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"Pazienza finita", "tempo scaduto", "mi candido a premier": Matteo Salvini è uscito allo scoperto e da una delle tante spiaggia calcate nell'ultimo periodo ha aperto ufficialmente la crisi di governo, lanciando la sua candidatura. Una mossa che non sorprende più di tanto, anche perché, come ha sottolineato ieri il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a Rimini per l'iniziativa #Backstage, "in realtà è un anno che sono in campagna elettorale permanente e sarebbe ora di chiuderla, perché il Paese sta andando indietro”.
Secondo il leader della Cgil il Paese avrebbe bisogno urgente di "affrontare i problemi attraverso un piano straordinario di investimenti, una lotta vera all'evasione fiscale, 130 miliardi di euro di cui 35 di Iva, e al lavoro nero". Per Landini, "serve lavoro con diritti e tutele, non si può lavorare ed essere poveri" e c'è il nodo della prossima legge di stabilità, che avrebbe dovuto, secondo il segretario Cgil, "cambiare politiche economiche e sociali", così come indicato negli incontri con il premier Conte delle ultime settimane. Un lavoro che ora rischia di andare in fumo.
Governo tecnico o ritorno alle urne subito? “Non è un compito nostro, ma del governo e del Parlamento. Noi facciamo il sindacato", ha risposto Landini ai cronisti che gli chiedevano quali scenari immaginasse per il futuro. E sul Tav, il casus belli usato da Salvini per aprire la crisi, il segretario Cgil è stato molto chiaro: "Come noto il problema non è semplicemente il Tav, il problema è che metà del paese non ha nemmeno le ferrovie".
"Guardate Matera - ha aggiunto - la capitale della cultura in Europa. Se voi andate a Matera trovate la stazione, peccato che non c'è la ferrovia. Con una sola grande opera non risolvi il problema. C'è bisogno di un piano straordinario che estenda le opere che mancano. C'è poi un problema in infrastrutture sociali, di asili, di scuole, di ospedali, di manutenzioni. Questo e' il tema che noi mettiamo al centro che dovra' anche fare i conti con la sostenibilità ambientale".