in atto la normativa più
restrittiva mai vista in Italia finora. La 125 introduce nuove fattispecie di reato per gli immigrati clandestini e per chi favoreggi la loro permanenza, oltre alla nuova aggravante di clandestinità per reati di stampo penale. C'è poi l’inasprimento delle pene per chi dichiara false generalità e l’espulsione per cittadini Ue o extracomunitari colpiti da condanne di reclusione superiori ai due anni.I decreti, di fatto, restringono la possibilità del ricongiungimento familiare, mentre la legge 94 introduce il reato d'ingresso e soggiorno illegale, inasprisce le pene per favoreggiamento all’immigrazione clandestina e allunga ulteriormente i tempi massimi di trattenimento, fino a sei mesi, nei Cpt (ribattezzati Cie, Centri di identificazione ed espulsione).
LEGGE MINNITI-ORLANDO (2017)
Passa quasi un decennio, insanguinato da numerose tragedie che trasformano il Mediterraneo in un grande cimitero di migranti. Nel 2017 arriva la legge 46/2017, targata Minniti-Orlando, con la quale vengono istituite 26 Corti specializzate in materia d’immigrazione, e previste procedure più snelle per il riconoscimento della protezione internazionale e dell’espulsione degli irregolari. Le norme in questione, però, non si applicano ai minori non accompagnati, per i quali è stata approvata una distinta disciplina (legge 47/2017).
Arriva nel 2017 anche il Memorandum Italia-Libia, l’accordo triennale (poi rinnovato tra le proteste) con il quale l’Italia s'impegna a fornire supporto tecnico e risorse alla Guardia costiera libica per bloccare l’immigrazione clandestina e al governo di Serraj per migliorare le condizioni dei centri di accoglienza. I finanziamenti italiani s'aggiungono a quelli europei. Nei mesi successivi viene imposto alle ong che effettuano salvataggi in mare un Codice di condotta penalizzante.
DECRETI SALVINI (2018-2019)
A fine decennio, il governo “gialloverde” a guida 5stelle e Lega porta al Viminale Matteo Salvini. Arriva quindi un'ulteriore stretta per i migranti. I cosiddetti decreti sicurezza (legge 113/2018, convertito nelle leggi 132/2018 e 53/2019) hanno l'obiettivo dichiarato di fermare l'immigrazione e riscrivere le norme per il rilascio del permesso di soggiorno. Il certificato per motivi umanitari viene sostituito con uno per “motivi speciali”: salute, calamità nel Paese di provenienza e atti di valore civile. Si ampliano poi i Centri di accoglienza straordinaria (Cas) affidati alle Prefetture e ora anche a enti profit, vengono ampliati pure i Cpr.
È poi smantellato il sistema Sprar sostituito con il Siproimi, destinato esclusivamente a rifugiati già riconosciuti e minori non accompagnati. I finanziamenti per l'accoglienza vengono tagliati di netto. La legge 53/2019 contiene invece disposizioni altrettanto restrittive in materia di contrasto all’immigrazione illegale e ordine pubblico.
DECRETO LAMORGESE (2020)
La caduta della maggioranza Lega-5stelle porta al governo Conte II, con l'ingresso del Partito democratico e di Luciana Lamorgese agli Interni. I decreti Salvini vengono quindi, almeno in parte, smantellati. Il decreto sicurezza 130/2020, convertito nella legge 173/2020, introduce infatti il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio possa determinare il rischio di trattamenti inumani o degradanti. Il testo affronta anche il tema della convertibilità dei permessi di soggiorno (ora possibili), trasforma il Siproimi in Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) con servizi aggiuntivi finalizzati all’integrazione, e limita le multe per le ong che soccorrono i migranti in mare. Poi, con un'operazione chirurgica e senza reintrodurre o nominare il vecchio permesso per motivi umanitari, si reintroduce di fatto la stessa discrezionalità, consentendo di concedere asilo quando ragioni umanitarie lo impongono.
DECRETO CUTRO (2023)
La strage di Cutro del 26 febbraio 2023,spinge il nuovo governo “di destra-destra” guidato da Giorgia Meloni a varare in fretta e furia il decreto-legge 20.
Il cosiddetto “decreto Cutro” stringe di nuovo le maglie, rendendo più difficile ottenere la protezione speciale, che consente ai migranti di restare in Italia per ragioni umanitarie e familiari. Non è inoltre più possibile convertirla in un permesso per lavoro. Tra le misure previste, passa da 120 a 135 giorni il periodo massimo di detenzione nei Cpr, e viene introdotta una nuova forma di detenzione alle frontiere per i richiedenti asilo. La legge elimina poi l’accesso a servizi fondamentali nei centri di prima accoglienza, come l’assistenza psicosociale, la consulenza legale e i corsi di lingua italiana.
Nel frattempo, il decreto-legge 16/2023 era intervenuto per fare fronte alla crisi ucraina, prorogando per tutto il 2023, e poi oltre, le misure di accoglienza dei richiedenti dall'Ucraina, così come la durata dei permessi di soggiorno. Il 22 febbraio 2024 arriverà invece la legge 14, che ratifica il protocollo tra la Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania in materia di gestione migranti, con la realizzazione oltre Adriatico di due strutture di accoglienza in territorio albanese.
DECRETI FLUSSI (2001-2024)
I decreti flussi approvati con cadenza annuale dal 2001, in attuazione della Turco-Napolitano, stabiliscono ogni anno il numero massimo di lavoratori stranieri non comunitari che possono entrare in Italia. Emessi dalla presidenza del Consiglio, definiscono le linee guida per l'integrazione e rispondono alla domanda interna di manodopera. Ogni anno, il governo fissa le quote in base alle necessità del mercato del lavoro. Il processo si articola attraverso strumenti come il documento programmatico triennale e il decreto annuale sui flussi.
Il documento triennale, redatto dal governo e sottoposto alle Commissioni parlamentari, offre un’analisi della situazione migratoria e delle tendenze future. Il decreto sui flussi è l'atto che rende operativo questo piano, fissando il numero di lavoratori stranieri che possono essere accolti in Italia. Viene riservata una quota per i cittadini provenienti da Paesi con alta pressione migratoria, con cui l'Italia ha accordi specifici in materia di immigrazione. Il decreto deve essere adottato entro il 30 novembre di ogni anno, previo parere delle commissioni parlamentari. Una norma prevede che, in caso di ritardi, il presidente del Consiglio possa intervenire con un proprio decreto transitorio. Tuttavia, il decreto legge 20/2023 ha introdotto una novità per il triennio 2023-2025: il decreto sui flussi avrà validità triennale anziché annuale. Oltre a stabilire le quote, definisce i criteri generali per la gestione degli ingressi.