Si fatica a distinguere tra i diritti sociali, civili e umani; ma ciò che li accomuna è esser poco tutelati. È questa la percezione che ne hanno i componenti del campione qualificato, rappresentativo dell’universo della popolazione italiana, a cui l'Osservatorio Futura, per conto della Cgil, ha somministrato un questionario sui “Diritti civili”. Certo, secondo il Rapporto, “circa un intervistato su 4 considera tutti quelli elencati nella domanda diritti civili. Nello specifico il diritto al lavoro, all'istruzione, alla salute e alla libertà di pensiero sono i primi citati come diritti civili. Analizzando le risposte emerge una certa difficoltà da parte dei componenti del campione intervistato a distinguere tra diritti civili, diritti sociali e diritti umani”.

Una distinzione non sentita

“Nella percezione delle persone i diritti sono diritti – afferma Sandro Gallittu responsabile Ufficio nuovi diritti della Cgil - la distinzione tra quelli sociali e quelli civili è una distinzione non sentita. Si ha un'idea dei diritti nel loro complesso, non esiste una graduazione” e se fin qui quanto emerge è un fatto positivo, le risposte alle domande successive lo sono meno. Perché se gli intervistati conoscono i diritti e li ritengono importanti, sono altrettanto convinti che tutelati non lo siano. Dice il Rapporto: “I diritti civili sono ancora lontani dall’essere pienamente tutelati. Solo il 35% afferma che lo siano: il restante 61% la pensa diversamente e il 4% si astiene dal giudizio. C’è quindi ampia consapevolezza che l’attuazione della tutela di tutti i diritti civili sia ancora lontana dall’essere pienamente realizzata”. E non solo, anche nel confronto con gli altri paesi europei emerge una differenza: solo il 28% di risponde ritiene che in Italia le tutele siano equiparabili mediamente con quanto accade in Europa e ben il 49% riteine che siamo lontani o assai lontana da quella media.

La società è più avanzata della politica

Se i risultati delle risposte non sono confortanti, la considerazione che offre Gallittu, invece lo è: “Quel che emerge è che la maggioranza del campione non solo è consapevole di quali siano e quanto importanti siano i diritti civili e sociali, ma appare anche più matura e consapevole della rappresentazione che i partiti danno della società. È più avanti”. E rispetto al disegno di legge Zan, benché fra gli intervistati vi sia un po’ di confusione rispetto ai veri obiettivi della proposta di legge, per il dirigente sindacale “quello che viene fuori dalle risposte del campione è che una legge sui diritti delle coppie omosessuali e della comunità LGBTQ si sarebbe potuta e forse dovuta fare 10 anni fa e che è contrario rispetto a riconoscimento dei diritti è molto rumoroso, ma è una minoranza”.

Cosa dice la ricerca

Ben il 65% del campione afferma che i diritti debbono essere “tutelati sempre e comunque”. Che questo tema sia parte della consapevolezza dei cittadini e delle cittadine italiane è attestato dal fatto che ben 6 su 10 degli intervistati conosce il Ddl Zan e “circa la metà del campione conosce esattamente il tema principale del Ddl Zan. Gli altri temi citati a pari merito e con quote non trascurabili sono il matrimonio tra coppie omosessuali, l’adozione di figli da parte di coppie omosessuali e l’equiparazione dei diritti di successione per le coppie omosessuali”. Ma il dato ancor più interessante che solo il 10% del campione si dice contrario alla sua approvazione. Infine, secondo i curatori della ricerca “Il campione chiede innanzitutto una legge specifica contro i crimini d’odio, in seconda battuta il matrimonio egualitario per giungere poi al diritto di adozione”. Sarebbe opportuno che il messaggio arrivasse forte e chiaro a chi oggi siede in Parlamento.

Il messaggio al sindacato

Ma un messaggio gli intervistati lo indirizzano anche al sindacato: “Almeno 4 i motivi per cui i sindacati dovrebbero occuparsi di diritti civili: perché in molti ambienti di lavoro la discriminazione è sentita (42%), perché diritti sociali e civili sono inscindibili (36%), perché al rispetto dei diritti civili è legato anche il tema del benessere psicofisico sul posto di lavoro (33%) e infine perché la tutela degli individui rientra comunque tra i compiti del sindacato (30%).

“Questa risposta ci assegna una grande responsabilità e azzera le critiche di chi dice che i sindacati dovrebbero occuparsi di ben altro”, riflette ad alta voce Gallittu, che però aggiunge: “Le risposte ci dicono che negli ambienti di lavoro si manifestano forme di discriminazione nei confronti delle donne, ma anche nei confronti degli altri soggetti. E anche la convinzione che diritti sociali e diritti civili sono inscindibili, che mi pare un bel tema dal punto di vista sindacale. Si afferma, inoltre ed è molto importante, che l'orientamento sessuale, l'identità di genere sono questioni che attendono anche al benessere psicofisico e questo vale anche nei luoghi di lavoro”.

Infine, una riflessione che scaturisce proprio dalla lettura dei risultati rispetto ai quesiti sul Ddl Zan: “Quello era un disegno sul perseguimento dei reati d’odio, per molti cittadini, e la ricerca lo conferma, invece, si occupava dei diritti delle coppie omosessuali. Occorre che l’informazione sia responsabile, più responsabile”.

IL RAPPORTO