PHOTO
Le norme “anti-Salis” e “anti-Gandhi” passano alla Camera. Così il pacchetto sicurezza della destra meloniana, che introduce nuovi reati e inasprisce le pene per quelli esistenti, si avvia verso il Senato per l’approvazione definitiva. E scatena una ridda di polemiche. Mercoledì scorso, i deputati hanno infatti approvato il disegno di legge sulla sicurezza, fortemente voluto dall’esecutivo. Il provvedimento colpisce, tra l'altro, l’occupazione abusiva di abitazioni e il blocco di strade e ferrovie durante le manifestazioni.
“Anti-Gandhi”
“Di pagine oscure, questo governo ne ha già scritte diverse, ma quella dello scorso 11 settembre segna un momento in cui il diritto alla partecipazione democratica del Paese è stato gravemente messo in discussione”, dice Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil, riferendosi all’articolo 14, la cosiddetta “norma anti-Gandhi”. Questo articolo prevede fino a due anni di carcere per chi, in gruppi di due o più persone, blocca strade o linee ferroviarie durante le proteste, colpendo in particolare le manifestazioni dei movimenti ambientalisti. La norma si applica anche alle proteste contro grandi opere pubbliche ritenute strategiche, come il ponte sullo Stretto di Messina o la Tav. Fino ad ora, queste azioni venivano punite con sanzioni minori o multe. Le opposizioni hanno definito l’articolo 14 “una misura repressiva contro lavoratori e attivisti ecologisti”.
Anche per la Cgil, l’articolo in questione è “una norma pensata per colpire chi esprime pacificamente il proprio dissenso verso le scelte del governo o derivanti da crisi occupazionali”. Secondo Ghiglione, “attivisti, studenti e lavoratori sono tutti nel mirino di una maggioranza che intende punire chi si oppone o chiede condizioni di vita e di lavoro migliori". La segretaria confederale accusa inoltre il governo di mostrare “compattezza quando si tratta di reprimere le lotte sociali, sottolineando l’inasprimento delle pene per i manifestanti, mentre vengono cancellati reati compiuti da colletti bianchi che influenzano la vita pubblica”.
“Anti-Salis”
Tra le misure del pacchetto spicca anche l’introduzione del reato di “occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui”, punito con una reclusione tra 2 e 7 anni. La cosiddetta norma “anti-Salis” prende il nome dall'europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, coinvolta in una vicenda del 2008 quando fu segnalata all'interno di un appartamento comunale a Milano, ma la sua presenza non venne più riscontrata nei successivi anni. Il Sunia Cgil, la principale organizzazione degli inquilini, ha criticato duramente la misura, affermando che “di fronte a emergenze come il caro affitti, gli sfratti e la precarietà lavorativa, l’esecutivo ha scelto di chiudersi sulle proprie posizioni”.
Secondo il Sunia, l’introduzione di un nuovo reato con pene elevate rischia di colpire indiscriminatamente molte persone già in difficoltà, aggravando la vulnerabilità di chi vive situazioni di emergenza abitativa, come le famiglie colpite da sfratti esecutivi, per lo più causati da morosità incolpevole. Il sindacato sottolinea la necessità di “soluzioni strutturali, come un Piano Casa nazionale, anziché misure repressive”. Invece del “Salva Casa”, che viene presentato “come risolutivo ma si riduce a un condono edilizio generalizzato, è necessario un intervento organico per rilanciare il patrimonio abitativo pubblico”.
Le altre norme
Tra le novità del disegno di legge figura un’aggravante per i reati commessi in stazioni ferroviarie, metropolitane o sui treni. Questa misura si collega a un altro tema discusso, anche all’interno della maggioranza: il trattamento delle donne incinte o con figli neonati in carcere. Il testo prevede la possibilità di non differire automaticamente la pena per queste donne, una scelta che ha suscitato critiche. Forza Italia ha già proposto una modifica per ripristinare l’obbligo di trasferire le madri con figli di età inferiore a un anno in strutture alternative al carcere, al fine di garantire condizioni più umane.
Altrettanto controversa è la decisione di vietare la produzione e vendita di infiorescenze e derivati della canapa per uso ricreativo, colpendo i cosiddetti “cannabis shop”. Sotto la spinta della Lega, il ministero della Salute aveva emesso un decreto per includerle tra i farmaci con sostanze psicotrope o stupefacenti. Il Tar del Lazio ha temporaneamente sospeso il provvedimento, accogliendo un ricorso da parte dei produttori. Ora la questione passa al Senato, dove si prevede un dibattito acceso: migliaia di posti di lavoro sono a rischio a causa di quello che molti definiscono un pregiudizio ideologico. Anche Coldiretti, sempre più vicina al ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, si è schierata contro la misura.
Un “mostro” giuridico
“Come poliziotti democratici – afferma Pietro Colapietro, segretario generale del Silp Cgil – siamo preoccupati dal persistente atteggiamento di questa classe politica di governo che non investe nuove risorse nella sicurezza, che si limita all’ordinario, che non si preoccupa degli organici carenti o del contratto di lavoro scaduto da quasi mille giorni e che riesce soltanto a mettere in campo misure securitarie”, “non certo un progetto organico e ragionato di revisione del sistema penale e processuale penale”.
“Si ritiene di dare una risposta concreta alle richieste e ai problemi dei giovani impedendo la vendita della cannabis light negli appositi store o ipotizzando il carcere per chi protesta occupando strade o ferrovie?”, si chiede Colapietro.
“C’è poi un ‘mostro giuridico’ costituito dall’aggravante per chi commette reati nelle stazioni e nelle metro”. Queste norme, conclude, “oltre a non risolvere i problemi, ad aggravare il lavoro delle forze di polizia e a ingolfare i tribunali, non faranno altro che peggiorare la situazione attuale, creando un clima di maggiore insicurezza tra i cittadini”.